La mia strenna natalizia con quelli che amano snobismo e mondanità.

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In questi giorni ho ripreso la sana  lettura di Marcel Proust e del suo libro più famoso: “ à la recherche  du  temps perdu” (alla ricerca del tempo perduto). 

Una spietata analisi dei sentimenti e delle motivazioni che condizionano l’agire umano.

L’amore e la mondanità sono gli ambiti entro i quali si dispiega l’esperienza esistenziale dei protagonisti del libro senza dimenticare il consumismo convulsivo di questi giorni di feste natalizie.

Nella gerarchia dei Valori morali di Proust lo snobismo appare come la colpa più grave e più diffusa.

Gli ultimi affondi del Governatore De Luca allo snobismo spocchioso della Schlein e il dissacrante e ironico libro di  Gaetano Cappelli : “Lo SNOB nella società dello snobismo di massa “ ci riportano a una crudele  verità  che nessuno di Noi, compreso il De Luca, vorrebbe ammettere…siamo tutti profondamente snob nei comportamenti, nei vestiti eleganti, nel linguaggio adulatorio, nel desiderio di brillare in società.

Particolare curioso in Basilicata le donne impegnate come Consigliere  di Parità o di Pari Opportunità  provengono dalla  Confindustria e dalla cosiddetta alta “borghesia” professionale.

L’intervista ad Annamaria Riviello di qualche tempo fa di Gianluigi De Vito  risulta tremendamente avulsa dalla realtà socio-politica odierna.

Come ebbe a riferire Natalia Aspesi  …”ormai la maggioranza delle donne sposate contemporanee  e vip seguono meno i doveri cristiani di moglie  preferendo ritrovarsi cariche di allegro denaro con cui vivere alla grande”.  

La Basilicata degli ultimi vent’anni  che ha prodotto poche presenze femminili in Giunta, in Consiglio Regionale e nelle Partecipate  non si discosta  neanche un po’ da questo cliché .

Lo stereotipo  della società matriarcale  lucana “dura e pura” è presente  solo in qualche vecchio polveroso  libro dimenticato in soffitta.

Queste donne amanti della mondanità hanno acquisito un ruolo determinante all’interno del proprio nucleo familiare condizionando a dismisura le scelte dei propri mariti.

Un fenomeno  ignorato dalla stampa  e dai mass media lucani , mai  approfondito,  nella sua giusta dimensione .

Nessuno dei vip lucani (due cuori e un portafoglio) ha rinunciato negli scorsi anni  a un “C.d.A” o a  una “Partecipata regionale o comunale”  ben retribuita. 

Siamo stati testimoni nel passato di un “femminismo” lucano ingenuo e autoreferenziale…  da una parte le donne lucane dell’UDI, così snob,  così privilegiate e così bonificate,  dall’altra le casalinghe, le braccianti, le operaie,  così sorde,  così insensibili, così sottomesse, così lontane  dall’“illuminato” femminismo lucano tanto isterico quanto ”bolscevico”.

Un femminismo in cui  si diceva  che per far pulizia in politica, nelle professioni, nell’economia  dovrebbero dare più potere alle donne  che  per natura e per sorellanza  sono più oneste,  e se capitava che oneste  non fossero per niente , già si diceva , è colpa del padre , del marito, del maschio.

Poi il cattivo comportamento delle mogli dei Curtò e dei  Poggiolini di  ieri e di oggi, delle donne in politica e in economia ci ha tragicamente smentito .

Auspicare donne lucane nelle professioni, nel lavoro, nella politica, lontane dall’allegro denaro, PROPOSITIVE e LIBERE  anche in una eventuale prossima  candidatura alla Presidenza della Regione Basilicata è doveroso è… d’obbligo.

Armando TITA

Sociologo

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