La lucida conferenza stampa di Miko Somma ha riproposto la crudeltà del familismo amorale lucano, duro a morire.
Familismo, causa principale dei nostri mali.
Siamo da secoli impegnati a denunciare tale malefico fenomeno sociale.
Da anni seguiamo il caso Petrolio dall’Osservatorio della Comunità Lucana No Oil di Miko Somma.
Non seguiamo sicuramente le fascinazioni e gli aquiloni.Sappiamo che le mancate promesse occupazionali sul Petrolio sono aggravate dalla perdita di oltre 9000 addetti nella PMI lucana.
Abbiamo bisogno di gente seria e competente e non di demagoghi di ritorno.
Miko Somma ha confermato la lucida analisi di qualche mese fa del Prof Percoco, docente della Bocconi, editorialista del Sole 24 ore, lucano di origine.
Per il Prof Percoco oltre ai problemi strutturali e alle ridotte dimensioni delle nostre PMI, l’altro aspetto patogeno è dato, senza alcun dubbio, ancora, oggi, dal ” familismo”.
Familismo che è diventato patogeno in Basilicata, più di altre regioni del Sud e dello stesso Nord leghista.
Un pullulare di “discendenze” che condiziona enormemente il gracile sistema economico lucano.
A tutto ciò si sono assommati per decenni quei finanziamenti in conto capitale, meglio conosciuti, come “fondo perduto” (di nome e di fatto).
Finanziamenti, barbaramente, “piovuti” con la 488 per supportare una ” fragile economia informale” e un “localismo economico” già garantito dai protettori di sempre”.
Tutto cò ha creato una sorta di “blocco”.
Un blocco che si è protratto per diversi anni, fino ai giorni nostri, senza aver creato alcun serio “effetto moltiplicatore”.
Gli effetti di tale sciagurata e cinquantennale politica industriale si giustifica con un DISASTRO ASI, le cui conseguenze le paghiamo, amaramente, ancora, oggi.
Ecco un’altra “forte motivazione” della crisi odierna delle PMI lucane.
Siamo vissuti e stiamo vivendo con serie contraddizioni di mercato che vedono, nonostante, le gravissime frizioni sindacali, la sola Fiat “guidare” l’ intera economia e il drogato “PIL” lucano.
Un PIL che fa leva sulle esportazioni della grande industria e che ha poco da spartire con il nostro “localismo” produttivo e con le nostre piccole e medie realtà industriali ed artigianali.
Constatazioni ormai divenute ataviche e noiose.
Non siamo mai riusciti ad imporre il nostro tessuto connettivo e produttivo.
Il già Presidente della Confindustria lucana Martorano e i successori Carraro e Somma dovevano rispondere su questo “PIL drogato” e sull’assoluta mancanza di “indotto” lucano nelle aree della “Grande Industria”.
Non abbiamo ricevuto altro che “SILENZIO ASSORDANTE”.
Oggi, più, di prima, sia Miko Somma che il prof Percoco ci confermano che bisogna cambiare strutturalmente il sistema produttivo locale.
Un sistema che non garantisce una crescita di lungo periodo.
Una crescita che deve diventare stabile e duratura e non provvisoria ed episodica.
Il fulcro di tale crescita è certamente dato dalla fuoriuscita dal bieco familismo nostrano.
Un familismo che fa perdurare questa politica dell’improvvisazione.
Un familismo che non potrà mai mettere in campo talento, concorrenza e ricerca continua.
Talento concorrenza e ricerca che devono essere patrimonio dell’Università lucana, beneficiaria, tra l’altro, di tanti e tanti milioni di contributi regionali.
Milioni di contributi regionali che non devono solo garantire i cinquantadue docenti, ma, devono costruire, finalmente, il controllo di gestione ( quello da noi agognato da secoli e oggi richiesto pure da Miko Somma e Percoco) della cosa pubblica.
Un controllo di gestione sulla miriade di enti inutili e di spezzatini anticostituzionali.
Se ci fosse stato un serio controllo di gestione e una seria analisi costi-benefici non avremmo avuto tanti pateracchi all’AGROBIOS.
Solo in questo modo i RISULTATI potevano essere trasparenti e palpabili senza alcun sospetto di sorta.
L’ultimo SOS lanciato da tanti lucani delusi e poco rassegnati come noi, va in questa direzione.
Abbiamo tralasciato una seria politica sui nostri prodotti di nicchia, che si sono sempre più sfaldati nel “mercato globale”.
Ora nutriamo una residua speranza sulla vera “rifondazione” delle nostre PMI, con un vero sistema di trasporti, di telecomunicazioni e di ricerca supportato dalla nostra UNIBAS e ,in special modo , dalle Facoltà di Economia e Ingegneria.
Lo speriamo e lo auspichiamo , profondamente, perchè non ci fidiamo del management dell’Area Science Park di Trieste e di “Basilicata Innovazione” e delle loro sporadiche presenze sul territorio.
Basilicata Innovazione deve , fra l’altro, uscire dal guscio della “odierna timidezza”, grazie a un serio protocollo di intesa con l’UNIBAS.
UNIBAS che deve fornire riscontri e consuntivi in tempi non biblici e non inferiori a un semestre.
Basilicata Innovazione deve supportare una nuova economia di consumi, non più voluttuari, e fare leva su veri imprenditori che orientino i loro prodotti verso nuovi mercati e nuova concorrenza.
Siamo perplessi per la sola produzione di Latte d’Asina.
Basilicata Innovazione deve essere in grado di incentivare solo quelle imprese in grado di stipulare accordi con realtà economiche, presenti nel mercato globale.
Solo con questa nuova “metodologia” Basilicata Innovazione con la regia dell’UNIBAS potrà far uscire, definitivamente , la Regione dalle annose questioni dell’intervento a pioggia e potrà superare familismi e corporazioni, sempre in agguato.
Un mercato siffatto , “aperto, protagonista e vincente” potrà creare vera innovazione di processo e di prodotto e vera ricerca .
Innovazione e ricerca che faranno uscire l’UNIBAS e il sistema produttivo lucano definitivamente da un mercato precario e poco garantito per il futuro.
Per fare questo occorre investire sui nuovi manager e sulle nuove professioni, sull’information technology che muove i primi passi in Basilicata.
Noi siamo fermamente convinti che Miko Somma auspica, come noi, uomini con schiena dritta , tanta ricerca e tanta trasparenza.
Come pure siamo convinti che tanti Percoco vorrebbero ritornare a condizione che vinca il talento e la dignità professionale.
Dignità professionale che non deve cozzare con i familismi e le “furbe mosche cocchiere”.
Mosche cocchiere, annidate, da secoli, nella dirigenza lucana, garantita da un protezionismo politico, ormai desueto, e, purtroppo, mai domo.
Riusciremo in questo intento, se, all’interno dell’UNIBAS, di Basilicata Innovazione e delle imprese più innovative sarà avvertita l’esigenza di promuovere una nuova stagione di offerte economiche.
Offerte economiche in grado di creare effetto moltiplicatore e occupazione.
Effetto moltiplicatore posto in essere da serie Imprese capaci di inserirsi concretamente nel mercato globale e capaci ,soprattutto, di dare un taglio definitivo alla ricerca spasmodica di sterili incentivi.
Sterili incentivi inseriti in una politica assistenziale che Roberto Speranza defini, qualche tempo fa, meramente COMPENSATIVA.
mauro.armando.tita@alice.it