Pubblicato in PRIMO PIANO sul Quotidiano del 23 maggio
Le motivazioni addotte dal Presidente De Filippo sulle sue dimissioni sono incomprensibili.
E’ notorio che il “re Sole” non è stato mai un moralista.
Amava contornarsi di yes men e di belle ragazze.
Aveva applicato lo spoil system con una minuziosità particolare.
Le opzioni “dirigenziali” erano soppesate con il bilancino.Mai una dirigenza fuori filiera.
Tutto doveva essere ricondotto al padre padrone.
Si potevano nominare nei gangli del potere della Comunicazione perfino i giornalisti ribelli (pronti immediatamente alla sottomissione) che potevano dar fastidio al manovratore.
Si poteva nominare, perfino ,il candidato presidenziale del Centro-destra Perri all’APT per completare il pensiero unico.
Un ginepraio di contraddizioni e di amibiguità. completati da una sinistra, china e supina, presente solo con qualche seggio in Consiglio regionale e giunte provinciali e con qualche posto in CdA (Acquedotto Lucano).
Non parliamo del consociativismo pauroso del centro destra (non voglio rubare il mestiere a Di Consoli).
Pure i più riottosi “fratelli” imponevano qualche “cugino” nel miracoloso sottogoverno lucano.
Tutto è stato spaventosamente programmato e calcolato nei minimi dettagli.
Con questi chiari intenti l’ingordigia e le fameliche filiere hanno prevalso e si sono ingrossate come un ruscello.
Un ruscello che è esondato con una “GOCCIA”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la “rimborsopoli”.
Eppure da tempi non sospetti avevamo denunciato lo scandalo dei monogruppi e l’aumento dei rimborsi dei consiglieri regionali.
Si era scomodato, perfino, Sergio Rizzo.
Sergio Rizzo aveva tuonato sul Corriere della Sera proprio sullo scandalo dei monugruppi.
Eppure il silenzio si era impossessato in quel tempo del moralista De Filippo.
Mai un cenno su questo pietoso assalto alla diligenza.
Solo il buon Singetta con oenstà intellettuale e, forse ,punto nell’orgoglio aveva ribattutto alle nostre denunce.
La maggioranza silenziosa dei lucani stimava e amava il ragazzo De Filippo, le sue origini e le sue doti.
Amava le lucide riflessioni su Spinoza.
Il voto bulgaro lo stava a testimoniare.
Il popolo lucano rassomiglia tanto a quello napoletano.
Quando si affeziona ad un politico lo vota in forma massiccia(vedi Bassolino ieri e De Magistris, oggi).
Bassolino ha tradito il sogno, la fiducia e la speranza del popolo napoletano.
De Filippo ha tradito la buona fede e l’ingenuità (dal cuore d’oro) di questi lucani silenziosi e dignitosi.
Aveva un contratto da onorare e rispettare con trasparenza e con serietà.
Ricordo nella sala Inguscio l’entusiasmo e il rispetto esercitato da tante insegnanti mature.
Insegnanti mature che vedevano in lui conoscenza e intelletto.
Erano onorate di essere amministrati da un “ragazzo” di cultura.
De Filippo ha deluso le loro attese e ha risposto con ambiguità e con argomenti sibillini, poco comprensibli.
La vera motivazione delle dimissioni è stata dirottata in soffitta.
Questa regione, senza verità, con seri deficit di democrazia e con spudorate oligarchie continuerà a essere mercato di riserva in economia e facile approdo per carriere politiche destinate ai furbi di sempre.
Alla maggioranza silenziosa che amava De Filippo non resterà che prendere atto del tradimento di un politico che poteva dare una svolta alla Regione e non l’ha fatto.
Ha preferito dimettersi e glissare sui veri motivi e non accusare le camarille di sempre, i personaggi dediti all’assalto alle diligenze e le consorterie dure a morire.
Ha preferito il Giano bifronte alla “sostanza” spinoziana.
In questi giorni grazie alle brave “ragazze” ( lo dico con grande stima e simpatia) del Quotidiano ( da Giammaria a Giacummo da Labanca a Lorusso) abbiamo avuto consapevolezza e conoscenza di uno “spaccato” lucano propositivo e coraggioso.
Sono state esaminate le varie annose problematiche, dalla formazione malata al sottogoverno sprecone e doppione con una chiarezza cristallina, senza infingimenti e senza goffaggine.
Speriamo che i giovani lucani desiderosi di restare facciano tesoro di questi positivi suggerimenti e facciano, soprattutto, la loro parte.
Nonostante le sempre più ambigue dimissioni di de Filippo ho riscontrato, finalmente, dopo anni di ragionamenti ibridi e sterili, una lucida dialettica e una proprietà di linguaggio dei Consiglieri regionali, degni di particolare menzione: da Navazio a Napoli.
Da tempo non assistevamo a dibattiti politici di spessore, ma, a pure schermaglie, stupide e scontate di seconda repubblica e odiose e furbe da prima repubblica.
Non un accenno al fallimento totale delle politiche energetiche, idriche e industriali con le relative e patogene dismissioni.
Ogni fallimento industriale non è mai stato discusso adeguatamente dai politici di turno.
La mega riforma dei Consorzi Industriali e di Bonifica (che non si è mai realizzata compiutamente)si è caratterizzata solo su ripiani finanziari e su discussioni noiose e scontate, con voti favorevoli alla CONTINUITA’ delle gestioni approssimative e iperclientelari.
Lo hanno fatto all’unanamità (destra e sinistra) per oltre quarantanni con giustificazioni risibili.
Non possiamo glissare su Mazzeo Cicchetti consigliere regionale ex IDV.
Ha tuonato per la prima volta in maniera diversa rispetto al pensiero unico di sempre.
Ha accusato crudamente e crudelmente tutta la gestione del Re sole e le sue infinite incompiute.
Forse, il dr Mazzeo Cicchetti continuerà a tuonare, ma, come Medico/Primario, ben conoscendo il ginepraio del parassitume degli apicali socio sanitari che godono di stipendi favolosi nell’abulia delle ASP e ASM e nei gusci vuoti dei distretti sanitari.
Ma questa è un’altra storia della “Basilicata”, senza verità e senza giustizia sociale.
mauro.armando.tita@alice.it