Le denunce di Pitruzzella e le mancate riforme “liberali”

Pitruzzella, il garante della concorrenza, qualche mese fa  ha seriamente bacchettato sia il governo che le regioni sulle mancate  liberalizzazioni.

Da secoli, e, più volte,  lo abbiamo fatto, pure NOI.

Da secoli avevamo auspicato una seria applicazione della direttiva europea 36/2005.

Per secoli ci siamo sentiti  come  pellegrini solitari  in un eremo di montagna lucana.

Tante “lenzuolate”  da noi proposte per animare un dibattito che non si era e non si  è mai creato.

La nostra accorata denuncia   è stata   per decine di mesi  una deplorevole e ignorata  “vox clamatis in deserto”.

Nessuno, tranne un  serio docente dell’Università di Salerno.

Oggi, dopo, le picconate di Pitruzzella  affrontare il tema delle liberalizzazioni anche in Basilicata non mi sembra vero.

Le liberalizzazioni in Italia sono state  considerate dai partiti della “coalizione montiana” una sorta di male necessario da ingoiare con bocconi amari, possibilmente, in piccolissime dosi, quasi indolori.

E’ una coalizione di partiti  che pur  riconoscendo il “lavoro sporco” del Governo Monti auspica un  fallimento “tecnico” su  liberalizzazione e concorrenza.

Abbiamo incalzato il  governo  non sui pannolini,  sui farmacisti  e neanche  sui tassinari, ma, sulle  CONCRETE riforme delle professioni.

Riforme delle professioni che avrebbero dovuto  spazzare  via  i compensi milionari  dei tanti cosiddetti soloni del giornalismo, della medicina, dell’economia e, soprattutto, delle  finanze (vedi le disgustose stock option).

Riforme che avrebbero semplificato la Class Action con un minimo di decenza per la  difesa dei risparmiatori.

Risparmiatori da decenni vessati e spremuti dalle varie Bancopoli  italiane comprese quelle ormai  dimenticate della nostra  Banca Mediterranea di Somma, il padre dell’attuale Presidente della Confindustria lucana.

Bancopili che ha posto sul lastrico  settemila  piccoli azionisti lucani ,derubati e defraudati miseramente.

Sarebbero bastati questi  seri provvedimenti per avviare un primo e concreto tasso  di  RIFORMISMO  spendibile anche nelle nostre incrostate e faraoniche regioni.

Tasso di riformismo  fermo  a Roma e fermo  da secoli, anche,  in Basilicata.

Meraviglia, ancora adesso, e, molto, il silenzio assordante delle opposizioni lucane, cosiddette liberali.

Ce lo siamo chiesti più volte.

Ce losiamo chiesti più volte perchè in Basilicata non è mai stato avviato un “nuovo e serio mercato delle professioni”.

Mai avviato un serio “osservatorio delle nuove professioni”.

Mai avviata una seria “economia della conoscenza”.

Si naviga a vista e si fa leva su qualche esterno e sporadico appuntamento innovativo (Btobe di Tito, per esempio).

Il riformismo e le liberalizzazioni  in salsa lucana  ignorano da sempre  il nuovo mercato europeo dei vari  operatori del sapere.

Attrezzarsi con strutture dirigenziali snelle e altamente professionalizzate è  stato mai ipotizzato  e sarà pura utopia.

Adeguare le strutture  organizzative regionali al nuovo POR 2014/2020 è una mera chimera.

Tutto ciò  non è ancora in agenda.

Siamo a  meno di due anni dalla scadenza  del POR 2007/2013 e le strutture sono sempre meno funzionali e sempre più gerarchiche.

Non si intravedono nè riformismi di natura democratica  nè nuovi scenari di natura condivisa.

La  sfida  basata sulle nuove organizzazioni che doveva far cessare le mansioni subordinate ai   “capi bastone” di sempre  non è stata ancora  nè programmata nè proposta.

Tutto langue nell’oblìo assoluto.

Nelle organizzazioni e nella governance regionale non sono state ancora previste esperti  di diversa specializzazione e di diversa professionalità.

Langue da sempre una seria ristrutturazione organica.

Langue da sempre un serio profilo professionale dei vari funzionari.

La condivisione, l’esperienza e la interdisciplinarietà  dei progetti che doveva  superare il vecchio modello  gestionale e di carriera langue in qualche cassetto dimenticato dalle vecchie e ultraventennali  proposte organizzative.

Il  respiro di una nuova rappresentanza di interessi è ancora molto fioco.

“L’associazione delle  professioni” che avrebbe dovuto  sconvolgere   gli attuali assetti  di tipo “ordinistico” non è  sicuramente in agenda.

I nuovi talenti che devono  misurarsi con la nuova sinergia sociale fra le diverse aree delle professioni intellettuali non potranno mai  far leva su un seppur modesto “osservatorio delle professioni intellettuali”.

Osservatorio che, ob torto collo, deve seguire le modalità di “recepimento”  della direttiva comunitaria 36/2005 e farsi carico delle serie denunce di Pitruzzella.

Non è possibile delegare al solo  Governo  Monti il processo a cascata delle riforme delle professioni.

Governo Monti che, a sua volta,  ha deluso e  ha proposto solo un  timido decreto.

Al Presidente Monti e al Presidente De Filippo dobbiamo ricordare che, dopo, il tragico caso Batman, e’, definitivamente, tramontato l’istituto del “rinvio”.

Non ci possono e non ci devono essere più  margini di manovra per nessuno.

La vecchia  proposta dell’on.le La Torre di sfoltire il pubblico impiego, deve  prendere piede ,soprattutto, in Basilicata.

Tale proposta  deve essere ripresa.

Bisogna svecchiare definitivamente la macchina amministrativa dei burosauri ministeriali e  regionali, in particolare.

Abbiamo urgente bisogno di creare anche in Basilicata uno “spazio europeo della conoscenza”.

Spazio europeo che chiuda definitivamente con  la stagione odierna dell’ amicopoli e della parentopoli del “sottogoverno” regionale.

Spazio europeo e Osservatorio che devono aprire ,ob torto collo, non alle parentopoli,modello ATAC romana,(molto presente in Basilicata) ma,  alle  vere professionalità e al vero  management.

La Basilicata non può più  derogare con le sue  egoistiche corporazioni , incacrenite da un tessuto connettivo, troppo incrostato.

“L’imprenditoria garantita”, la “lobby delle consulenze”, l’oligarchia di sempre  richiamate ossessivamente dal Quotidiano  devono  fare posto ad una nuova, vera e non più  demagogica stagione delle professioni.

Una drastica inversione di tendenza si impone ,oggi ,dopo le dichiarazioni di Pitruzzella.

I giovani professionisti lucani dopo il decreto Monti  devono incalzare la Regione.

La Regione deve   facilitare   il  PERCORSO di questa nuova e importante rivoluzione liberale.

Con  l’approvazione del  decreto Monti i giovani professionisti lucani devono scrollarsi da dosso il fatalismo e la rassegnazione che li pervade da secoli.

Questi giovani devono   far sentire il loro fiatone ai politici di turno e alla gracile e immutata classe dirigente pubblica e privata lucana.

Solo in questo modo si crea la nuova élite agognata da Michele Napoli (vedi Quotidiano del 24 gennaio scorso).

Tutto ciò provocherà una sana e duratura inversione di tendenza.

Tutto ciò servirà a valorizzare  i tanti giovani talenti lucani sulla base delle conoscenze e sulla base della concretezza dei progetti proposti.

Finalmente  non sentiremo il bisogno del “santo in paradiso” e , forse ,supereremo l’attuale momento di  gravissima  crisi e di gravissima incertezza.

Valorizzeremo  i ricercatori, i quadri e i mediatori tecnologici e, forse, le cosiddette forze liberali lucane ,tanto appassite, oggi, avranno un sussulto di sano orgoglio lucano.

Queste figure saranno importantissime e fondamentali per aiutare le PMI lucane a superare le frontiere dell’innovazione con una nuova e seria dottrina manageriale.

Una nuova “dottrina manageriale” che dia il meritato riposo ai tanti  ed eterni politici imboscati e congelati da anni  nell’ ampio sottogoverno lucano.

Una nuova dottrina manageriale che non produca più le Bancopoli alla Somma e  non si immiserisca negli  egoismi odierni  di natura corporativa.

Solo in questo modo ricostruiremo  una nuova passione civile nei  giovani professionisti  lucani facendo  uscire il PD del portavoce nazionale Speranza  da una “secca” stucchevole ed  ambigua.

Siamo stanchi di corvi, fregoli e transumanze.

Usciamo definitivamente  dalle beghe di natura nostrana e autoctona e apriamo i nostri “polmoni” a nuovi respiri e a nuove boccate di ossigeno.

Ne abbiamo tanto bisogno  per   superarare questa ottusa  mediocrazia che ci persequita da anni con un insipido e stucchevole familismo, clientelismo di casta e un affarismo di maniera.

Affarismo, bieco familismo alla Lupi (Regione Piemonte), clientelismo di casta, ormai,  del tutto desueti, dopo gli ultimi, incresciosi e umilianti episodi alla Batman, tanto ripugnanti, quanto improvvidi.

mauro.armando.tita@alice.it                                                       

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