Lo statuto regionale l’unica speranza contro i trasformismi

(Pubblicato su Basilicanet e Quotidiano dell’11 aprile 2012)

In un momento di gravissima crisi economica e sociale dove il Sud affonda sempre più con una patogena disoccupazione giovanile ripercorrere, almeno,  con la memoria,   i virtuosi percorsi del passato è cosa buona e giusta.

Percorsi virtuosi che hanno fatto del Metapontino la California d’Europa e della Piana di San Nicola uno dei più apprezzati poli industriali dove svettano Fiat Sata e Barilla.

Due forti presidi industriali che hanno consolidato l’occupazione e non hanno licenziato maestranze (tranne i tre casi emblematici ampiamente dibattuti).

Qualche tempo fa sul Quotidiano Paolo Albano rievocava i “luoghi  forzieri” della politica lucana.

Luoghi forzieri  che ci fanno  rivivere ,ancora oggi ,   pagine di   intense e positive  esistenze  vissute  con consapevolezza,  brìo e sincerità.

Esistenze virtuose, oggi,  cadute definitivamente  nel dimenticatoio.

Esistenze svuotate di pagine di desiderio, di ideali  e di speranza per il futuro.

Esistenze  avare  di pathos.

Esistenze “controllate” da una dirigenza… senza “classe”.

Da anni sosteniamo (sempre più annoiati e disarmati)che l’agire politico  lucano e le prospettive strategiche cui deve tendere una seria e  nuova classe dirigente  politica lucana devono essere sperimentati sul campo e devono formare oggetto di atti e fatti concreti.

Il primo agire politico di una vera  classe  dirigente  deve essere indicato  e “precostituito” nel varo dell’eterno e un po’ accantonato  nuovo  Statuto regionale.

Sciogliere le briglie ,consentire un laissez faire (come avviene con le nomine del sottogoverno regionale)alle filiere partitocratiche significa non rinnovare e non creare i subbugli innovativi, per dirla alla Benedetto(anche se lo stesso consigliere  giustifica le scelte come incombenze).

Filiere che hanno  poco ha da spartire con la vecchia  e giusta strada  imboccata dal riformismo moderato lucano.

La   definizione di un nuovo progetto di sviluppo e il varo del nuovo Statuto potevano e dovevano  essere la chiave di volta su cui poter creare la tanto agognata  “regione senza confini”, superando i tanti SOS , lanciati dalla Società Civile lucana.

Non sono bastati gli ultimi dati dell’ISTAT a far invertire una tendenza.

Non sono bastati i trend negativi sullo “status” delle famiglie lucane.

I partiti della Sinistra,(ai quali è stato riservato un posto nel CdA di AQL), specie ,  quella radicale , dovranno riflettere seriamente sul  “proprio” ridimensionamento, dopo un successo di “sostanza” ottenuto  nelle precedenti e dimenticate  elezioni politiche del  lontano 2006.

Forse la risposta doveva  essere di altro genere, i posti in un CdA non sono la panacea dei mali della sinistra sono, al contrario,  la “integrazione” al sistema delle deplorevoli lottizzazioni.

Sono queste alcune delle ragioni sulle quali conviene spendere una qualche riflessione.

L’approvazione immediata di uno Statuto regionale  poteva produrre provvedimenti positivi negli interessi generali della regione e poteva superare anacronistiche contrapposizioni interne.

Lo Statuto poteva porre quei limiti istituzionali all’egemonia partitocratica.

Lo Statuto  poteva imporre un limite  alle degenerazioni clientelari di tipo autoreferenziale di questi ultimi anni, che ha visto la middle class lucana quella asservita ai voleri della politica, sempre più protagonista.

Lo Statuto poteva   limitare la  vera marginalizzazione delle classi meno abbienti e, quindi, sempre più subalterne.

Lo Statuto poteva eliminare  “salti della quaglia” e respingere i vecchi trasformismi  del secolo scorso.

Lo Statuto non ci avrebbe inghiottito in un vortice che vede la Basilicata sempre più marginale, divisa e spezzettata dalle varie ingordigie.

Lo Statuto avrebbe posto in essere un circuito virtuoso che avrebbe spezzato i privilegi di casta.

Oggi l’impoverimento globale ha definitivamente consumato gli effetti.

Noi siamo convinti  ,invece ,che quando gli uomini di buona volontà e la intellighenzia lucana  si sveglieranno da questo torpore, che dura da qualche decennio, sarà sicuramente troppo tardi.

Saremo, come lo siamo oggi, a prescindere dal voto delle confuse amministrative odierne , una regione part time  dove il cinquanta per cento  delle nostre risorse prenderà altri lidi.

La classe politica lucana non produrrà “stipendiopoli” e tutti saremo più poveri.

Forse, tutto ciò ricadrà sui nostri figli e le clientele e/o il familismo amorale non avranno più ragione di esistere perchè  avremo  definitivamente esaurito tutta la  carica “politico-economica”.

La rete capillare del “blocco” democratico, controllore dei centri decisivi dell’intervento pubblico prenderà  sempre più il sopravvento.

La possibilità di disporre dei mezzi indispensabili, per risanare i mali della regione, precludono automaticamente ogni velleitarismo di qualsiasi altra “parte politica”  sia quella  riveniente dalla Società Civile ( definitivamente bocciata dagli ultimi esiti elettorali) sia  quella formata  dalle aggregazione dei partiti e di altre forze minoritarie.

Siamo convinti  che anche  il Centro Sinistra  lucano,  porrà nei prossimi anni  al centro del proprio  ragionamento  politico, una nuova metodologia, che va verso il recupero delle tante liste civiche (come ,per incanto, sta avvenendo oggi), per rinsaldare una appartenenza e un progetto condiviso.

La prima risposta e il primo segnale dovrà essere l’avvio  dei lavori per la definitiva e non più rinviabile approvazione  del nuovo Statuto  regionale.

Uno Statuto  in grado di  coinvolgere tutte le categorie sociali e “rifondare”    un vero rapporto istituzionale tra Amministratori e Amministrati.

Su queste basi la fase di scollamento in atto potrà segnare il passo e riprendere un flebile lumicino di “Speranza”.

Gli uomini di Buona volontà e l’intellighenzia lucana  saranno chiamati alla Proposta e  sognando un po’ tutto sarà circuitato virtuosamente verso un riformismo  da troppo tempo ingiustamente CONGELATO.

Su queste basi, lo Statuto regionale, arricchito dalle tante virtù riformistiche del passato , forse, con tanto “nostro” ingiustificato ottimismo e con tanto eufemismo può “farsi” concreto  segnale di cambiamento, di incivilimento e di crescita  della Comunità.

Lo speriamo con un po’ di sano orgolglio lucano.

mauro.armando.tita@alice.it

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