Noi lucani ospitali e solidali da sempre non potevamo certo immaginare, che, quasi per incanto e nel giro di qualche giorno, ci saremmo ritrovati al centro della “globalizzazione dell’indifferenza” tanto denunciata da Papa Francesco.
Una indifferenza che ci accomuna alle fredde e xenofobe città del Nord padano.
Qualche giorno fa ha fatto molto scalpore il pestaggio ad un quindicenne indifeso.Una spedizione punitiva di un branco di otto ragazzi nel pieno Centro Storico di Potenza, tra l’indifferenza di tanta gente, intenta a strusciare e tanto distratta e nel silenzio assordante degli addetti ai lavori e delle Istituzioni Comunali e Regionali.
“Cives” potentini distratti e troppo intenti a “raccontare ” la prima “tranches” di vacanze marateote o esotiche.
Per il ragazzo pestato a sangue che cerca riparo in un tabacchino è riservata solo tanta insensibilità e tanta indifferenza.
Mai ci saremmo aspettati tanto cinismo dai potentini di Via Pretoria.
Questo cinismo e questa indifferenza che,purtroppo, ci assale ogni anno e ci fa vergognare di essere lucani.
Mi riferisco al sermone annuale che dedichiamo alla stagione della raccolta del pomodoro.
Fra qualche giorno si ripeterà lo strazio biblico della nuova ondata di immigrati extracomunitari: “Ondata nera” che raggiungerà i territori del Vulture Alto Bradano e del Metapontino.
Sono in maggioranza stagionali con semi/regolari permessi di soggiorno.
Sono sparsi in case diroccate e spazi che rasentano l’invivibilità.
E’ uno dei momenti clou della ennesima ” inciviltà “lucana.
La scheda televisiva della Rai Basilicata, dedicata all’argomento, parla di “Mancata Accoglienza”.
Tutto ciò solo per “sancire”, ancora una volta, il disagio degli extracomunitari dediti alla “campagna” del pomodoro.
Tanta brava gente che raggiunge la Basilicata con un solo obiettivo: “LAVORARE”.
Stagionali in cerca di qualche euro senza alcuna protezione sociale.
Conviviamo con queste stagioni particolari,come sempre, nella totale indifferenza.
Siamo lucani, siamo duri, non amiamo il permissivismo.
Siamo tanto finti solidali e siamo poco propensi all’integrazione.
Qualche volta sconfiniamo pure nel pregiudizio.
Un po’ del nostro cinismo e un po’ del nostro egoismo, non ci hanno mai permesso di fare una seria analisi, una seria ricerca e un serio approfondimento su questi lavoratori.
Lavoratori che, con il loro duro e immane lavoro, danno la possibilità alla Basilicata di essere al centro di una politica agroindustriale nazionale e, soprattutto, di essere presenti e di entrare dalla porta principale, nei veri circuiti produttivi.
Un serio piano per l’agrindustria lucano non è ancora decollato.
Una marea di sagre e una marea di mostre di natura enogastronomica, con tante perfomances di “prodotti tipici”, non vanno oltre le nicchie di mercato, già consolidate.
Forse la sola campagna del pomodoro ci fa raggiungere una dimensione di scala adeguata ad una economia globale.
Forse la sola campagna del pomodoro ci fa capire che le persone umili e perbene non fanno notizia.
Questo intervento nasce dall’esigenza di superare pregiudizi di sorta e di dare un po’ di attenzione a lavoratori che la meritano davvero.
Una particolare attenzione ad un “microcosmo” che, ogni anno, puntualmente, ci aiuta a “contare” di più in un processo economico che segna il passo, da troppo tempo.
Un processo economico/produttivo che dovrà crescere con le presenze di questi seri immigrati, che raggiungono le nostre terre ,senza clamori e senza battages pubblicitari.
Per queste ragioni dobbiamo stabilire un PATTO tra lavoratori immigrati e noi lucani di buona volontà, nel rispetto delle regole e delle identità.
Dobbiamo far crescere una “nuova politica di integrazione” che si deve cibare di fatti e atti concreti e non di “demagogie” senza costrutto.
Dobbiamo ADOTTARE, come, famiglie del Vulture, un lavoratore extracomunitario per il periodo della stagione del pomodoro e consentire loro un soggiorno civile e umano.
Sono lavoratori di grande dignità e di grande onestà che arrivano nel nostro Vulture in punta di piedi e nel silenzio assoluto.
Vanno via come nuvole che si diradano nel cielo nella nostra totale indifferenza.
Del resto Papa Francesco ci ha ammonito con la sua ultima “stoccata” lampedusiana:
“Se una società libera non riesce ad aiutare i molti che sono poveri,non riuscirà mai a salvare i pochi che sono ricchi”.
Mauro Armando TITA