Il dizionario lucano di Larotonda con i suoi quattrocento personaggi “illustri” ci fa rivivere almeno con la memoria pagine di storia locale intensa.
Pagine di desiderio e di speranza per il futuro che dovrebbero bandire le paure e le fobìe odierne dopo il pastrocchio sulla Provincia di Matera.
Pagine piene di pathos.Pagine di buoni esempi per una dirigenza che è sempre più foraggiata da prebende e indennità oltremodo vergognose.
Siamo convinti che una modesta analisi costi benefici avrebbe potuto chiarire il ruolo e il carico di lavoro di oltre 600 figure apicali delle ASP con 64 “paperoni”.
Da anni sosteniamo che l’agire politico lucano deve essere improntato alla trasparenza e alle equità.
Trasparenza ed equità che non sono mai state presenti nella mai accantonata “catena di sant’antonio” per figli d’arte e middlescents vari.
Basta spulciare elenchi e graduatorie di long e short list per comprendere i cognomi similari ai tanti politici di turno.
Strane coincidenze o un dejà vu disgustoso e famelico.
Le prospettive strategiche cui dovevano tendere la nuova classe dirigente lucana moderna e progressista e la nuova “regione senza confini”, da noi ipersuffragata , dovevano essere sperimentate sul campo con risultati palpabili e formare oggetto di atti e fatti concreti.
Tutto ciò è sempre evaporato nell’indifferenza sociale di sempre.
Al contrario noi crediamo che il nuovo agire politico di una vera classe dirigente deve essere indicato e “precostituito” nel varo del nuovo Statuto regionale.
Statuto regionale dimenticto e ibernato.
L’aver “affossato” tale importante strumento normativo ha significato ancora di più sciogliere le briglie e consentire un laissez faire, che poco ha da spartire con la vecchia e giusta strada imboccata dal riformismo moderato lucano.
La definizione di un nuovo progetto di sviluppo e il varo del nuovo Statuto dovevano essere la chiave di volta su cui poter creare la tanto agognata e sopracitata “regione senza confini”, superando i tanti SOS , lanciati dalla Società Civile lucana.
Non sono bastati gli ultimi dati dell’ISTAT a far invertire una tendenza.
Non sono bastati i trend negativi sullo “status” delle famiglie lucane.
I partiti della Sinistra, specie quella radicale , devono riflettere seriamente sul “proprio” ridimensionamento, dopo un successo di “sostanza” ottenuto nelle ormai archiviate elezioni politiche del lontano 2006.
Sono queste alcune delle ragioni sulle quali conviene spendere una qualche riflessione.
L’approvazione di uno Statuto regionale per la sinistra lucana e per i movimenti civici poteva produrre provvedimenti positivi negli interessi generali della regione e poteva superare anacronistiche contrapposizioni interne.
Lo Statuto poteva porre quei limiti istituzionali all’egemonia familistica e partitocratica.
Lo Statuto poteva imporre un limite alle degenerazioni clientelari di tipo autoreferenziale di questi ultimi anni, che ha visto la middle class lucana quella asservita ai voleri della politica, sempre più protagonista.
Lo Statuto poteva limitare la vera marginalizzazione delle classi meno abbienti e, quindi, sempre più subalterne.
Lo Statuto poteva eliminare “salti della quaglia” e respingere i vecchi trasformismi del secolo scorso.
Lo Statuto non ci avrebbe inghiottito in un vortice che vede la Basilicata sempre più marginale, divisa e spezzettata dalle varie ingordigie.
Lo Statuto avrebbe posto in essere un circuito virtuoso che avrebbe spezzato i privilegi di casta.
Oggi l’impoverimento globale ha definitivamente consumato gli effetti.
Io sostengo, invece, che quando gli uomini di buona volontà della Regione si sveglieranno da questo torpore, che dura da qualche decennio, sarà sicuramente troppo tardi.
Saremo, come lo siamo oggi, a prescindere dal voto, una regione part time dove il cinquanta per cento delle nostre risorse prenderà altri lidi.
La classe politica lucana non produrrà “stipendiopoli” e tutti saremo più poveri.
Forse, tutto ciò ricadrà sui nostri figli e le clientele e/o il familismo amorale non avranno più ragione di esistere perchè avremo definitivamente esaurito tutta la carica “politico-economica”.
La rete capillare del “blocco” democratico, controllore dei centri decisivi dell’intervento pubblico prenderà sempre più il sopravvento.
La possibilità di disporre dei mezzi indispensabili, per risanare i mali della regione, precludono automaticamente ogni velleitarismo di qualsiasi altra “parte politica” sia quella riveniente dalla Società Civile sia quella formata dalle aggregazione dei partiti e di altre forze minoritarie.
Sono convinto che ,anche, il Centro Sinistra lucano, porrà nei prossimi mesi al centro del proprio ragionamento politico, una nuova metodologia, che va verso il recupero delle tante formazioni civiche , per rinsaldare una appartenenza e un progetto condiviso.
La prima risposta e il primo segnale dovrà essere la definizione finale del nuovo Statuto regionale.
Uno Statuto moderno, tanto pubblicizzato e tanto edulcorato dal consigliere Santochirico, in grado di responsabilizzare tutte le categorie sociali e “rifondare” un vero rapporto democratico e istituzionale tra Amministratori e Amministrati.
Su queste basi la fase di scollamento in atto non avrà più ragione di esistere.
Gli uomini di Buona volontà saranno finalmente chiamati alla Proposta e sognando un po’ tutto sarà circuitato virtuosamente verso un riformismo da troppo tempo ingiustamente Dimenticato e CONGELATO.
Su queste basi lo Statuto diventa un segnale di cambiamento, di incivilimento e di crescita della Comunità.
Una parziale risposta ai tanti dubbi e ai tanti interrogativi e alle tante proteste (condite da uova marce) degli studenti lucani di questi giorni.
mauro.armando.tita@alice.it