La campagna elettorale ha iniziato la presunta rincorsa di riavvicinamento alla cittadinanza attiva lucana.
Nessuno degli schieramenti politici ha introdotto la metodica dell’empowerment.
Empowerment basato su un processo di crescita sia dell’individuo che del gruppo, sull’incremento della stima di sè, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione.
Sono concetti che in Basilicata la classe dominante e non dirigente non ha mai posto in essere.
Nessuno ha rimesso in discussione il proprio ruolo all’interno di un territorio formato in prevalenza da comunità marginali e dalla presenza di due capoluoghi caratterizzati da grandi “vuoti urbani”.Vuoti urbani con problemi di degrado e di elevato tasso di occupazione giovanile.
Sarebbe bello se la campagna elettorale si cibasse di serie testimonianze come quelle puntualmente riproposte dai tanti libri di Renato Cantore (che continua a ignorare il grande Ed Mc Bain, originario di Ruvo del Monte).
Sono tanti i Lucanialtrove che possono dare una svolta seria alla nostra ricca e saccheggiata Basilicata.
I Sindaci carbonari sono il primo esempio di una nuova società lucana che non accetta più supinamente scelte paracadutate dal Governo Nazionale e dalla Regione Basilicata.
Speriamo che il Consiglio Regionale faccia tesoro di questa levata di scudi dei Sindaci dimissionari e crei quella legislazione sulle piattaforme petrolifere tanto invocata dal sottoscritto e dal Prof. Alliegro.
Con tale legislazione si potranno evitare i ” far west ” odierni.
Non avremo più sonde e non più trivelle sotto casa , nei pressi di Ospedali o Presidi sanitari, e nei siti industriali e agro-alimentari.
Solo con un divieto normativo il biologico e i prodotti di nicchia della Val d’Agri continueranno ad essere competitivi nei mercati che contano.
In questo modo il titolone di Repubblica dei mesi scorsi…”La regione chiusa con un fax” non avrà più ragione di esistere.
Saremo tutti più rispettati e la dignità riconosciuta ai Sindaci della Val d’Agri rivoluzionerà l’odierno sistema feudale lucano.
Lo “stereotipo” di un perdurante sistema feudale che, forse, si ciba con i paesini fantasmi, i campi abbandonati, le aree industriali dismesse e l’ assenza pressocchè totale di categorie sociali produttive, trova, putroppo, un senso nella mancanza assoluta di proposte serie per il futuro lucano.
Un “vuoto” che nè la partitocrazia lucana , nè la cosiddetta middle class, nè l’intellighenzia , nè le cosiddette categorie produttive e neanche le nuove generazioni riescono più a colmare.
Quel senso di “vuoto” che contraddistingue tutta “l’area dell’osso” contraddistinto dalla totale assenza di servizi alla persona, servizi specialistici ,banda larga e infrastrutture primarie.
Un dato, quest’ultimo che ripropone la Basilicata storica raccontata come regione atavica e ferma e, soprattutto, come realtà senza mutamento.
Noi crediamo che il nostro amato territorio e le nostre orgogliose genti lucane abbiano già dato tanto a storici, scrittori , sociologi e antropologi di diverse nazionalità ed “etnie”.
Noi crediamo che “l’intelletto lucano”, oggi, debba orientarsi sugli insuccessi e sul flop del modello economico per uscire dai soliti vizi di chiusure anacronistiche e investire un po’ più sulla virtù e sulla tenacia delle illuminate e ormai sparute “classi produttive” lucane, non vocate all’incentivazione.
Pochi sono i giovani imprenditori seri che vogliono crescere da soli senza “assistenzialismo genitoriale” e non vogliono essere più “tutelati” dai politici di turno.
Va citata, a tal proposito, una bella nota dell’ API materana che non disconosceva i grandi meriti della Regione distintasi per efficienza ed innovazione,grandi “capacità progettuali”, grandi performances dovute alla sola “capacità di spesa”.
Capacità di spesa che ha concretamente dimostrato “quanto e quando” la regione abbia saputo ” ben fare” con i fondi europei.
Una tale “degna dimostrazione” avrebbe dovuto caratterizzarsi per uno sviluppo senza crisi e senza sofferenze.
La realtà è totalmente diversa.
La crisi economica, aggravata dalle migliaia di cassintegrati e da licenziamenti forzati, è divetanta strutturale e l’occupazione non cresce da oltre dieci anni.
Si assiste, ormai da tempo, al depotenziamento del florido tessuto produttivo della micro impresa.
Sono lontani perfino i tempi dei bei “Rapporti dell’Economia Lucana” degli anni novanta.
Rapporti che davano all’impresa artigiana, prima dell’avvento FIAT , un ruolo prioritario per la crescita dell’ occupazione e del PIL.
Tanta occupazione e tanto valore aggiunto che faceva gridare al miracolo, nonostante, i gravi ritardi degli insediamenti delle aree industriali 219.
Oggi l’artigianato segna il passo, migliaia di aziende hanno chiuso i battenti, la crisi è irreversibile.
Nessuno si è mai chiesto perchè a tanta capacità di spesa non ha fatto seguito una seria efficacia degli interventi posti in essere?
Qualcuno ha ipotizzato che è mancata una vera “etica della partecipazione” e una vera metodologia basata sull’empowerment.
Non è mai esistito un vero processo economico scaturito dal “basso”.
Tutti, indistintamente, siamo caduti nella trappola della mera “autoreferenzialità” senza una seria responsabilizzazione degli ambiti locali.
Per queste serie motivazioni si attendono interventi efficaci in grado di coniugare crescita, sviluppo, professionalità e saperi.
Ci siamo battuti sulle pagine del nostro giornale per superare quella fase “dell’indistinto” che ha caratterizzato il nostro modello produttivo e industriale.
Abbiamo ribadito fino alla noia le nostre proposte concrete basate sulle joint ventures che avevano suscitato tanta ironia in presunti e poco attenti addetti ai lavori.
Oggi, tutto ciò, può decollare con la nuova legislazione basata su “saperi ed eccellenza” e sulla competitività.
Una nuova legislazione di cui la Regione Basilicata si è dotata e non potrà più ignorare.
E’ finito il tempo della buona legislazione (fine a se stessa)e della sua scarsa applicabilità.
I regolamenti attuativi devono essere semplificati e chiarissimi, così, come, lo chiedono con impeto i Sindaci Carbonari della Val d’Agri.
E’ un chiaro processo di discontinuità che i candidati al Parlamento devono fermamente riproporre in una vuota e poco propositiva campagna elettorale con uno scenario politico diverso e condiviso.
Uno scenario politico che deve fare leva sull’EFFICACIA degli interventi da porre in essere.
Uno scenario politico che chiuda definitivamente con il passato e con questo disgustoso alto costo del “non merito”.
Uno scenario politico, infine, che sappia coniugare, finalmente, efficienza ed efficacia, competitività e innovazione.
Una competitività, una innovazione, una efficienza e una efficacia tenute ai margini per troppo tempo dalla Politica di basso profilo e dalla furba Imprenditoria lucana, per troppo tempo, ipergarantita dal pubblico denaro e dalle filiere di partito.
mauro.armando.tita@alice.it