Il tempo è sempre galantuomo.
Dopo le nostre denunce, in primis, le parentopoli universitarie lucane, la sentenza della Corte dei Conti ci fa “giustizia”, parzialmente.
Nel solito ambiguo silenzio assordante politico-sindacale (Genovesi farebbe bene a fare una riflessione seria, al riguardo) avevamo denunciato con inchieste ben documentate le dubbiose apicalità (ora confermate dalla Corte dei Conti) e l’ethos del familismo amorale.Un ethos, per dirla alla Banfield, che si era impossessato delle strutture amministrative, non solo, dell’UNIBAS, ma ,anche, del massimo Ente lucano e delle sue substrutture di riferimento.
Per queste serie ragioni dopo il bellissimo e puntuale intervento di Marco Percoco sul Quotidiano ci sembra giusto non tralasciare la riorganizzazione della governance locale, e, soprattutto,la riorganizzazione dei servizi e delle strutture regionali, ferme a qualche decennio fa.
Se la qualità della buona amministrazione regionale rappresenta la priorità per Barca e Percoco rifarsi al nostro serio dibattito dei giorni scorsi sui ruoli e sul profilo professionale dei funzionari regionali (profilo fermo a trentanni fa) non è certamente peregrino.
Profili professionali che, oltre, a non essere mai stati, adeguatamente, aggiornati alla competitività e all’innovazione,giacciono nella totale abulìà “burocratica” quotidiana, e ,soprattutto, nella totale mancanza di unicità di intervento tra le varie strutture dirigenziali e dipartimentali.
La gestione democratica e innovativa, quella auspicata da Marco Percoco, non produrrà mai quella buona qualità della P. A. lucana se non sarà introdotta la rivoluzione copernicana del “Capacity Lab”.
Una rivoluzione copernicana che deve far riprendere la metodica degli anni novanta con il mai dimenticato lavoro di gruppo interdipartimentale, frutto di tanta onestà intellettuale e di tanti carichi di lavoro, ben dosati.
I successi di tanta progettualità sistemica degli anni novanta, in parte ripresi dal Ministro Barca e da Marco Percoco, ripropongono il coinvolgimento di più strutture dipartimentali.
Oggi i “coinvolgimenti” sono solo di natura oligarchica, tecnocratica e ridotti al lumicino.
La progettualità che si cibava di partecipazione e di seria programmazione puzza, oggi, di “dirigismo” maleodorante.
Tutto ciò mal si concilia con le ipotizzate innovazioni del Capacity Lab.
Il dibattito odierno teso a mettere al centro la questione della promozione del merito, lo dobbiamo ricordare a Marco Percoco, riguarda tutti i livelli dirigenziali dei cosiddetti agglomerati produttivi lucani, e, soprattutto, quelli riferiti al massimo Ente lucano.
Troppi “incarichi esterni” e troppe esternalizzazioni dei servizi producono uno strano e ingiustificato fermo nei vari dipartimenti interessati.
Troppe volte è intevenuta la Corte dei Conti.
Se non fosse per quell’agguerito plotone di funzionari , ligi al dovere, il nostro cahier des doleances”, caro Percoco ,sarebbe fittissimo di “buchi neri, non coperti”.
A tutto ciò si assomma l’individuazione di un mancato vero carico di lavoro e di un, già, ampiamente, citato , profilo professionale, mai, ben definito.
Si naviga a vista e i cosiddetti esperti “esternalizzati” confondono ruoli esecutivi con la mera supplenza.
Tutto ciò in barba ai contratti e alle deliberazioni finalizzate alle assunzioni di questo personale, sulla carta, altamente, professionalizzato, ma, di fatto, obbligato all’umile e ridotta gestione ordinaria.
La Regione Basilicata, iperpremiata dalla UE nei decenni scorsi, come ,confermato dal Capacity Lab, si è sempre misurata sul grado di conoscenza e di competenza esercitato dai propri funzionari.
La figura del funzionario copriva e surrogava le defaillances di un Dipartimento, poco innovativo, “poco professionalizzato” e poco organizzato.
La figura del funzionario regionale supportava le manchevolezze degli Enti Locali e degli enti sub regionali.
Un corpo unico era rappresentato da funzionari e strutture produttive sul territorio.
Oggi quell’immane impegno è stato sostituito da “scollamento e disistima reciproca tra funzionari di ruolo e presunti esperti esterni”.
Un egoismo mutuato ,da forme di cinismo, da pressappochismo e chiusure che hanno preso il posto del serio e sincero rapporto di qualche decennio fa.
Sembra che nei nostri Uffici regionali regni sovrana la “discordia”.
Tutti armati di rabbia e pronti a “denunce” e a “vertenze”.
Il funzionario deresponsabilizzato dalle “incombenze ” non rappresenta più il “referente ” dell’utenza produttiva locale.
La scellerata Legge Bassanini, vocata al bieco e sordo dirigismo,ha completato questo devastante contesto ed ha ulteriormente inaridito rapporti umani e tolleranza.
Un clima di solidarietà e di reciproco aiuto è per sempre bandito.
Al contrario si avverte un clima di ostilità, mai domo.
Chi paga questo infernale status quo?
Certamente i meno abbienti e i cittadini fuori tribù.
Oggi, putroppo, i temi dello sviluppo lucano rafforzati dal Capacity Lab devono costruire una governance che parta dal basso.
Troppi sono i Progetti vanificati da una assurda gestione dirigenziale approssimativa.
Il Capacity Lab deve essere in grado di invertire l’attuale modus operandi e coinvolgere in forma adeguata e sostanziale i motivati e competenti funzionari.
Il presunto dinamismo progettuale e/o la presunta capacità innovativa rappresentata dal solo personale “convenzionato” o contrattualizzato, sono estremamente riduttivi.
“Basta con le esternalizzazioni”, non può e non deve essere solo un semplice slogan “elettorale”, buono per il rinnovo delle RSU.
Tale serio impegno deve riguardare tutto il Sindacato (Genovesi compreso) senza alcun tipo di demagogia.
Non a caso i “rapporti di convenzione” con personale esterno risultano scollati dalla realtà e alimentano la deresponsabilizzazione dei dipendenti di ruolo.
Tutti i cittadini avvertono questo disagio.
Tutti i cittadini avvertono questa grave forma di scollamento.
Tutti i cittadini lucani hanno preso coscienza che incarichi e consulenze sono gravate da ulteriori forme di tassazione.
Si progetta in un crescendo di interventi avulsi dalla realtà quotidiana.
Sono queste le vere motivazioni di una vera debàcle, sempre più manifesta, delle nostre realtà territoriali dove, purtroppo, da sempre, regna incontrastata e sovrana una “oligarchia di privilegiati “, lenta a morire.
E’ una manchevolezza che si ripercuote sui fatti produttivi e sul loro mancato effetto moltiplicatore, foriero di concreta occupazione giovanile.
Su queste gravissime defaillances territoriali non è pensabile continuare a riproporre progetti calati dall’alto, (visto anche l’oppportuno richiamo del Capacity Lab),senza aver fornito una chiara ed univoca strumentazione di base valida per tutti.
Pari opportunità, reciprocità, affiancamento sono alcune delle metodologie da porre in essere in un nuovo sistema di relazioni dopo aver introdotto il Capacity Lab.
Un nuovo sistema di relazioni che faccia leva sui seri obiettivi e sui risultati.
Tale finanziamento dovrà avvenire a dimostrazione di risultati concreti e tangibili responsabilizzando seriamente la committenza locale.
Non è pensabile che nel 2013 la Regione Basilicata si faccia promotrice di scollamento(nel personale), di “incompiute” e di divisioni.
Occorre affrontare con serietà la “capacità di impatto” delle nostre progettualità (lo sosteniamo da secoli) con la vera committenza.
Occorre evitare la proliferazione di esternalizzazioni senza vere professionalità.
Occorre attivare l’etica della responsabilità evitando gestioni allegre e sprechi di ogni genere.
Occorre evitare assenteismi e manchevolezze.
Occorre evitare pressappochismi e approssimazioni.
Occorre riproporre il rapporto sincero e ravvicinato tra Amministratori, funzionari di ruolo e cittadini, senza filtri e Veline, come negli anni novanta.
Oggi Barca e Percoco ci impongono di coinvolgere le istituzioni e le realtà economiche locali e, soprattutto, di mettere in campo le energie migliori, per chiudere, definitivamente, con lentezze, furbizie ed egoismi.
Infine, dopo le buone intenzioni e l’ottimo dibattito scaturito sul Quotidiano, farsi promotori di un nuovo “ruolo guida” regionale che coinvolga seriamente funzionari ed esperti del Capacity Lab, con ruoli e competenze, ben individuati, ben definiti e ben codificati non è più “bizzarro”.
La Regione senza Confini si deve costruire con la buona qualità della P. A., tanto necessaria, quanto decisiva, per la nostra sana economia lucana.
Questa bella scommessa può realizzarsi concretamente a condizione che non venga, come sempre ,vanificata da ulteriori sordi interventi oligarchici, dilatori e approssimativi.
mauro.armando.tita@alice.it