L’intervista di Rai 3 Basilicata di qualche giorno fa all’operaio IVAM ci ha fatto riflettere oltremodo.
Per la prima volta un operaio non inveisce contro le istituzioni regionali in forma qualunquistica o pietistica ,ma, al contrario interviene con determinazione, tanto acume e tanta perspicacia sul modus operandi politico lucano.
L’operaio IVAM con nostra grande sorpresa ha pronunciato questa cruda frase:“Vogliamo essere giudicati sulla base dei risultati conseguiti e sugli obiettivi economici raggiunti non su falsi “riscontri” di natura politica. Politica di basso cabotaggio che non ha più “ragion d’esistere…”
E’ la prima volta che un operaio di spessore e di grande dignità si esprime senza infingimenti di sorta con chiarezza e con schiena dritta.
Bando alle demagogie , bando alle sudditanze psicologiche di partitocratica memoria, bando alla sub-cultura del privilegio di filiera.
Il tema del “Culto del Privilegio” in Basilicata e nel Mezzogiorno, ancora oggi,in tutte le sue espressioni politico-istituzionali, compresa l’Università di Basilicata rappresenta , purtroppo, uno spaccato della nostra scialba vita lucana.
Quel culto che non riesce a sradicarsi dalle viscere malate di una democrazia lucana incompiuta da sempre.
Una democrazia definita dall’amico Ribba , nei mesi scorsi, una sorta di socialismo burocratico temperato da elementi di pseudo mercato”.
Piccoli segnali e timidi movimenti civici locali ci fanno capire che la superficialità e il fatalismo sono banditi per sempre.
Forse , tanti lucani seriamente impegnati nel Volontariato vorrebbero , finalmente, voltare pagina.
Desiderano ardentemente una Regione ” seriamente democratica e di diritto”.
Dopo il rapporto UNIONCAMERE che ha fatto rilevare nei primi mesi del 2012 una contrazione del 2% del nostro PIL abbiamo urgente bisogno di voltare pagina.
Neanche il nostro “PIL drograto” (vedi FIAT SATA) riesce a dare il segno “più”.
La Basilicata dopo anni di risultati piatti ( economia di tipo flat) è in forte recessione.
La Basilicata secondo Unioncamere ha il dato più negativo del Mezzogiorno …sia in termini occupazionali sia in crescita economica.
Tanti lucani, ironicamente parlando, hanno capito come sopravvivere allo sviluppo e hanno riscoperto Serge Latouche e la “sua” decrescita.
Quei lucani alla Latouche vogliono una nuova esistenza fatta di comunione e di condivisione con una burocrazia e una dirigenza umanizzata.
Umanizzata dal lievito del fare e del realizzare cose concrete che si assommano alla cultura del territorio.
Cultura del territorio vilipesa da modelli oligarchici e tardo putiniani.
La classe dirigente lucana si ostina a creare modelli senza valori e far prevalere l’interesse corporativo rispetto al bene comune.
La vicenda delle nomine dei boiardi regionali e i pasticci dirigenziali ne sono la conferma più fedele.
Oggi c’è bisogno di riportare nel Mezzogiorno e nella Basilicata, in particolare, una fiducia e una visione non più appannata.
C’è bisogno di motivare i giovani e le imprese culturali che hanno una forte tradizione creativa.
Non bisogna tralasciare il sistema museale della nostra Regione.
Una forte tradizione creativa che supporti l’apertura notturna dei nostri presidi culturali deve chiudere definitivamente con le approssimazioni e i pressappochismi di oggi, ed aprire con un nuovo rinascimento lucano.
Un rinascimento che investa sulle tante bellezze artistiche, archeologiche, paesaggistiche e naturali.
E’ da un decennio che il pianeta dei giovani lucani ha tralasciato questo importante settore cardine.
Un settore che porta occupazione, effetto indotto e moltiplicatore.
Un settore che produce creatività.
Una creatività che unisca tutti gli elementi esistenti con connesioni nuove ed utili (compresi i mega contenitori culturali, in primis il “Cecilia”).
Le categorie del nuovo e dell’utile devono radicarsi nella società lucana.
Il “nuovo” deve essere concepito come proposta che abbia a cuore efficienza, efficacia, innovazione e creatività.
L'”utile” è connesso con la comprensione delle difficoltà esistenti e con il riconoscimento delle nuove proposte e delle nuove strategie da porre in essere con un serio processo creativo.
Un processo creativo che superi l’odierno e negativo agire politico lucano, impregnato di pigrizie e di tante diffidenze.
Per queste serie motivazioni occorre reinventare un serio mangement culturale, tutto lucano.
Un management, unito da performances creative (come quelle dimostrate nell’ultimo “ponte” del primo maggio), che dia risposte concrete alla gravissima disoccupazione intellettuale e che supporti il sistema museale lucano, aperto e innovativo, voluto dal Ministero e dai nostri eccellenti presidi culturali.
Supportare tante belle performances culturali fa parte della natura del giovane intellettuale lucano.
Giovane intellettuale che ha nel suo bagaglio professionale talento e creatività.
Quel talento e quella creatività che sono come le nostre fonti selvaggie e naturali da cui sgorga sempre acqua fresca e trasparente.
mauro.armando.tita@alice.it