Le truppe cammellate e i maturi opinionisti, senza prezzo

I teatri zeppi per acclamare i candidati di PD e PU ci fanno oltremodo riflettere.

Ci fanno riflettere sui vecchi e nuovi padroni del vapore.

In Basilicata c’è una distanza terrificante tra opinionisti  e ultras di partito.ù

Gli Ultras di partito e di apparato  riescono a movimentare  truppe cammellate e fanatici supporters.

Sono sempre gli stessi e per certi versi ripropongono le VACCHE di Mussolini.

Sono fanatici e fans sempre presenti negli appuntamenti elettorali, forti del loro consolidato “potere contrattuale”.

Potere contrattuale  dovuto e garantito  da clientele, prebende e familismi immutati nel tempo e nei secoli.

In oltre trent’anni di onorato impegno professionale nella Regione Basilicata non ho mai visto un figlio d’arte disoccupato.

Tutti sono rigidamente inseriti nelle miriadi di enti inutili del sottogoverno regionale, nelle Agenzie cosiddette ambientali, agricole e del Lavoro.

Ribadisco, nessun familiare dei politici che contano e dei dirigenti del Pubblico Impiego statali o regionali  sono disoccupati.

Forse gli opinionisti quelli più boriosi  vivendo nel loro guscio intellettuale non hanno mai percepito questo immane traffico familistico.

Solo ultimamente Miko Somma nella Conferenza stampa di presentazione della sua lista “Comunità Lucana”  ha riproposto il male endemico del malefico  familismo.

Familismo e mosche cocchiere (tanti dirigenti ignoranti) che hanno pervaso e impregnato per decenni la nostra società e il nostro vivere quotidiano  con un negazionismo (dei problemi), quasi scientifico.

Un  negazionismo voluto che ha ignorato, perfino, la  bancarotta fraudolenta della Banca Mediterranea.

Scippati e defraudati violentemente oltre settemila azionisti lucani nell’obìo politico-istituzionale.

Ne parlo con cognizione essendo figlio di uno di quegli azionisti  buggerati con violenza(Mio padre aveva investito dopo decine di anni di emigrazione venezuelana oltre cinquantamilioni di vecchie lire).

Su questa bancarotta la Sinistra lucana non ha mai prodotto uno straccio di critica.

Non ha mai commetato il ruolo ambiguo di Capitalia.

Oggi con lo scandalo MPS cominciamo a comprendere il ruolo dei vari guru della Sinistra,  da Giuliano Amato a  Massimo D’Alema.

Purtroppo questi ragionamenti seri sono aboliti sia nella campagna elettorale sia nei salotti potentini e materani che contano.

E’ del tutto assente la questione “petrolio” lucana.

Pur tuttavia  e  pur in presenza delle truppe cammellate del PU e del PD, noi  vogliamo essere seri e coerenti, non vogliamo solo denunciare  e non vogliamo  abbandonare la proposta.

Amiamo l’attivismo dei pochi e aborriamo  il letargo dei molti.

E’ ormai notorio a tutti i lucani di buona volontà, lo abbiamo denunciato in tutte le salse che l’inazione collettiva crea dei veri  MOSTRI.

Mostri lucani incompresi da secoli per la loro scarsa capacità di fare massa critica.

Noi uomini maturi, senza prezzo e senza godimento di alcun protezionismo politico e familistico di  alcun genere, siamo inascoltati da secoli.

Inascoltati su tutto, dalle politiche industriali e agricole alle politiche di sviluppo dalle politiche culturali e del turismo alle politiche sociali, quasi, a confermare il nostro ruolo di Cassandre.

Ora, chiediamo, FINALMENTE,   dopo la timida  moratoria di De Filippo  sulle estrazioni petrolifere (anche se bocciata da Passera e da Scaroni) una legge regionale sul Totem nero.

Spero che, almeno, oggi, alla luce delle dimissioni dei Sindaci della Val d’Agri, il Consiglio regionale  abbia la “sensibilità e la rabbia” di produrre una legge seria al riguardo.

La Basilicata, la regione europea con maggiore concentrazione di attività petrolifera su terra ferma (confermata, fra l’altro, dall’estrazione “per difetto” di 125.000 barili al giorno) non si è ancora dotata di alcuna strumentazione legislativa specifica.

Siamo stanchi  degli accordi inattuati sia dal Governo  che dalle Compagnie petrolifere in tema di “ambiente, territorio e occupazione”.

Dobbiamo uscire da questa desueta sudditanza che ha prodotto, lo denunciamo da secoli, meno terre da coltivare e più espropriazioni, meno insediamenti artigianali e meno lavoro.

Al contrario il Totem nero  ha creato la guerra tra i poveri, un’ aria irrespirabile e qualche sospettoso aumento di malattie tumorali.

Mentre al Consiglio Regionale, dopo, la moratoria, chiediamo un dibattito serio sull’argomento senza ambigui richiami.

Non è possibile restare  ancora alla finestra con  la tanta attenzione riservata alla Basilicata  dai media e dalle istituzioni nazionali e internazionali.

Bisogna ceare un clima favorevole e di grande apertura non solo sul Petrolio, ma, sulla Cultura, sul Turismo e sulle nostre PMI, in special modo, le imprese artigiane, tanto produttive e tanto emarginate.

Bisogna superare il pudore tutto lucano anche nella Cultura.

La Cultura segna il passo in Basilicata da troppo tempo.

Al contrario  sono tante  le Università americane del Sud e del Nord interessate ai nostri territori e alla  nostra  storia.

Staff di ricercatori sono sempre più interessati alle nostre ricerche archeologiche.

La Mostra Archeologica Nazionale di Vetulonia (Grosseto) dedica al Candelabro etrusco di Ruvo del Monte un libro e una rassegna dal mese scorso di Novembre.

Il tutto nell’oblìo delle Amministrazioni pubbliche e dell’APT.

Tanta è  l’attenzione a tal riguardo di molti ricercatori stranieri (Grumento Nova insegna), quanta  l’indifferenza delle istituzioni locali e regionali.

Forse,  non tutti sanno che sta crescendo  in Basilicata una nuova schiera di studiosi di  antropologia e archeologia.

Sono cresciuti a dismisura  antropologi e archeologi, anche in Basilicata.

Oggi molti di loro sono impegnati a riscoprire gli studi “etnografici” di Ernesto De Martino.

Oggi tanti “metropolitani” riscoprono  il Sud con le  sue magie ,i suoi  balli e  le sue  “tarante”.

Il Salento con il suo importante festival di Melpignano  raccoglie ogni anno centinaia di migliaia di turisti.

Rivedere tanto entusiasmo e riscoprire un altro Sud è meraviglioso.

Noi che siamo stati i fautori  di ricerche antropologiche e musicali, balli e  pizziche   dagli anni settanta in poi , con  studi e iniziative di vasta eco nazionale, oggi, siamo terribilmente  fermi.

Speriamo di non naufragare negli abissi della rassegnazione.

Quanta ricerca e quanti approfondimenti vanificati  dal pressappochismo odierno.

Usciamo da questa irrazionale passività e riprendiamo un percorso propositivo con la stessa caparbietà e con lo stesso impegno dimostrato negli anni settanta e oltre.

Solo in questo modo possiamo far tesoro dei buoni risultati prodotti dalla Commissione Lucani nel Mondo e provare a ricreare quel circolo virtuoso che tanto bene ha apportato alle giovani generazioni degli anni settanta.

Del resto le intese, gli scambi giovanili e i protocolli devono servire a trovare soluzioni concrete anche di tipo occupazionale.

Soluzioni  occupazionali che devono riguardare, in particolare, il Pianeta  Giovani lucano.

Altrimenti è una delle tante “fatiche sisifiane”  tanto in voga negli ultimi tempi.

Siamo stanchi di assistere a stupendi progetti riconosciuti, anche a livello internazionale, senza alcuna ricaduta occupazionale e senza alcuna capacità d’impatto con i territori.

Siamo stanchi di foraggiare carriere e percorsi  “personali”dei soliti  furbi del mordi e fuggi, lo richiedeva ,qualche tempo fa,perfino ,  il “familistico” consigliere  regionale VITA.

La nostra generazione Q(quieta) giovanile lucana, tanto refrattaria, può uscire dal guscio, solo con la fattiva e caparbia volontà dei suoi uomini migliori, disinteressati e vocati al bene comune fuori dalle istituzioni e fuori da questa ambigua partitocrazia.

Cari giovani lucani, noi amiamo la pedagogia civile e il parlare chiaro, senza infingimenti e senza ipocrisie di sorta lasciamo ai pennivendoli e agli ultras della partitocrazia di continuare a millantare e a falsare la realtà sociale della nostra amata Basilicata.

mauro.armando.tita@alice.it

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