Il dopo report su Di Pietro ci fa paura.
Ci fa paura l’ inchiesta giornalistica basata solo sulle semplici letture dei vari rogiti dipietrani e la sua carica dirompente.
I tanti maruccio e i tanti scilipoti non avevano scosso l’IDv come lo ha fatto una umile giornalista di Report.
Quante riflessioni amare e quante interviste pilotate abbiamo dovuto ingoiare.E’ bastato assestare due domandine sul ruolo della moglie di Di pietro e sul generoso contributo della Borletti a far naufragare anni di proteste e di giustizialismi vari.
La forza “trascinante” della stampa locale gode della stessa carica.
Le sue denunce ” gravano” sempre di più sulle istituzioni in un letargo sociale pauroso.
Sono prese sul serio e godono di affidabilità e autorevolezza non tanto nelle opzioni politiche quanto nelle “scelte” degli apparati.
Per fortuna da qualche settimana non vengono segnalati infortuni gravi sul lavoro sia nell’edilizia che in agricoltura.
Nel frattempo Di Pietro e la Mastrosimone parlano di sviluppo delle nostre aree agricole.
Sull’agricoltura e sull’edilizia non abbiamo mai lesinato sulle problematiche legate alla sicurezza.
I nostri accorati appelli sulle morti bianche in edilizia e in agricoltura (vedi caso Del Monte) hanno dato adìto a sensibili riscontri.
La rassegna stampa della CIA qualche mese fa ha dato risalto al nostro approfondimento sulle morti dimenticate in agricoltura.
Su questo campo oltre alla sicurezza dovremo affrontare seriamente il tema dell’assistenza tecnica.
Tanti giovani hanno perso la vita con macchine e trattori.
Il Consiglio Regionale doveva riproporre un serio dibattito sulla normativa per la sicurezza sul posto di lavoro.
La classe politica regionale che aveva trattato tale normativa con una lucida analisi dell’esistente, purtroppo, ha glissato, in particolare, sull’impossibilità materiale di garantire i dovuti e sistematici” controlli”.
A fronte di migliaia di imprese, pochi sono gli ispettori, preposti.
Secondo la normativa regionale e, soprattutto, secondo il richiamo accorato di qualche consigliere, l ‘Osservatorio sulla sicurezza poteva essere una delle prime concrete risposte al dramma delle morti bianche.
L’Osservatorio non è partito e noi siamo sempre più perplessi di fronte a tanto “fatalismo” e a tanto “disarmo”.
Lo siamo, ancora di più, di fronte alle indifferenze di questi ultimi giorni sia delle istituzioni, e sia, soprattutto, degli organi preposti.
Non un cenno, non un commento.
Le vite spezzate di tanti giovani in agricoltura non fanno notizia è una cinica routine.
Quasi a voler dare una flebile giustificazione alle mancate operazioni di controllo sul territorio.
Quasi a voler smentire l’evidenza, con indifferenza e con ignavia.
La totale assenza dei riscontri è un brutto segno.
Sembra che classe politica e classe dirigenziale lucana abbiano abdicato ai mass media.
I mass media sono diventati una sorta di “unica” cerniera tra società e partiti.
Tutti sono consapevoli del ruolo che la stampa ha acquisito nella nostra regione.
I partiti, i sindacati tranne quelli più impegnati sul fronte della crisi hanno perso il senso della società comune.
Le loro sedi periferiche sono terribilmente vuote.
Si fa fatica ad aprirle in special modo nelle aree interne.
L’abulìa e lo scetticismo sono ormai diventati modus operandi giornalieri.
I giovani sono tanto lontani da questo mondo da non avvertire più il bisogno di unirsi, dialogare e denunciare.
E’ cresciuto a dismisura il “popolo degli astensionisti” anche in Basilicata.
Provate a chiedere quanti studenti fuori sede rientreranno per le primarie del PD? (Sono tanto lontani i tempi di Prodi e di Speranza).
La risposta sarà lapalissiana, quasi la totalità.
Una totalità di militanti che non avvertono il sacrosanto dovere del voto alle primarie è una totalità stanca.
E’ certamente un brutto segno.
Eppure per tanti decenni abbiamo vissuto in comunione tanti bei momenti politici.
Eravamo convinti che il nostro entusiasmo, le nostre emozioni potessero influenzare i tanti elettori indecisi.
Il responso delle urne era il più delle volte un “concentrato di sorprese”.
Basterebbe citare uno dei momenti più belli della politica lucana: le elezioni amministrative del 1975.
Il nostro sito, al contrario, è diventato sempre più una sorta di AGORA’ virtuale.
La gente comune di Ruvo presente in Italia e nel mondo si affida alla nostra denuncia.
Il “filtro” costituzionale dei partiti è diventato puro optional.
Il disoccupato, l’umile pensionato è sopportato a fatica.
Lo anticipavamo oltre un anno fa, e gli avvenimenti scandalistici e gossippari lo confermano, ai politici piace contornarsi di belle ragazze, fare sfoggio di auto di grossa cilindrata.
Ci siamo chiesti dove erano finiti i Motorini Ape dei nostri vecchi militanti lucani?
Dove erano finite le vecchie “sgangherate” seicento con altoparlanti Voxon.?
Nessuno, in “quell’universo politico” avvertiva il bisogno di esternare in modo palese il proprio status di “privilegiato”.Si avvertiva il senso del pudore di fronte a tante ingiustizie sociali.
C’era molta umiltà e poca boria.
La politica quella con la P maiuscola amava le persone semplici.
Il politico di turno amava fare qualche salto nei bar e nelle “cantine”, quasi , a voler suggellare la sua umile provenienza.
La poli tica era calore e passione.
Chi ha utilizzato tale “metodica” è stato premiato.
Gli ultimi esempi di Pittella ieri e De Magistris, Pisapia, Orlando oggi ne sono la riprova pù evidente.
L’aver creato forme di socializzazione e di vera passione civile da parte di Pittella, De Magistris, Pisapia e Orlando ha spronato noi della Pro Loco a credere sempre nella “Buona Politica” nella “cultura del buon esempio” e nella fiducia verso le Istituzioni democratiche.
Del resto la grande avventura della “Regione senza confini” metteva al primo posto la partecipazione e la passione civile di Scanzano senza pastrocchi “provinciali”, senza papocchi e senza ambiguità alcuna.
mauro.armando.tita@alice.it