La mia replica all’editoriale di Russillo pubblicato in Prima Pagina del Quotidiano
Caro Russillo,
il suo garbato riscontro e il chiarimento “didascalico” del suo pensiero l’ho tanto apprezzato.
Ho denunciato da secoli le malsane abitudini del doroteismo lucano.Da anni vado sostenendo (dalle direzioni di Anzalone e Leporace, ieri, e di Serino, oggi, pur, nel rispetto dovuto alla Redazione) che, il Quotidiano, deve essere annoverato come il “giornale dei cittadini”per eccellenza.
Un giornale aperto, un giornale-Laboratorio degli uomini e donne con Schiena dritta e uno sfogatoio di LIBERTA’.
Da oltre dieci anni sulle pagine del Quotidiano cerco di sollecitare la sensibilità del cittadino/lettore,come me, su tante emergenze sociali, economiche e politiche.
Qualche volta riesco a uscire dall’oblìo e a provocare, come, in questo caso, sintonie di idee, sentimenti e di visioni.
In questo contesto è nata una profonda stima e amicizia con tanti opinionisti del giornale che tentano ,come me, di ridurre a “unitarietà” una molteplicità di contenuti, di tematiche e di problematiche.
Fatta questa debita premessa , caro Russillo, mi corre l’obbligo di chiarire il mio pensiero in maniera didascalica come Lei lo fa fatto tanto onestamente.
Prima di tutto le invettive figlie dell’ipocrisia non mi appartengono.
Non sono mai stato nè vigliacco, nè violento, nè borioso e nè saccente.
Ho cercato di animare con tanta onestà intellettuale il dibattito su Doroteismo e Colombo da oltre un decennio, e, per dirla alla Serino, dando valore alla semplicità.
Ho un grande privilegio, quello di non essere stato mai servo sciocco di nessuno.
Il richiamo al Cerchio Magico di Colombo con le loro negative performances, caratterizzate da protervia dorotea e da interventi iperclientelari, si sono cibate per secoli dei “silenzi” del Presidente Colombo.
Come Santoriello non ho memoria di nessun giornalista lucano di carta stampata o RAI che abbia fatto domande scomode su questo non apprezzato Cerchio Magico lucano (ad eccezione dell’umile prof. Satriani).
Nessuno ha mai denunciato tali letali comportamenti.
Comportamenti che, purtroppo, hanno condizionato terribilmente la sua Statura di Uomo di Stato e di Governo.
Mai, ( per dirla, in gergo politico/politicante) è stata ignorata da Colombo e dal suo entourage una qualsiasi “operazione” lucana di tipo economico e finanziario.
“Operazioni” che hanno avuto effetti devastanti sul futuro della Regione e delle sue giovani generazioni, sulle popolazioni marginali lucane, dissanguate da una biblica emigrazione e sulla opinione pubblica, troppo china e supina.
Basterebbe citare il colombiano Somma e la “sua” Banca Mediterranea.
Banca Mediterranea che è assurta agli onori della cronaca, grazie, alla bancarotta e alla truffa, perpetuata ai danni di oltre settemila piccoli azionisti.
Settemila virtuosi cittadini lucani, risparmiatori, piccoli e medi imprenditori,in maggioranza, ex emigranti di ritorno.
Per non parlare dell’amicizia con il fallimentare Cavaliere Ursini (amico di Ligresti, oggi, finalmente, agli arresti con i suoi familiari, per aver “aggirato” dodicimila azionisti), la sua superinquinata Liquichimica e il devastante fallimento del Polo Chimico dell’Anic di Pisticci (tanto noto al Russillo).
Stendiamo un velo pietoso sul’imprenditoria garantita e sui Consorzi Industriali e Agrari, sulle loro dismissioni selvagge e, soprattutto, sull’esercito dei posti al sole riservato ai soli figli di … (da oltre cinquant’anni).
Sono fiumi di parole e di denunce ormai noiose.
Per dirla alla Di Consoli/Santoriello, pur, con i toni accesi, il Colombo, non ha mai liberato “democraticamente”(nell’accezione più ampia del temine ) il suo popolo bue.
Ha instaurato, forse, senza, saperlo, la “tirannia del bisogno” e la “passaportopoli”.
Suo padre, caro Russillo, operaio e tecnico specializzato veniva assunto all’ANIC, mio padre “specializzato” veniva “confinato”, come centinaia di migliaia di lucani volenterosi, nelle Americhe del Nord e nel lontano Venezuela (alla Shell).
E’ inutile riproporre le strazianti pagine dei nostri emigranti e le devastanti conseguenze familiari.
Ecco un’altro dei silenzi colombiani.
La grande emigrazione di tante categorie attive di cittadini che avrebbero formato il vero e forte popolo lucano.
Popolo lucano che non è mai stato democratico ed europeo come Colombo, ma ,sempre in atavica e fatalista attesa condita di tanta stucchevole pazienza.
Un popolo bue lucano che non ha mai vibratamente contestato Colombo e il suo Cerchio magico, anzi, lo ha assecondato e lo ha celebrato come un’ICONA.
La VERITA’, caro Russillo, quella storica, deve fare i conti non con il solo COLOMBO STATISTA, ma, con l’altro Colombo, quello doroteo e muto ai richiami di intere generazioni sparse nel mondo.
Mauro Armando TITA