Il nostro disagio giovanile e quello di Franco Cassano

Parla il sociologo Franco Cassano, neo parlamentare PD: ” Se non si risponde al disagio sociale e giovanile a vincere sarà sempre Grillo”.

Mutuando con una fragorosa risata la presunzione e l’autostima di Tassinari ( non me ne voglia l’acuto e intelligente Ugo) con tanta autoironia, devo,  ob torto collo, dichiarare che  sono stato l’unico a denunciare le ripercussioni ( fino a qualche giorno fa) del mai dibattuto disagio giovanile lucano.

Disagio analizzato in tutte le salse.

L’oblìo e l’indifferenza ha prevalso come sempre  tra i nostri soloni.

Non un commento non una dichiarazione dei giovani peones autoctoni.

I tormenti notturni di Di Consoli e il ritorno al PD non ci convincono.

L’aver creato una alternativa  “giornalistica” anti PD (da Fratelli d’Italia a Scelta civica di Monti) ci convince ancora meno.

Ha ragione Grillo a smascherare con toni triviali approcci dialogici anche nostrani.

La boria dei tanti politici della casta lucana è ancora intatta.

Se il buon Marcello Pittella con tanta umiltà e autocritica è convinto della bontà del suo bando sull’internazionalizzazione vorrà dire il momento politico che stiamo vivendo non è ancora chiaro.

Il bando è, sì, cosa importante ma, non esaustiva.

E’ una prima timidissima  risposta a quei professionisti fuori tribù che non hanno mai potuto avere accesso alla stanza dei bottoni.

Se il Bando segue la solita metodologia imperante e oligarchica l’effetto moltiplicatore non vi sarà eil flop è assicurato.

Se la Giunta regionale si rinnova con Assessori esterni di spessore e dignità ( o proposto, fino alla noia, professionisti del calibro dell’architetto Laureano, consigliere UNESCO) può riprendere una relazione propositiva con il territorio.

I lucani sono brava gente: perdonano anche le perfidie.

Le relazioni con il territorio servono a dimostrare materialmente che il re non è più nudo.

A Marcello va ricordato il modus operandi del fratello Gianni,politico di razza, ex assessore regionale, Vice Presidente Vicario del Parlamento europeo.

Il Gianni con la pubblicazione del Bando  avrebbe messo su un importante percorso comunicativo con le istituzioni municipali  e l’associazionismo giovanile e produttivo locale.

Un percorso aperto a tutti gli attori sociali e non ai furbetti dei quartierini locali o alle gaffes di Letta.

Gaffes che denotano lo scarso rispetto verso la nostra amata Regione e le sue saccheggiate risorse.

Chi non ricorda il richiamo infelice e il poco omogeneo parallelo Grecia /Europa e Basilicata/Italia.

Il buon Letta, come Repubblica,  aveva confermato lo stereotipo, tutto snob, del mondo politico e dell’informazione di sinistra.

Il buon Letta si arrampicava  sugli specchi con le sue scuse.

La Basilicata che non ha mai truccato i bilanci (ad eccezione dello sciagurato investimento in derivati) come la Grecia  e con  tante immani riserve energetiche e idriche  (a beneficio della Nazione e di regioni assetate come la Puglia) da far impallidire le regioni del Nord Europa, non meritava tale trattamento.

Presi dalla boria i politici più accorti (alla Folino) non avevano compreso che dopo la timida e significativa incursione renziana la Basilicata  sperimentava  la prima prova tecnica di rottamazione dei vecchi quadri dirigenti del PD.

C’erano tanti segnali, tutti ignorati.

Perfino il buon Donato Salvatore, ex cavallo di razza socialista, Commissario del disastrato Consorzio ASI sosteneva che la mediocrità aveva preso il sopravvento.

Il buon Donato  si rammaricava  che in Basilicata si parlava  più di Renzi che di mancato sviluppo industriale e di nebuloso  futuro Fiat.

Il suo buon lavoro all’ASI di Potenza non poteva  che avvalorare  il rapporto costruttivo instaurato, qualche tempo fa, in Basilicata, tra datori di lavoro, sindacati e Istituzioni.

Non a caso, dobbiamo ricordarlo a Letta e ai Grillini, che  sembra  trascorso  un secolo,   da quando l’ex Vice Presidente, con delega al Sud, Ettore ARTIOLI, sosteneva  in una intervista, apparsa sul  “Corriere Mezzogiorno” che la Basilicata rappresentava il “top” delle regioni meridionali e che la “Regione Basilicata” era  l’unica regione  che era  riuscita a consolidare un tessuto imprenditoriale e sociale,  rispondendo alle necessità richieste dalla stessa  Confindustria dell’allora Presidente Montezemolo.

Erano  giudizi  così netti  che non si prestavano ad alcun  equivoco di sorta.

Faceva  tanto piacere riscoprire, che tante persone “che contavano”, ci stimavano,  ci gratificavano e credevano fermamente nel nostro futuro.

Non ultimo,lo stesso  Romano  Prodi, che, nel corso della  visita al Circolo Lucano di Bologna  auspicava una “lucanizzazione” di tutto il centro-sinistra.

Nel corso dell’incontro la frase più ripresa era la seguente: “Ce ne  fossero tante BASILICATE in Italia…”.

Lo stesso concetto di grande dignità fu ripreso  in sordina da Bersani… quando ormai i buoi erano già scappati via.

Il buon Bersani credeva che aver chiamato Speranza al soglio pontificio poteva bastare per gli “ultras” lucani del PD.

Purtroppo, il nostro “peso politico” confermato dalle sciagurate dichiarazioni di Letta si è notevolmente “affievolito” in questi ultimi anni.

A tanti commenti positivi hanno fatto  da contraltare i soliti e  mai chiariti “cahiers de doleance” e i soliti deficit di democrazia, misti agli eterni deficit  infrastrutturali.

L’affermazione elettorale del  “PD giovane” del renziano De Maria,  rappresentava  un  ricambio fisiologico o era  il frutto consolidato di un malessere delle nostre  popolazioni “interne”?

Noi, cittadini vaccinati, di una certa età,  non abbiamo mai creduto  nella  fisiologia della  politica.

Eravamo e siamo fermamente convinti che  le  realtà territoriali, quelle più dinamiche e quelle più marginali hanno bisogno di una vera rivoluzione copernicana.

Non bastavano i rottamatori alla Renzi, ci voleva  ben altro.

Il “Benaltrismo” coniugato e discusso sul nostro Quotidiano per tante settimane si è rivolto ad “altri”, in primis a Grillo, senza tralasciare il buon successo di Placido e di Barozzino (con i  miei voti familiari).

Siamo fermamente convinti, ora più di prima, confortati ,anche, da Franco Cassano, che la Regione  deve investire nei prossimi anni  sulle “risorse umane e materiali” che non sono mai state prese in seria considerazione, specie quelle presenti  nelle nostre comunità marginali.

Se il buon Giovanni Rosa parlava dell’effeto G nei nostri piccoli Comuni e della sua ricaduta nell’elezioni  dei prossimi Sindaci, vorrà dire che i Grillini in Basilicata dovranno, ob torto collo, essere ascoltati.

La grande attenzione “politica” è, purtroppo,  da sempre , rivolta   alla “POLPA”  del territorio lucano.

Al contrario, assistiamo, ancora oggi, alla totale  indifferenza riservata “all’OSSO”.

“Osso” lucano protagonista solo di  bulimiche sagre casarecce (dal baccalà alla salsiccia,dal cavatello alla strazzata e via discorrendo).

Il buon Manlio Rossi Doria sarebbe deluso da tali comportamenti.

La mancanza di dibattitti e di approfondimenti di spessore ci fanno ulteriormente intristire.

Se ,nei prossimi anni, saranno  confermate  le stesse politiche odierne, condite da ambigue affermazioni, alla Letta, i  nostri piccoli Comuni subiranno un vero collasso demografico e politico alla grillina.

Un collasso demografico  che ha raggiunto picchi altissimi.

Gli  “indici di vecchiaia” (rapporto tra gli abitanti superiore ai 65 anni e inferiore ai 14)  si sono purtroppo raddoppiati rispetto a quelli nazionale.

E’ un dato che desta tanta preoccupazione e fa tanto riflettere.

Se Moody’s  e  la  Confindustria  di Montezemolo, negli anni scorsi,    sostenevano  che ci eravamo incamminati nel giusto “percorso economico e produttivo”(oggi, statico e critico), grazie ad un valido  tessuto imprenditoriale e sociale, vorrà dire che la “Regione” dovrà  adottare la stessa metodica   per le nostre  piccole realtà marginali.

Non c’è più tempo da perdere.

Quante volte ci siamo chiesti se, in presenza  di  informazioni e dati certi, e, soprattutto , di  veri “Centri di documentazione plurispecialistici e interdisciplinari”  all’uopo, preposti, ci sarebbero state  tante disattenzioni nei confronti dei piccoli borghi?

Sarebbe bello,  se si potesse ipotizzare  e realizzare  una serie di progetti,duraturi e concreti, non più calati dall’alto, ma, curati e gestiti dai vari attori sociali, presenti in loco.

Del resto, bando alle effimere  sagre, come sono nate le Città del miele, del vino, del sambuco?  (Ripacandida,Vulture-AltoBradano, Chiaromonte ecc.).

Esse  non sono forse   l’espressione dell’ “autoctona” Associazione locale?

Se la Regione ha ottenuto il riconoscimento DOP e IGP del fagiolo di Sarconi lo si deve, soprattutto, a questo circolo virtuoso dell’associazionismo produttivo  locale.

Se le Associazioni delle Pro Loco avessero potuto puntare sullo sviluppo, con il supporto di esperti del settore, avrebbero ottenuto certamente risultati ancora più  brillanti, più immediati e più lusinghieri.

I giovani politici  quarantenni alla Renzi , in primis gli amici De Maria e Giovanni Casaletto, devono  comprendere  che attraverso  Alsia,  Centri di Eccellenza,  Università ecc.,  si possono sviluppare “nuovi disciplinari”  e favorire prodotti dop e  “varie tipicità ” lucane ,poco conusciute, ma, molto ambite.

La conferma viene dalle Fiere dalla BIT a quelle  campionarie , dal turismo ai prodotti enogastronomici ,gli stands della Basilicata sono sempre affollatissimi, con buona pace di increduli imprenditori del nord e  triestini in particolare, meravigliati dal successo riportato dai nostri prodotti di nicchia.

Sono tanti piccoli “tasselli”  che avvertono la necessità di puntare sulle  potenzialità delle aree interne della regione, con le stesse opportunità e con le stesse garanzie offerte a Matera, Melfi, Metaponto e Maratea.

Investiamo sulle piccole realtà di Montagna.

La  “gens”  della montagna lucana, nonostante il fattore G  è ancora tanto onesta e genuina, come lo sono i suoi incontaminati prodotti.

E’ stanca di essere tradita, lo dicevamo ieri, lo confermiamo oggi,  ha tanto bisogno di persone serie, meno furbe e più propositive, che sappiano coniugare  bene l’interesse di tutti.

In questo modo, si può costruire una vera Comunità Democratica, tanto auspicata, dai rottamatori di Renzi e dagli incazzati di Grillo.

Una Comunità democratica e di rispetto che langue da anni  con politici boriosi e perfidi deve guardare soprattutto alle  sue aree marginali , meglio conosciute come il “mondo dei vinti”.

Un “mondo dei vinti ” di Revelliana memoria(Nuto Revelli) che oggi ha inviato un segnale forte alla spocchiosa e oligarchica classe dirigente lucana votando in massa Beppe Grillo e il suo Vaffa day.

mauro.armando.tita@alice.it

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