Le più antiche citazioni storiche di Ruvo del Monte sono tutte di autori latini: Virgilio, Tito Livio e Silio Italico, e vengono di seguito riportate:
NEC TU CARMINIBUS NOSTRIS INDICTUS ABIBIS OEBALE, QUEM GENERASSE TELON, SEBETHIDE NYMPHAFERTUR, TELEBOUM CAPREAS CUM REGNA TENERET, IAM SENIOR; PATRIIS SED NON ET FULIUS ARUISCONTENTUS LATE IAM TUM DICTIONE PREMEBAT SARRASTIS POPULOS ET QUAE RIGAT AEQUORA SARNUS, QUIQUE RUFRAS BATULUMQUE TENENT ATQUE ARVA CELEMNAE ET QUOS MALIFERAE DESPECTANT MOENIA ABELLAE, TEUTONICO RITU SOLITI TORQUERE CATEIAS; TEGMINA QUIS CAPITUM RAPTUS DE SUBERE CORTEZAERATAEQUE MICANT PELTAE, MICAT AEREUS ENSIS
(VIRGILIO – ENEIDE – CANTO VI)
…EODEM TEMPO ETIAM IN SAMNIO RES PROSPERE GESTA TRIA OPPIDA IN POTESTATEM VENERUNT, ALLIFAE, CALLIFAE, RUFRIUM, ALIUSQUE AGER PRIMO ADUENTU CONSULUM
(TITO LIVIO – LIBRO VIII)
ADFUIT ET SAMNUS, NONDUM VERGENTE FAVOREAD POENOS, SED NEC VETERI PURGATUS AB IRA: QUI BATULUM NUCRASQUE METUNT, BOVIANIA QUIQUE EXAGITANT USTRA AUT CAUDINIS FAUCIBUS HAERENT, ET QUOS AUT RUFRAE, QUOS AUT AESERNIA, QUOSQUE OBSCURA INCULTIS HAERDONIA MISIT AB AGRIS
(SILIO ITALICO – LIBRO VIII)
Tutti gli autorevoli storici e traduttori che si sono dedicati a queste opere non hanno avuto il minimo dubbio nell’identificare Rufras, Rufrium e Rufrae con l’attuale Ruvo del Monte, in provincia di Potenza, a testimonianza, avvalorata ulteriormente dal rinvenimento di numerosi reperti archeologici, delle antichissime quanto importantissime origini storiche del nostro paese.
In tempi più recenti doverosa menzione va alla prima pubblicazione realizzata su Ruvo del Monte, che contiene una parziale raccolta di notizie storiche custodite negli archivi cui l’autore ha avuto possibilità di accedere, una serie di avvenimenti ricavati da un diario familiare e una visione del paese ai tempi della realizzazione dell’opera: stiamo parlando di “Ruvo del Monte: Notizie Storiche”, scritto dall’Arciprete Mons. Giuseppe Maria Ciampa e pubblicato nel 1959.
“Questo libro su Ruvo del Monte non ha la pretesa di essere un’opera storica per l’insufficienza di fonti sicure ed attendibili, ma può considerarsi solamente una raccolta di appunti e di notizie sulle vicende ecclesiastiche e civili che hanno permeato la vita del paese.
Inoltre il lavoro è ben lungi dall’essere completo giacche il mio ministero di Parroco non mi ha concesso il tempo necessario per poter lungamente consultare archivi o documenti, che trovansi in città molto distanti. Nell’archivio parrocchiale ed in quello comunale non esistono documenti antichissimi, perché sono andati distrutti in epoche lontane da incendi e terremoti; quei pochi che rimangono sono mal conservati e spesso presentano segni di manomissione da parte di persone poco coscienziose o ignoranti.
Ho dovuto quindi limitare necessariamente la consultazione delle fonti a pubblicazioni piuttosto recenti ed agli scarsi documenti reperiti nell’archivio di Muro Lucano o in quello parrocchiale.
Voglio sperare che altri, disponendo di maggior tempo e possibilità, possano avere da questo mio modestissimo lavoro la spinta a fare su Ruvo uno studio più approfondito e completo.
Il libro è dedicato a quanti vicini e lontani hanno collaborato con me al bene del paese con offerte, consigli ed incoraggiamenti; sento il dovere di esprimere ad essi pubblicamente e con tutto il cuore la mia profonda riconoscenza”
Ruvo del Monte, 14 luglio 1958
Mons. Giuseppe Maria CIAMPA
Attraverso le attività e gli avvenimenti vissuti successivamente a Ruvo del Monte, dall’autunno del 1968 ad oggi si sono andati delineando ricordi e testimonianze che fanno parte della “memoria storica”, evidenziata, in parte, nelle monografie pubblicate in questi ultimi anni da don Gerardo Gugliotta.
Un primo tema è dato dall’archeologia con i ritrovamenti prima, gli studi e la ricerca scientifica poi, fino all’apertura del Museo Civico, nel quale i reperti esposti, provenienti dalla “Collezione Gugliotta”, rappresentano una campionatura significativa dei rinvenimenti effettuati nelle necropoli di Ruvo.
“A Ruvo del Monte e nel territorio montano circostante, all’interno del territorio del Vulture -Melfese, che vede a San Nicola di Melfi il centro moderno della grande industria, si avverte forte il bisogno di attingere ai valori della nostra memoria storica, fatta di tradizione, cultura e ambiente, al fine di allontanare le paure del presente, quali la disgregazione e l’individualismo.
Non possiamo non sentirci impegnati a favorire in ogni senso e in tutte le direzioni la crescita culturale e civile del paese per una convivenza sociale radicata nel passato, ma proiettata verso il futuro, un futuro da costruire insieme, ognuno per la sua parte.
A me qui preme rilevare, per sofferta esigenza etica, che tanto più completo, soddisfacente e proficuo sarà il processo innovativo, quanto più si insisterà sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del territorio, a tal riguardo privilegiato, in particolare, sotto l’aspetto archeologico.
Oggi Ruvo del Monte, con altri piccoli centri del Melfese, in conseguenza dell’emigrazione dal secondo dopoguerra m poi, si presenta come una delle aree meno densamente popolate ed economicamente più marginali del territorio.
Paradossalmente, proprio questa marginalità e questa scarsa tensione insediativa hanno salvaguardato, almeno in parte, le caratteristiche salienti del territorio, senza grandi sconvolgimenti ambientali.
I problemi dello sviluppo, che pure si pongono con evidenza, consentono quindi di guardare all’avvenire radicati nell’irripetibile habitat naturale, storico e artistico.
L’abbondanza di tali risorse fa sì che la zona abbia un interesse peculiare sia per il Vulture-Melfese che per l’intera Basilicata.
Nell’ottica di un’oculata salvaguardia ed opportuna valorizzazione del luogo si muove il volume dedicato al sito arcaico di Ruvo del Monte, frutto della dedizione alla terra da lungo tempo osservata ed ammirata.
Senza pretendere di esaurire la tematica presa in considerazione, l’opera si caratterizza per una prima ma non sommaria e superficiale conoscenza della realtà archeologica di Ruvo del Monte”
Don Gerardo Gugliotta
Un secondo argomento è dato dalla Chiesa Parrocchiale “S. Maria Assunta”, ampliata nel 1820, restaurata a seguito del sisma del 1930, con il collegamento ben riuscito fra le due parti, con la creazione delle due nuove arcate cieche vicino al presbiterio e la costruzione del soffitto a cassettoni sulla navata principale; al consolidamento strutturale dopo il terremoto del 23 novembre 1980, ha fatto seguito il restauro che ha richiesto l’eliminazione di elementi decorativi non idonei alla costruzione, ripristinando, comunque il soffitto a cassettoni del 1936 giacché in precedenza la chiesa era a capriata.
“Siamo tutti consapevoli che la chiesa-edifìcio, di per sé, non esaurisce l’intero significato del mistero ecclesiale, eppure la presenza del tempio in un determinato contesto umano genera, in un certo senso, le qualità morali e spirituali di un popolo.
In tutti i tempi, attraverso i secoli, gli uomini hanno fatto riferimento ai luoghi sacri, per significare la dimensione trascendentale della loro esistenza e della loro storia.
Noi cristiani portiamo nelle vene l’attaccamento alle nostre chiese, non solo perché in esse, durante tutto l’arco della nostra vita, celebriamo i divini misteri; non solo perché con esse sentiamo più fortemente che in fondo l’unica realtà creata, chiamata a contenere e a testimoniare Dio è il solo cuore dell’uomo; ma anche perché in tanto il tempio si chiama chiesa, in quanto è fra le sue mura e nelle sacre liturgie che gli uomini, fusi dall’unico amore di Dio, diventano capaci di incontrarsi, di parlarsi e di amarsi. Così, la chiesa-edifìcio si trasforma in chiesa-famiglia.
È tutto questo il motivo che ha spinto don Gerardo Gugliotta – per altro non estraneo a queste fatiche letterarie – a fermare l’attenzione sulla chiesa parrocchiale di Ruvo del Monte.
Come uno storico che scruta, analizza, contempla e descrive, non tralasciando l’accenno a uomini, ai fatti e all’arte che, essendone contesto, mettono in maggiore risalto l’opera centrale, ma soprattutto come parroco, che sulle orme del Buon Pastore, vive ed opera per la crescita morale, spirituale e culturale del suo popolo.
Una chiesa antica, come quella parrocchiale di Ruvo, è come l’anello di una catena che, partendo dalla pietra fondamentale che è Cristo, passa attraverso la tede espressa nei secoli, ricongiunge gli antenati ai contemporanei, crea comunione con la Chiesa universale e dona la speranza a noi di oggi per un futuro migliore illuminato di Eternità”
Grazie, don Gerardo!
Melfì, 25 giugno 2001
+ Vincenzo Cozzi
vescovo di Melfì – Rapolla – Venosa
La terza pubblicazione in ordine di tempo, “Ruvo del Monte in immagini”, riporta innumerevoli fotografie riguardanti i monumenti, i paesaggi e le vie del paese. Particolare attenzione è data all’arteria stradale Vitalba-Ofantina, all’opera monumentale in onore della Madonna Assunta, all’Incoronata e alla presenza dei religiosi sul colle “S. Antonio”.
“Attraverso poche pagine scritte e innumerevoli fotografie riguardanti i monumenti, i paesaggi e le vie di Ruvo del Monte, sono state messe in evidenza alcune realtà positive del paese che, in questi ultimi tempi è andato incontro ad un calo demografico che fa temere per il suo futuro.
La speranza di rivedere popolate le strade, i vichi, le piazze, le chiese non viene mai meno, se si pensa che alcuni centri spopolati hanno trovato il coraggio di affrontare situazioni simili con iniziative efficaci di ripopolamento.
La “memoria storica”, d’altra parte, si arricchisce e consolida sulla base di ricordi e testimonianze che si trasmettono”
Don Gerardo Gugliotta
La realizzazione e pubblicazione di monografie da parte di Don Gerardo Gugliotta è continuata nel 2003 con la monografia “I Fatti di Ruvo del 10 agosto 1861″, un approfondimento storico di un episodio gravissimo, importante e volutamente dimenticato dalla storiografia ufficiale, causa gli aspetti riguardanti anche le implicazioni e i comportamenti dell'”esercito ufficiale piemontese”: l’assalto, la distruzione e gli omicidi perpetrati a Ruvo del Monte dai briganti di Carmine Donatello Crocco il 10 agosto 1861.
“Fondamentale della vivacità culturale di una comunità e tenere presenti le notizie, i documenti e i reperti della zona, per accrescerne la conoscenza. È quello che ci si è prefisso anche con questa pubblicazione, riguardante la vicenda di Ruvo nel corso del 1861, al fine di dare un contributo alla ricerca storica di Ruvo.
Fare memoria dei fatti del 10 agosto 1861 a Ruvo costituisce un’operazione culturale dai particolari significati, giovando al confronto dei tempi.
La ricerca storica, pur con i suoi limiti, cerca di rivisitare i fatti accaduti invitando a leggere i documenti, in un’ottica quanto più vicina alla realtà.
E’ stata data grande importanza al territorio, perché, solo attraverso la conoscenza di questo, è possibile comprendere le ragioni profonde di ciò che si è verificato a Ruvo nell’agosto 1861.
Per ritrovare nelle nostre radici, nel nostro passato, la forza di costruire un futuro migliore, occorre avere il coraggio di scoprire la verità anche su quegli anni dell’800, per capire che siamo stati oggetto di oscura rapina e che anche oggi siamo oggetto di altrettanto oscuri disegni.
Tutto fu aggravato dalla guerra civile, che portò molti ad emigrare o rifugiarsi sui monti o nei boschi, diventando “briganti”.
Il 10 agosto 1861 fu una giornata di eroismo per Ruvo.
Sugli uccisi da parte dei briganti e delle guardie nazionali è sceso un velo che deve essere rimosso: quei martiri meritano onore e dignità.
Tutti insieme dovremo essere capaci di dare speranze e certezze ai nostri figli, la possibilità di un lavoro dignitoso e duraturo, la capacità di discernere nella scala dei valori le cose serie da quelle più caduche e fuggevoli; in concreto più creatività e non solo concerti e discoteche”
Don Gerardo Gugliotta
Nel 2004 Don Gerardo Gugliotta ha pubblicato “Ruvo del Monte: Contadini ed Artigiani”, uno studio approfondito sulla base sociale più rilevante un tempo a Ruvo, quella contadina ed artigiana, e sull’evoluzione che tale base sociale ha avuto nella trasformazione realizzata con la società attuale.
“L’intento di questa pubblicazione non è quello di dare una rappresentazione mummificata della civiltà contadina e artigianale di Ruvo del Monte e paesi limitrofi con usi e costumi similari, quanto quello di considerarla come matrice storica della nostra vita della nostra cultura moderna.
Cultura di base attiva e dinamica, dunque, la civiltà contadina ha orientato l’assetto del paese , determinandone l’economia e la struttura familiare e sociale, alimentandone le rivendicazioni, segnandone le vicende del passato.
Non si può prescindere dalla storia del movimento contadino, dei rapporti di produzione e delle conseguenti relazioni tra lavoratori della terra, borghesi e signori, dalla storia dell’800 borbonico e unitario e del ‘900 fascista e repubblicano.
L’emigrazione, iniziata dopo l’unità d’Italia e protrattasi per tutto il ‘900 ha segnato, poi, la storia di Ruvo.
Il terremoto del 1980 ha messo in risalto la cultura contadina reale con il ruolo effettivo di componente storica dello sviluppo del paese.
La cultura contadina che fa da base della nostra cultura contemporanea è quella dei nostri padri, da un secolo e mezzo fa.
Ed è una cultura fondata sul lavoro, con la sua diversa asprezza e produttività in cui la famiglia è ancora il centro della produzione della socialità.
L’insediamento della Fiat a San Nicola di Melfi, nel cui stabilimento lavorano decine di giovani ruvesi, potrà costituire, nel tempo, un elemento propulsore per iniziative di lavoro nel mondo rurale-artigianale anche nel territorio di Ruvo del Monte.
La riscoperta del passato non può prescindere dall’analisi delle realtà più umili e nascoste, della vita fatta di stenti, di miseria, di umile generosità e di fede profonda.
La vita dei padri è fatta presente ai giovani perché esprimano gratitudine più anziani per aver trasmesso loro i valori più autentici dell’esistenza.
Alla trattazione dell’argomento vengono premessi dei brevi cenni storici per fornire al lettore il quadro di riferimento”
Don Gerardo Gugliotta
Nel 2005 Don Gerardo Gugliotta ha pubblicato “Santi ed Arte Sacra a Ruvo del Monte”, una raccolta descrittiva e didascalica di foto del patrimonio di arte sacra appartenente da secoli a Ruvo del Monte, comprensivo sia di arredi e strumenti sacri, sia delle vecchie e preziosissime statue che prima del terremoto trovavano posto nella Chiesa Madre e nelle varie chiese del paese, tra cui il Convento, la Chiesa dell’Incoronata e quella di San Giuseppe.
“Quest’opera intende evidenziare il patrimonio artistico religioso presente nelle varie chiese di Ruvo, aperte al culto, con il pregio di lavoro complementare alla comprensione culturale dei beni custoditi nel “Museo Parrocchiale d’Arte Sacra”, raccolti dopo l’evento sismico del 1980 per conservare e tutelare l’identità patrimoniale della comunità di Ruvo del Monte.
La comunità di Ruvo ha venerato i Santi e le loro immagini; ha tenuto, altresì, in onore le reliquie autentiche.
Le tante statue, i dipinti, gli stendardi, le croci, le tovaglie d’altare, le sacre suppellettili e gli indumenti, pervenuti fino a noi dai tempi passati, stanno a testimoniare la tradizione di una pietà religiosa radicata nel popolo.
I manufatti vengono presentati con brevi didascalie.
Vengono assegnate alcune pagine al Venerabile Domenico Blasucci di Ruvo del Monte con l’auspicio che anch’egli entri nella schiera dei santi e venga elevato agli onori degli altari.
Le immagini sacre, per la loro stessa natura, appartengono sia alla sfera dei santi segni, sia la sfera dell’arte. Procurando un godimento estetico introducono anche al mistero; attraverso il tema artistico sono portatrici di un messaggio spirituale.
Negli anni dopo il sisma del 1980 a Ruvo del Monte è stata sentita forte l’esigenza di conservare e custodire sia le immagini sacre, sia tutto ciò che ha fatto parte del culto della pietà popolare. Ciò anche per la grande sensibilità del Parroco, Don Gerardo Gugliotta, che ha riprovato ogni tendenza ad eliminare le effigi sacre dai luoghi di culto, ed ha profuso le proprie energie per l’apertura al culto della Chiesa Parrocchiale nel 1997, come anche per realizzare il Museo Parrocchiale d’Arte Sacra nell’anno 2002.
Le statue, i dipinti, come anche gli arredamenti, suppellettili e paramenti sacri recano le tracce della cultura legata alla vita della comunità dei fedeli.
Venuto meno l’uso liturgico degli oggetti di un certo valore storico-culturale, erano da conservarli e custodirli per rafforzare la memoria storica del popolo cristiano; il Museo di Arte Sacra ha avuto lo scopo di trasmettere valori racchiusi in tutto ciò che è giunto fino ai nostri tempi.
Necessita, comunque, di attenzione e sensibilità da parte degli organismi preposti alla sua valorizzazione, sia sotto l’aspetto religioso che socio-culturale, per essere perfezionato nell’organizzazione dei locali di proprietà parrocchiale e delle stesse attrezzature espositive”
Don Gerardo Gugliotta
Nel 2005 la famiglia dell’Ins. Michele Di Napoli ha dato alle stampe il libro “Studi Storici su Ruvo del Monte”, una raccolta di approfondimenti storici minuziosi che il defunto autore aveva realizzato negli anni ’80-’90 del Novecento e pubblicato in vari numeri della rivista storica “Radici”, diretta da Padre Carlo Palestina.
Si tratta di studi monografici aventi ad oggetto l’epoca preistorica del territorio di Ruvo, le vicende storiche del paese, il centro ormai scomparso che si trovava a Cerrutolo, l’economia di Ruvo del Monte nel diciottesimo secolo, legata alla Chiesa ed alla amministrazione del Convento, ed una riscoperta di credenze, usi e tradizioni del passato ormai scomparse.
“A dieci anni dalla morte la famiglia di Michele Di Napoli mette a disposizione dei Ruvesi alcuni suoi studi ed approfondimenti storici su Ruvo del Monte.
Tutta la vita dell’autore è stata dedicata a Ruvo ed ai Ruvesi, nel lavoro e nella passione per i tesori storici ed archeologici che questo paese serba in sé, e che è giusto che vengano messi alla luce e diano ad esso il posto che ha meritato e che merita nel panorama protostorico e storico del Meridione d’Italia.
Michele di Napoli ha dedicato gran parte della sua vita ad approfondire l’importanza storica di Ruvo del Monte, soprattutto da quando essa è cominciata a venire alla luce dopo i primi casuali rinvenimenti di reperti archeologici negli anni ’70 del secolo scorso.
Purtroppo l’improvvisa morte ha lasciato i suoi innumerevoli appunti e studi organici incompiuti non nella sostanza, ma nella necessità ultima di dare loro un ordine cronologico o per argomento.
La famiglia farà il possibile per terminare questo lavoro cui l’autore teneva tanto: non è un’impresa facile, in quanto bisogna dare, come detto, un ordine ai vari argomenti racchiusi in numerosi quaderni scritti a mano, ma alla fine si arriverà ad un risultato concreto.
Questa pubblicazione contiene i lavori di Michele di Napoli che hanno trovato posto in “Radici-Rivista Lucana di Storia e Cultura del Vulture” , che venne pubblicata periodicamente negli anni ’80-’90 a cura del Centro Studi “Conoscere il Vulture” di cui era direttore Padre Carlo Palestina, noto studioso della Nostra Terra ed in particolare del fenomeno del Brigantaggio.
Si trattava di una rivista di approfondimento storico della nostra area geografica, il Vulture, e delle vicende che lo hanno caratterizzato, dalla veste tipografica elegante, stile libro classico, e che ha visto il contributo di autorevoli studiosi.
Michele di Napoli vi ha pubblicato sei ricerche storiche riportate nel testo, tranne una, “Preliminari paleontologici per i più antichi insediamenti interni del versante adriatico meridionale” , che è uno studio specifico e tecnico della materia paleontologica.
In queste ricerche si potrà evidenziare:
- Lo stretto legame preistorico e storico di Ruvo del Monte ai destini dell’Ofanto come via di comunicazione, prima importantissima ed esclusiva, poi in decadenza quando i Romani ebbero nuovi obiettivi strategico commerciali;
- L’essere Ruvo del Monte sempre stato, nel bene e nel male, al centro di ogni importante evento e cambiamento storico religioso, a causa della sua posizione strategica e della sua natura di “terra di confine”;
- Un approfondimento dettagliato su Cerrutolo, sulla centralità del Convento nell’economia ruvese del tempo e su tradizioni ed usi oggi praticamente scomparsi”
Roberto Di Napoli
Nel 2006 ancora Don Gerardo Gugliotta ci propone una pubblicazione su “Venerabile Domenico Blasucci Redentorista Nativo di Ruvo del Monte”, che mette in risalto la vita, le opere e la figura di questo santo figlio di Ruvo del Monte, a 274 anni dalla nascita avvenuta a Ruvo del Monte il 5 marzo 1732, ed a cento anni esatti dalla dichiarazione a “Venerabile” con decreto del Papa Pio X del 23 maggio 1906: la speranza è che, con la preghiera di tutti, Domenico Blasucci possa raggiungere gli altari con la Beatificazione ed anche con la Santificazione ufficiale da parte della Chiesa, dopo che ciò è avvenuto tra i suoi contemporanei.
“A 274 anni dalla nascita (Ruvo del Monte 5 marzo 1732) e a cento anni dalla dichiarazione a “Venerabile” con decreto del Papa Pio X (23 maggio 1906), la memoria del Blasucci è viva e la sua fama non è venuta meno.
E’ interessante e valido il discorso di una santità proclamata ufficialmente dall’autorità della Chiesa, una volta che si porranno le condizioni collegate al ricordo e alla preghiera di intercessione per ottenere grazie.
Tale proclamazione garantisce l’attenzione duratura del popolo di Dio, dal momento che il solenne pronunciamento del Papa indica l’iscritto nell’albo dei Santi, come fedele testimone del messaggio evangelico: rende, infatti , più incisiva la sua immagine nella coscienza dei fedeli e nella cultura del popolo.
Il riconoscimento della santità del Blasucci da parte dei suoi contemporanei ha avuto un vero e proprio suggello (conferma) nella proclamazione a venerabile nel 1906; d’altra parte non è stata mai messa in dubbio la continuità della fama di santità del Venerabile anche nel corso dell’attività dei Postulatori dei Redentoristi del secolo passato.
Solo ultimamente insabbiato, il Processo ha tutto il diritto di ritornare alla luce, sulla base della documentazione del passato e di quanto si va raccogliendo in questi ultimi tempi: nel momento in cui il Signore, nella sua misericordia, deciderà di concedere il cosiddetto miracolo, che il più delle volte consiste in una guarigione miracolosa, dovrà in ogni caso essere attivato il Processo di Beatificazione.
Sarà necessaria, di conseguenza, un’opera estesa di sensibilizzazione, allo scopo di far conoscere maggiormente il Venerabile e di farlo riscoprire sia come modello di santità, sia come mediatore di grazie presso Dio: si pensi alla gloria che ne verrà a Dio ed anche al paese da una eventuale Beatificazione e Canonizzazione di un figlio di Ruvo”
23/05/2006
Don Gerardo Gugliotta
Parroco di Ruvo del Monte
Il libro del 2007 di Don Gerardo Gugliotta si intitola “Ruvo del Monte e il Convento Ovvero Il Monastero San Tommaso Del Piano di Ruvo”. In questa pubblicazione l’autore approfondisce, per quanto possibile vista la penuria di testimonianze storiche riferite a periodi antecedenti il 1600 causata da distruzioni naturali ed umane, la rilevanza che ha avuto per Ruvo del Monte il Convento.
Posto sul colle che domina l’abitato di Ruvo dal lato Sud, l’oggi Convento Sant’Antonio, già Monastero San Tommaso Del Piano di Ruvo, ha rivestito una importanza notevole anche sotto l’aspetto economico, e non solo religioso, per la popolazione ruvese nei secoli XVII e XVIII.
Don Gerardo ne approfondisce taluni aspetti avvalendosi della preziosissima testimonianza documentale che è la Platea del Convento di Ruvo, opera inedita redatta dall’agrimensore Giambattista Bavoso nel 1756 e custodita nell’Archivio Parrocchiale di Ruvo del Monte: essa riporta dettagliatamente i possedimenti del Convento all’epoca.
“Quest’opera sul Convento è destinata a restituire “memoria storica” a Ruvo del Monte sul piano religioso, civile e culturale.
Lo studio è impreziosito dalla pubblicazione di alcune parti significative della Platea del 1756, in particolare dei disegni a colori dell’agrimensore Bavoso.
Al fine di dare una risposta all’interrogativo sull’antico titolo del “Monastero di San Tommaso”, presente negli scritti e nella tradizione riguardanti il Convento S. Antonio, non è da escludere la presenza di Basiliani e di Benedettini prima dei Francescani sulla sommità dei colli di Ruvo, nella località attraversata dal Tratturo Regio della transumanza che, nel passato, collegava la pianura alla montagna.
I seguaci di Francesco vennero, dunque, ad occupare il sito già frequentato da altri religiosi, ma abbandonato per motivi a noi sconosciuti, come, d’altra parte, era avvenuto per tanti altri luoghi in quell’epoca, sia nell’area di Vitalba che nel Melfese.
I francescani si susseguirono, dunque, su questo colle idoneo alla vita religiosa prima come Osservanti-Riformati e, poi, come Conventuali.
Il titolo di “S.Tommaso” di una antica chiesa esistente nell’area storica e archeologica dei colli di Ruvo riporta al medioevale “Casalis Sancti Thome De Rubo”, di cui è riferimento negli scrittori interessati alle notizie riguardanti questa fascia occidentale della Basilicata.
Il Monastero “S. Tommaso del Piano di Ruvo”, presumibilmente, è da collegare al casale e alla Chiesa, che , non a caso, hanno lo stesso titolo.
La ricerca è aperta a quanti hanno possibilità di consultare archivi e documenti, per uno studio più approfondito e completo.
I Conventuali hanno interagito con la realtà socio-religiosa di Ruvo per circa tre secoli: il Monastero, divenuto Convento dei Francescani all’epoca dei Conventuali, è stato un vero e proprio esercizio economico locale per le necessità della gente, la quale, non avendo molte risorse, ha organizzato lavoro e produzione, per la sopravvivenza in questo luogo, nelle numerose proprietà del Convento.
Dopo anni di abbandono, a seguito del terremoto del 1980, la “Chiesa di Sant’Antonio”, quale risorsa territoriale, ha da essere restituita alla Comunità della fede e della cultura insieme con i ruderi del Monastero-Convento da valorizzare al meglio”
28/07/2007
Don Gerardo Gugliotta
Parroco di Ruvo del Monte
Nel 2008 Don Gerardo Gugliotta pubblica “Ruvo del Monte – San Donato Martire”.
E’ un omaggio al Protettore di Ruvo del Monte, del quale sono custodite le reliquie sin dal 1783, con la trattazione sia delle notizie storiche che riguardano la richiesta, la concessione e l’arrivo a Ruvo del Monte del “Corpo Santo”, sia delle notizie di cronaca riguardanti il periodo che va dal 18 novembre 2007 al 6 luglio 2008.
Il tutto arricchito da riflessioni socio-religiose e da preziose immagini di documenti e di tempi passati.
“Le reliquie del martire San Donato fanno rifulgere Ruvo della gloria dei martiri, di uomini e donne rinomati come di una innumerevole moltitudine di cristiani ignoti al mondo ma non a Dio, che hanno avuto sepoltura nei cimiteri cristiani romani.
La pratica della traslazione dei Martiri dagli antichi cimiteri (le catacombe) iniziò molto presto , anche se con delle interruzioni; già nel VII secolo questa consuetudine era ormai acquisita , divenendo sempre più frequente tra il VII ed il IX secolo.
Il bisogno di nuove devozioni e l’esigenza di un protettore furono anche una conseguenza della ripresa delle iniziative a carattere religioso nel secolo XVIII, fra le quali anche la venerazione delle reliquie dei martiri, di coloro che hanno dato la vita per il vangelo, per essere fedeli a Cristo.
La breve trattazione circa le persecuzioni e le catacombe vuol essere un invito alla ricerca sui tempi e sui luoghi che hanno riguardato il Martire, Protettore di Ruvo.
I documenti storici conservati nell’Archivio Parrocchiale e pubblicati in fotocopia in questa opera riguardano gli inizi del culto del Santo Martire in parrocchia.
La descrizione dei fatti del 1783 è ripresa dal libro del Parroco G. Ciampa, che operò per la realizzazione dell’artistica statua in gesso di S. Donato (1949) e dell’urna in legno (1967), conservate intatte fino alla domenica 18 novembre 2007.
A seguito del danneggiamento si sono moltiplicate le iniziative per il restauro.
Domenica 6 luglio 2008 è avvenuto l’ingresso solenne del “Corpo Santo” nella chiesa parrocchiale.
Non poteva mancare la pubblicazione dei documenti riguardanti l’impresa portata avanti in questi mesi, quale testimonianza della venerazione per S. Donato da parte della Comunità di Ruvo”
28/07/2008
Don Gerardo Gugliotta
Parroco di Ruvo del Monte
Nell’estate del 2011 viene pubblicato, sempre ad opera di Don Gerardo Gugliotta, il libro “Ruvo del Monte – Località di Rilevante Importanza Archeologica”, con la finalità di ridestare gli interessi ufficiali per l’esplorazione del sito archeologico di Ruvo del Monte, che racchiude sicuramente tanti tesori di grande importanza storica ancora nascosti e da portare alla luce.
“Nel corso della mia permanenza a Ruvo ho impegnato molto tempo e tante energie nella ricerca archeologica: da quando , nel corso del lontano 1975, giunsi alla consapevolezza che nel territorio di Ruvo vi erano tracce sicure di antiche popolazioni che l’avevano abitato in epoca arcaica, mai è venuto meno l’interesse per la realtà archeologica riguardante tutto il territorio.
La investigazione iniziò con la raccolta di cocci e frammenti che si trovavano in superficie fino a giungere a testimonianze e prove chiaramente più concrete, esposte nella locale “Mostra Archeologica” del 1976, organizzata dal Gruppo Archeologico locale.
Il Soprintendente, Prof. D. Adamisteuanu, a seguito della presentazione da me fatta dei manufatti, si espresse scrivendo che si trattava di “reperti archeologici di notevole interesse scientifico”.
Con le campagne di scavo realizzate dall’archeologo Dott. Angelo Bottini, dalla Soprintendenza Archeologica della Basilicata, a cominciare dal 1977 in poi, Ruvo del Monte entrava a far parte dei siti archeologici più importanti della Regione.
La richiesta a suo tempo fatta alla Soprintendenza perché potessero essere conservati a Ruvo i reperti archeologici, fu in parte presa in considerazione, nell’anno 2000, con l’apertura del Museo Civico nei locali del Comune, in cui, sotto la direzione della Dott.ssa Rosalba Ciriello, fu esposta la “Collezione Gugliotta” , da me precedentemente consegnata al Museo nazionale del Melfese.
La memoria storica di un’esperienza ricca di venti viene trasmessa a quanti intendono studiare ed approfondire la complessa problematica della ricerca archeologica, ormai fatto di cultura locale.
Supplendo alla mancanza di documenti scritti nell’epoca arcaica, l’archeologia ha fornito validi elementi per la conoscenza degli uomini, che per primi hanno abitato questi luoghi, delle popolazioni indigene con gli oggetti in uso, gli arnesi e le armi, le necropoli ed i corredi funerari.
All’opera dell’archeologo A. Bottini, direttore degli scavi e studioso degli stessi, si devono la conoscenza e le informazioni circa il Sito Archeologico di Ruvo del Monte, che, ormai, occupa un posto di prestigio nel vasto campo dell’archeologia; allo sforzo collettivo sul territorio ha corrisposto l’impegno di analisi ed infine di pubblicazione relativamente alle prime campagne di scavo.
Ho consultato gli scritti del Bottini per informazioni di ordine tecnico ed ho riportato brani significativi nel testo, in particolare la descrizione delle necropoli e dei corredi funerari.
Negli ultimi tempi si è tutto fermato per quanto riguarda gli scavi e non si hanno notizie sul materiale archeologico di Ruvo in deposito nel Museo di Melfi, quanto a studi e pubblicazioni.
Con questa opera monografica, dunque, ho inteso riprendere il discorso archeologico e ricordare a tutti che l’archeologia costituisce una grande risorsa per il futuro di Ruvo”.
28/07/2011
Don Gerardo Gugliotta
Parroco di Ruvo del Monte