Pubblicato in grande evidenza sul Quotidiano del 3 aprile 2014
Pur condividendo la “velocità” renziana sulla rottamazione di una burocrazia parassitaria e lenta dobbiamo convenire con la CGIL lucana che l’ingiustificato ritardo della mancata ristrutturazione dei dipartimenti regionali comporta un prezzo altissimo e salatissimo.
Da secoli sosteniamo che una burocrazia chiusa e lenta blocca tante belle idee e tante belle iniziative “condite” da tanti effetti moltiplicatori.Eppure per tanti Amministratori lucani le competenze e il Know-how dei dipendenti comunali e regionali rappresentano i “veri riscontri politici ” con, e, sul territorio.
A tal uopo basterebbero le vertenze poste in essere dal dipartimento preposto e finalizzate al recupero di migliaia di posti di lavoro.
Forse, non tutti sanno che l’ organizzazione burocratico-amministrativa regionale “riassume” un buon 60% delle attività produttive locali.
Sono tanti gli atti amministrativi e monocratici della “burocrazia” regionale.
Il Bando di evidenza pubblica, l’appalto e la buona conduzione dei lavori sono il viatico per il completamento di tante opere necessarie alla Basilicata che produce e crea occupazione.
Una buona e preparata “burocrazia” facilita corretti rapporti fiduciari e di stima reciproca, tra amministratori e amministrati.
Sarebbe bello se il Quotidiano si “attrezzasse” per una seria inchiesta giornalistica su quelle strutture dirigenziali che fanno SISTEMA e SQUADRA e portano a casa risultati palpabili e concreti sia in termini innovativi che occupazionali.
L’indagine di Repubblica di qualche tempo fa sul personale degli Enti Locali e delle Regioni ci aveva confermato, in modo brutale, il tema dell’assenteismo, della lentezza e delle ignorate “virtuosità” dei “migliori”.
Abbiamo tanto approfondito il tema della governance nei mesi scorsi e, soprattutto, sui ruoli e sulle responsabilità delle PP. AA. lucane, senza veli e senza ipocrisie.
Memorabili sono state le indagini della Maria Teresa Labanca sul gonfiamento inusitato delle Società partecipate, sul noioso clientelismo misto a nepotismo, e sulle vergognose monostrutture dirigenziali (specie quelle annidate nell’ASP) sanitarie del “fai da te”.
Sprechi e ridondanza del personale senza alcuna giustificazione di sorta.
Tutto ciò deve riguardare ognuno di noi. Non possiamo glissare su questi fenomeni assursi e impopolari.
Non è possibile, ancora oggi, non denunciare simili e atavici privilegi.
La buona amministrazione del 2014 deve mettere in campo ricerca e primato.
Urge attivare un PERCORSO fatto di esclusiva NORMALITA’ e non di censo (tanto abusato in regione e surrogati vari).
Il dibattito odierno voluto dalla CGIL e teso a mettere al centro la questione della mancata ristrutturazione dei dipartimenti regionali deve pure riguardare la promozione del merito.
Purtroppo dobbiamo confermare, ob torto collo, che simili problematiche nei Comuni lucani e nella Regione stentano a decollare.
Le politiche (solo sulla carta)che facevano leva sulla “Regione dei Cento Comuni” sono rimaste mere e umilianti attese senza un dannato lumicino di speranza.
Il tema non è mai stato affrontato seriamente.
Il tema dei Fannulloni non è stato neanche sfiorato dalle nostre Amministrazioni Locali.
Nelle nostre “insane” abitudini locali accettiamo rassegnati questo modus operandi come segni del “destino”.
Oggi nella repubblica renziana non è più così.
L’obbligo degli orari di lavoro e della professionalità sul campo devono essere rigorosamente validi per tutti.
I molti dipendenti che stentano a governare i processi odierni della macchina amministrativa e che non hanno mai attivato seriamente “reti e progetti comunitari” devono essere posti in MOBILITA’ senza se e senza ma.
Questa incresciosa situazione deve essere rimossa immediatamente e non deve fornire l’alibi ad Amministratori ,senza scrupolo, (ultimo esempio il Consorzio di Bonifica del Vulture Alto Bradano con i suoi nove milioni di debiti accumulati da insane gestioni) per marginalizzare le vere e poche “professionalità interne”.
Se esse non sono valorizzate adeguatamente sarà difficile in Basilicata creare il percorso virtuoso e la condivisione degli atti e dei fatti “economici locali”.
Anche le modeste performances degli organismi giovanili locali ,nonostante una… ormai passata e positiva stagione dei Forum Comunali , si possono spiegare solo con la natura degli interventi calati dall’alto, poco condivisi , con scarso controllo sociale e con le sporadicità delle loro azioni .
Tutto ciò ha determinato il fallimento e l’inazione collettiva delle nostre genti e dei nostri funzionari regionali e comunali.
Troppi “incarichi esterni” e troppe esternalizzazioni dei servizi producono l’attuale status quo.
Troppe volte è intervenuta la Corte dei Conti, memorabile è stato l’ultimo SOS lanciato da Oricchio.
Per queste serie ragioni facciamo nostro questo accorato appello della CGIL.
Ristrutturazioni dipartimentali, progettualità e solidarietà dovrebbe essere il nostro nuovo slogan.
La valorizzazione dei dipendenti pubblici regionali deve partire dal “gradimento” dei cittadini.
La valorizzazione del lavoro pubblico potrà riavvicinare il Sindacato ai cittadini lucani.
Cittadini, da troppo tempo, esclusi dall’ “AGENDA di Lavoro” della Giunta Regionale.
“Basta con le esternalizzazioni”, non può più essere un semplice slogan “elettorale”, buono solo per il rinnovo delle RSU.
Tale impegno serio deve riguardare tutto il Sindacato ,senza alcun tipo di demagogia.
Non a caso i “rapporti di convenzione” con personale esterno che risultano scollati dalla realtà dipartimentale alimentano la deresponsabilizzazione dei dipendenti di ruolo.
Tutti i cittadini avvertono questo disagio.
Tutti i cittadini avvertono questa grave forma di scollamento.
Tutti i cittadini lucani hanno preso coscienza che incarichi e consulenze sono gravate da ulteriori forme di tassazione.
Siamo coscienti che gli Enti Locali pur avendo “subìto” nuove forme di politiche per l’energia, nuove forme di progettualità, e nuovi rapporti con l’Università, non sono riusciti ancora a invertire la tendenza negativa del grigiore quotidiano.
Tale tendenza è stata richiamata ultimamente e lucidamente dai Rapporti Istat, Svimez, Unioncamere ecc..
Perfino il tasso di analfabetizzazione informatica è rimasto inalterato nei nostri Comuni.
Allora qual’è il vero rischio?
Un rischio che, incosapevolmente, si trascina da decenni e che è diventato l’incubo di tanti cittadini lucani, dotati di orgoglio e buona volontà, che mal si adeguano alle carenze strutturali dei nostri Comuni e della nostra Regione e mal sopportano l’incuria e la superficialità.
L’incubo, ancora oggi, è rappresentato dalla loro scarsa capacità di spesa e da una ulteriore incapacità di gestione e di impatto progettuale con la committenza locale.
Si progetta in un crescendo di interventi avulsi dalla realtà quotidiana.
Sono queste le vere motivazioni di una vera debàcle ,sempre più manifesta, delle nostre realtà territoriali dove, purtroppo,da sempre regna incontrastata e sovrana una “oligarchia di professionisti locali ” lenta a morire.
Una “oligarchia” che non è stata per niente scalfita nè dalle presunte liberalizzazioni di Bersani nè dalla famosa “agenda Giavazzi”nè dalla recente “velocità” di Renzi.
Una “oligarchia” fatta di gruppi di pressione e di piccole lobbies che esercitano da sempre i loro privilegi sotto forma di “diritti”, senza alcun mandato popolare, con la pretesa di agire nell’interesse della intera comunità lucana.
Una “oligarchia” che non ha arretrato di un centimetro la propria presenza e il proprio ruolo.
Il popolo di Scanzano è ormai tanto lontano, quasi un miraggio.
Il negativo quotidiano odierno ci impone di riprendere in Basilicata non solo Scanzano, ma, soprattutto, la democrazia dei cittadini.
Per queste ragioni lo diciamo alla CGIL lucana i sentimenti di partecipazione e del “controllo sociale dal basso” devono ripartire da Scanzano riproponendo quel Percorso che, per la prima volta, aveva posto la Basilicata al centro dell’attenzione e della ribalta nazionale ed europea.
Solo in questo modo si potranno superare le lacerazioni e le carenti discrasie determinate dalla scarsa capacità di gestione progettuale e dalla assoluta mancanza di “capacità di impatto” nelle e sulle realtà locali.
Non è pensabile che nel 2014 inoltrato la Regione e gli Enti locali della Basilicata si facciano promotori di assistenzialismi e di “incompiute”.
Non è più tollerabile assistere ulteriormente a sperperi e selvagge esternalizzazioni.
Gli Enti locali che puntano sul territorio e sul protagonismo dei suoi cittadini non possono più assistere in forma ignava all’incessante e deprimente fenomeno delle migrazioni giovanili.
Occorre riproporre urgentemente il “contesto ambientale ed umano ” di Scanzano.
Occorre riproporre la “democrazia dei cittadini”, ormai caduta in disuso nel Mezzogiorno e nella Basilicata in particolare.
Oggi, la globalizzazione prima e l’Unione europea dopo, ci impongono di coinvolgere le istituzioni universitarie e le realtà economiche locali e, soprattutto, di mettere in campo le energie migliori, per chiudere, definitivamente, con lentezze, furbizie ed egoismi.
Tali interventi darebbero non solo una boccata di ossigeno alle cosiddette economie locali e alle nuove generazioni, ma, potrebbero essere forieri e propedeutici per le politiche, cosiddette, euro-mediterranee della nostra Regione e dei nostri Comuni, ancora oggi, tanto disattese.
Farsi promotori di questo nuovo “ruolo guida” significa concretamente creare la vera “Regione senza Confini” (quella che è rimasta nei sogni di De Filippo) con gli adeguati standard, tanto apprezzati, dai nuclei di valutazione europei e con la “fabbrica della solidarietà” riproposta da un sindacato, dinamico, attivo e coraggioso.
E’ una scommessa che si può vincere e che non può più essere vanificata da ulteriori interventi furbi e dilatori, come la mancata ristrutturazione dei nostri Dipartimenti regionali.
mauro.armando.tita@alice.it