Perché le donne italiane non dovrebbero chiamarsi Andrea

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Facendo un flashback ad una vecchia puntata del noto programma televisivo “Mi manda Rai Tre”, da professionista della parola, mi permetto di ingerirmi nella nota querelle, tornata prepotentemente d’attualità, intorno all’opportunità/liceità di battezzare un essere umano di sesso femminile con l’antroponimo “Andrea”, come sempre più spesso tentano di fare parecchie coppie di genitori italiani, suggestionate dall’insana moda corrente. L’ingerenza è per fare alcune necessarie puntualizzazioni di tipo interlinguistico e glottologico. Premesso che “Andrea” è nome di vari santi, tra cui il più famoso è l’Apostolo, che si festeggia il 30 novembre, fratello di S. Pietro, crocifisso a Patrasso su una croce a forma di “X”, da cui prende il nome, per l’appunto, la famosa “Croce di Sant’Andrea” (raffigurata oltre che nei segnali stradali, anche sulla bandiera del Regno Unito, per rappresentare la Scozia, di cui il santo è patrono), vorrei far notare che il riferimento all’onomastica tedesca, spesso fatto per corroborare la legittimità dell’inusuale richiesta anagrafica di dare il nome religioso di questo martire cristiano al gentil sesso, è improprio in quanto l’Andrea del sistema nominale tedesco (ad es. Andrea Berg, star femminile della musica leggera) corrisponde proprio alla nostra negletta Andreina del repertorio italiano, non al nostro Andrea, che, in Germania, in perfetta concordanza e omogeneità con l’etimo greco da cui deriva, si chiama Andreas ( ad es. Andreas Gabalier, cantante austriaco famoso anche in Germania). A beneficio degli amanti della glottologia, vale la pena ricordare che Andrea (latino Andream) scaturisce, infatti, dal greco Andreas, la cui radice lessicale è “andr-“, sia in riferimento ad “aner” (il cui genitivo è “Andròs”, cioè uomo) che al suo derivato “Andréia” (ossia: virilità, coraggio). Il femminile è reso giocoforza con il diminutivo Andreina non per capriccio dei diabolici autori del conio, ma a causa dell’irregolare desinenza in “a” del maschile, come succede in tanti altri casi similari. Restando in questo ambito, sbaglia chi pensa ad es. che “Giuseppa” sia il femminile di Giuseppe, perché in realtà, com’è noto, la forma corretta è “Giuseppina”. Appare, quindi, evidente che le parole non sono dei semplici, casuali segni grafici vuoti (significanti), bensì dei veri condensati di informazioni che, giustapposti in modo congruo, concorrono semanticamente alla formazione del significato specifico di ogni lemma normalmente attestato; e i nomi di persona, per l’appunto, non sfuggono a questa regola aurea della Linguistica e della Semeiotica. Ritenendo, quindi, giusto e corretto l’atteggiamento di quegli ufficiali d’anagrafe italiani che, obbedendo ad una vecchia legge dello Stato italiano, hanno segnalato alla Procura della Repubblica competente per territorio, la forzata registrazione anagrafica di neonati di sesso femminile col maschile (sic!) “Andrea”, (sinonimo etimologico di uomo e virilità) auspico, per il bene della verità semantica e della precisione onomastica, che il buonsenso prevalga sulle mode sbagliate del momento, dove la legge viene sovente disattesa, anzi violata. Perché se Carlo Levi diceva che: “le parole sono pietre”, c’è proprio da credergli. Sempre; non solo quando ci fa comodo! Anche in virtù del fatto che una donna “virile” non servirebbe a nessuno, in quanto ossimoro biologico. Intelligenti pauca!

Prof. Domenico Calderone

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2 Risposte
  1. roberto antonio

    buon pomeriggio, oramai è un appuntamento piacevole ed altamente culturale, ed in questo caso anche storico, leggere gli articoli dell’ esimio Professore, articolo questo, preciso, ricco di aneddoti che non lascia come sempre nulla al caso, esposizione chiara completa ed articolata. Ecco il giornalismo e l’informazione in genere, dovrebbe esser gestita e veicolata da Uomini di cultura e passione, da uomini critici ed apolitici, l’informazione è libera, ed il Professore rispetta tutti i canoni, deliziando il lettore e conducendolo dolcemente nella cultura più vera, Chapeau.

  2. Andrea

    Mi chiamo Andrea e sono nata in Uruguay e anche se nel mio paese è feminile l’etimologia rimane la stessa e mi pare offensivo, soprattutto ai giorni nostri dire che una donna con questo nome ” non servirebbe a nessuno” allora gli italiani di sesso maschile che si chiamano Rosario dovrebbero sentirsi meno maschi perché portano un nome che in tutto il Sudamerica è da donna???

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