Dobbiamo ricordare alla disattenta opinione pubblica lucana che il duo Monti/Passera, coadiuvato dal Presidente ENI Scaroni, aveva affossato la moratoria sulle estrazioni petrolifere voluta dal Consiglio Regionale.
Oggi la propaganda compie un autentico miracolo.
Monti nel suo tour elettorale in Basilicata apre ai giovani lucani.
Tale apertura ci sorprende e ci annichilisce.Ci sorprende per la serietà dell’argomento, dopo aver ignorato per oltre tredici mesi il famoso Memorandum.
Quante volte abbiamo sostenuto che se il futuro, complice Benedetto Croce, è lo specchio del presente non possiamo che rattristarci.
Un futuro che per i giovani lucani è ancora più triste e più nero.
Non ho mai amato il giornale/sfogatoio.
Lo sfogatoio il più delle volte produce qualunquismo e demagogia.
Piace, al contrario, il giornalismo d’inchiesta e di proposta, di schiena dritta, di dignità e di orgoglio.
Crediamo nel dibattito e nelle tribune.
Ci cibiamo da sempre di “passione civica” prima di Monti e di Ingroia.
Per queste ragioni non possiamo che dare solidarietà alle persone vive che animano le pagine dei giornali e riempiono di denunce e di proposte le nostre tribune.
Un grazie di cuore va agli sparuti opinionisti lucani, dotati di veri attributi, per aver trasmesso a noi, uomini di buona volontà, una sana reattività.
Da oltre un decennio proponiamo idee e progetti (condivisi da seri addetti ai lavori), concreti e palpabili.
Tante nostre “idee/forza” e tanti nostri progetti sono stati sperimentati sul campo positivamente, dall’imprenditoria giovanile al marketing turistico, dall’artigianato alla PMI.
Tante altre e numerose progettualità, purtroppo, hanno scontato la cossiddetta mancata capacità di impatto con il territorio.
Nelle nostre piccole e aride aree marginali, lo dobbiamo ricordare a Monti, il fenomeno diffuso dell’invecchiamento ha creato quello che il Rapporto Iref/ACLI definisce “lavoro scomposto”.
Il 70% degli obiettivi progettuali , soprattutto, quelli occupazionali, posti in essere dalle Istituzioni regionali evaporano dopo qualche settimana.
L’analisi dei fabbisogni propedeutica al raggiungimento dello scopo prefisso e tanto approfondita nelle premesse progettuali viene dimenticata con l’avvio dello start up.
L’impatto con la realtà territoriale diventa marginale o diventa puro optional.
A questo punto i risultati sono sempre scarni deludenti e modesti.
Basilicata Innovazione e l’Area Science Park di Trieste sono poco incisivi.
A questa triste realtà socio-economica fa da contraltare una paurosa approssimazione e una nuova classe dirigente di giovani imprenditori lucani ,mai protagonisti e mai decisivi da oltre dieci anni.
Lo confermano le Kermesse “confindustriali” giovanili di Capri.
La presenza rilevante di “imprenditori edili” ci ha fatto capire che la maggioranza degli stessi è annidata in questo “tradizionale” settore.
Un settore, come, quello edile, che ha creato nel passato occupazione mettendo in moto anche un buon “effetto moltiplicatore”, senza, però, far crescere una moderna classe imprenditoriale.
Tutto ciò non ci soddisfa.
Siamo ancora alla ricerca, dopo quarant’anni di ambiguo sviluppo industriale e con le tante nubi che si addensano sulla FIAT/SATA di un vero e peculiare modello lucano, nonostante Putnam e i suoi “ammiratori”.
L’imprenditoria “garantita” in Basilicata è una brutta bestia, è sempre dietro l’angolo, nonostante i Patti di Sistema e i Memorandum.
Noi lucani con i nostri esperti siamo molto bravi a fare analisi lucidissime, a scoprire tante storture ed eccessi quotidiani, ma, siamo tanto carenti in “fatti produttivi”.
Importiamo da sempre modus operandi e vivendi che non ci appartengono.
L’esempio più eclatante in questo senso era dato dai Poli di sviluppo degli anni settanta (compreso il devastante polo chimico), oggi le stesse storture (lo denunciamo da secoli) le rileviamo nei recenti Distretti industriali, caratterizzati da:
– assenza totale di indotto lucano;
– assenza totale di rapporti con il Territorio;
– assenza totale di effetti moltiplicatori;
– sudditanza psicologica e materiale ;
– mancate joint ventures;
– deserto imprenditoriale nelle aree indutriali contermini.
La mancanza di adeguate infrastrutture e un valido contesto di riferimento, hanno fornito gli alibi nel recente passato agli industriali del Nord, lautamente finanziati dalle legge 219, al mancato reinvestimento delle produzioni, poste in essere, dopo le grandi “abbuffate” post sisma.
Se la Confindustria lucana e la Regione Basilicata fossero intervenute adeguatamente e avessero avuto un pò di coraggio e di sano orgoglio manageriale non ci sarebbe stato questo disastro e non avremmo avuto tante aree, ignobilmente, dismesse.
Fatta questa debita e angosciante premessa ci accorgiamo sempre più che l’industrializzazione in Basilicata , il TEXAS petrolifero e l’Acqua ,mai seriamente regolamentati e disciplinati a favore del bene pubblico lucano, non si sono mai tramutati in qualcosa di veramente NOSTRO.
I giovani imprenditori edili lucani presenti a Capri e l’assoluta mancanza di imprese lucane nell’indotto FIAT ne sono la conferma più lucida.
Con questi presupposti è difficile sperare in uno sviluppo autopropulsivo.
Con l’ingordigia dei boiardi, la Parentopoli del sottogoverno regionale, frutto di politiche clientelari cinquantennali e mai dome, è difficile immaginare un ruolo da protagonista della nostra Regione.
E’ difficile immaginare un nuovo rapporto virtuoso della nostra Università nello scenario dello sviluppo industriale lucano.
E difficile in questo deserto imprenditoriale ipotizzare quel soprarichiamato virtuso modello progettuale.
E’ difficile, oggi più di prima, ipotizzare che gli attuali modelli progettuali, caratterizzati da scarsa capacità di impatto con le realtà marginali, trovino la forte motivazione nelle problematiche, legate all’occupazione.
E’ difficile ipotizzare il Manifesto che rilancia il Lavoro giovanile.
Chissà quando sarà firmato in Basilicata un Accordo serio tra Regione, Università e Manager per le ristrutturazioni industriali e il già menzionato lavoro giovanile.
Nel passato cimentandoci con progetti caratterizzati dal massimo coinvolgimento delle strutture produttive e ,soprattutto, dalla conferma di una attenzione particolare rivolta dalla programmazione regionale alle imprese minori, si sono potuti approntare efficaci strumenti di sostegno rivolti alle PMI lucane con risultati davvero sconvolgenti in termini di occupazione giovanile (15-29 anni).
Oltre tremila assunti con la legge 863/84 meglio conosciuta come normativa di Formazione e Lavoro.
Oggi, forse, è del tutto scemata l’attenzione della Regione verso l’impresa minore.
Non vi sono più strumenti validati e riconosciuti sul campo formativo che producono la vera occupazione.
Siamo nel pianeta dell’occupabilità ( con le disarmanti ripercussioni) e i risultati sono desolanti, sconfortanti e scoraggianti.
Scorggianti sia in termini di occupazione giovanile, sia ,soprattutto, sul fronte delle politiche al femminile (dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto picchi altissimi) nonostante il colorito vespaio di polemiche nostrane e le presunte esternazioni di tanti lucani in libera uscita.
mauro.armando.tita@alice.it