L’accorata difesa del Direttore Leporace a Viti e il silenzio ingiustificato della dirigenza PD ripropongono il vecchio adagio del comandante Nasella.
E’ inutile riproporre l’aneddoto per dirigenti PD che hanno scelto deliberatamente di rinchiudersi a riccio.
Non è perdita di tempo rispondere ai vari quesiti posti dalla stampa locale e dall’opinione pubblica sempre più sconcertata da tali comportamenti consolidati da mesi.
Da mesi si preferisce il silenzio assordante al dialogo e al dibattito.Pur tuttavia nutro una flebile speranza.
Forse, a torto, sono un inguaribile ottimista.
Da sempre ammiro l’umiltà e la competenza di una buona parte della dirigenza PD a cominciare dal suo segretario regionale.
Pur tuttavia devo constatare che in questi ultimi tempi IL PD non riesce a interpretare le esigenze della gente e dei giovani, in particolare.
La lucida e accorata analisi di Paride Leporace mi impone un approfondimento sincero e rispettoso della classe dirigente PD di Basilicata.
Sembra che parlare dei problemi della gente in certi “ambiti ristretti” del PD crei un certo fastidio.
Auspicavamo con il PD, lo abbiamo detto e confermato, tante volte, fino alla noia, discontinuità e rinnovamento, una società lucana, più giusta, più equa, più umile e più semplice.
Abbiamo molto ragionato sui primi passi.
E’ inutile sottoporre i lettori del Quotidiano ad una ulteriore analisi, alle tante che si sono susseguite in questi ultimi mesi.
A giudicare dagli editoriali dei tanti opinionisti vince e si riafferma, come sempre , struttura , radicamento e “pacchetto azionario” con relative filiere.
Avevamo creduto in una nuova primavera giovanile lucana… ci rendiamo conto che tante ed eventuali ” alternative” sono state stritolate e sconfitte sul nascere da ambizioni e sete di potere.
E’ stata solo “un’orgia retorica” sui giovani.
Anche su questo è mancata la fascinazione di un rinnovamento dovuto.
Bisognava dare un segnale vero di discontinuità con il passato.
I giovani dovevano sentirsi, come, non mai, protagonisti.
I giovani, come, il segretario regionale Speranza, dovevano avviare quel processo di vitalizzazione che è stato abortito sul nascere.
Lo dicevamo qualche tempo fa che senza un’animazione diffusa, capillare, dell’interesse attivo dei problemi giovanili, le istituzioni, come in questi ultimi tempi, lasciate al loro isolamento, ammesso, pure, che lavorino in grande, non sono in grado di produrre quei cambiamenti profondi.
Per produrre i cambiamenti profondi e per conseguire simili risultati palpabili la prima e fondamentale condizione per il PD doveva essere la qualità della cultura civile.
Qualità della cultura civile con tanta meritocrazia e non gli arroccamenti o gli eventuali rinvii sul Bando del Forum Giovanile.
Rinvio del Bando che risulta agli occhi dell’opinione pubblica …”questione povera” rispetto alle tante e serie problematiche giovanili, in primis, disoccupazione ed esodo.
Per queste ragioni il progetto del PD che , a parer mio , aveva prodotto , negli anni scorsi , buoni momenti di di vita e di relazioni, dentro e fuori le istituzioni si è infranto miseramente.
Oggi si segna il passo.
La smania dell’incarico unita all’ingordigia dei boiardi ha prevalso su tutto.
Su tutto cò deve riflettere Bersani.
Era auspicabile costituire per il nuovo soggetto politico PD un vero esercizio alla formazione della vera cittadinanza attiva.
Una cittadinanza attiva lucana che con gli oltre settantamila delle primarie e con il voto bulgaro delle regionali desiderava una vera rivoluzione copernicana.
Siamo stanchi di comportamenti ignavi.
Bisogna dare riscontro serio ai tanti scettici della fusione fredda “quelli della prima ora” altrimenti lo scollamento e la distanza dal paese reale diventa irragiungibile.
Noi che abbiamo criticato tanto gli scettici della “fusione fredda” per il loro snobismo e per il loro cinismo di maniera, dobbiamo convenire,oggi, che hanno avuto ragione.
Noi che ricordiamo con nostalgia il “preambolo” alla nascita del PD, fatto di “r ispetto degli elettori”, ” partecipazione della gente ” , “interesse dei giovani” ci siamo dovuti ricredere di fronte a tanta ingordigia e a tante filiere fameliche.
Il coraggio del rinnovamento non è stato neanche minimamente ipotizzato.
Paghiamo un conto amaro in una situazione piatta , che, per dirla alla Leporace,non si modifica e non crea quei seri presupposti di cambiamento per scalzare il mummificato , insuperabile e attuale “quartier generale”.
mauro.armando.tita@alice.it