Umiltà, semplicità, trasparenza, la chiarezza vo’ cercando

Pubblicato sul Quotidiano del 22/04/2014

In una regione dove si recita da secoli  la parodia della democrazia ci preme tanto dare un futuro “dovuto” ai nostri figli e ai nostri giovani senza ulteriori “incrostazioni” di sistema.

Noi maturi cittadini lucani di buona volontà la “prevenzione” per certi versi l’abbiamo sempre adottata.

Abbiamo indossato mutande di ferro per tutta la nostra vita “politica”, sociale  e  lavorativa.

Siamo riusciti a prevenire eventuali aggressioni alle spalle.

 

Abbiamo tanto invidiato Mario Soldati e le sue mutande di carta.

Poteva permetterselo noi NO, purtroppo.

In questa condizione di uomini in perenne autodifesa abbiamo convissuto con un surrogato democratico lucano spaventoso.

Per decenni sfidando istituzioni e poteri locali, gerarchie ecclesiastiche, chiusure politiche e sindacali, cricche e oligarchie “incrostate” ci siamo fatti “garanti” e “organizzatori/promoter” di Comitati democratici per lo sviluppo delle aree interne e per il RISCATTO delle popolazioni marginali lucane.

Vivevamo queste belle e intense pagine come i partigiani della Repubblica della Val d’Ossola in piena autonomia, distanti e distinti dai partiti dell’epoca.

Poi tutto svanì, tutto fu ridimensionato e ricompreso nell’opportuna e più comoda militanza partitocratica e molti di NOI preferirono la CARRIERA politica e un futuro fatto di vitalizi, pensioni  e indennità d’oro.

Oggi questi signori “pontificano” su tutta la stampa locale con moralismi “sociologici ” poco coerenti (con l’esistenza vissuta), per dirla alla VITI.

Noi cittadini normali di buona volontà senza indennità e pensioni d’oro siamo stanchi di tanta ipocrisia e di tante strane performances (intese come recite) quotidiane.

Performances che si traducono il più delle volte in linguaggi ricercati e incomprensibili.

Qualche volta anche per esprimere un concetto semplice e banale questi signori  costruiscono frasi artificiose per il piacere e il gusto di confondere il lettore.

Questi signori hanno una concezione errata della società lucana e credono che questa sia suddivisa a seconda del livello d’istruzione.

I lettori lucani leggono le parole per quelle che sono, se chi scrive è impreciso o sintatticamente sciatto riesce difficile capire cosa voglia dire.

La chiarezza è il primo requisito di una scrittura efficace, scrivere in modo chiaro significa innanzitutto pensare in modo chiaro.

Come sosteneva sua maestà Indro Montanelli: io penso al lettore qualunque, all’anonimo lettore, il mio solo, vero padrone.

Per farsi leggere da tutti ci vuole, oltre alla chiarezza e al vigore dello stile (vedi Gervaso) molto coraggio, in una regione dove la maggior parte degli intellettuali, per non bruciarsi i vascelli alle spalle e non dispiacere al potere, non prendono mai posizione o prendono quella che, in quel momento, gli conviene.

Lo ribadiamo a tutti gli intellettuali lucani, malati di boria e di frasi artificiose, che chi scrive e vuole essere seguito e amato dal lettore deve conquistarlo con l’onestà intellettuale, la coerenza, la vivacità dello stile e, soprattutto per  quel” sense of humor” così raro in una comunità culturale come quella lucana.

In un momento politico dove l’intellettuale lucano è ricercato dappertutto, soprattutto nelle liste civiche o in quelle civette (dove prevale un “leaderismo” stucchevole) dobbiamo ricordare il monito di Montanelli: Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie.

Ma solo una potrete vincerne. Quella che si ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.

mauro.armando.tita@alice.it

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