Cari ragazzi della Pro Loco di Ruvo del Monte, grazie di tenere viva la memoria del grande “Terremoto”.
Il Vostro accurato lavoro, non è solo la ricostruzione del ricordo di quanto accaduto nel nostro paese, ma può essere inteso come un omaggio doveroso a tutte le 2914 vittime di quell’immane disastro che, la sera del 23 Novembre del 1980, devastò una vasta area tra la Campania e la Basilicata. Infatti, il ricordo nitido dei nostri giovani concittadini, morti a Lioni, è commovente e porta alla mente la sofferenza atroce, provata da tutte le vittime.
Avete costruito un eccezionale documento “storico” su Ruvo; in esso si mettono in risalto le doti fondamentali degli esseri umani: la dignità, la solidarietà e il sostegno ai più deboli. I Ruvesi, nella tragedia del “Terremoto”, hanno dimostrato di possederle tutte e voi avete offerto agli antropologi la prova per certificarle. Sono doti “Rivoluzionarie” che si acquisiscono nel tempo e vengono trasmesse con l’esempio perché fanno parte del patrimonio genetico e culturale di una comunità. Questo vuol significare che generazioni di preti, di maestri, di medici, di professionisti in genere, di barbieri, di artigiani, di commercianti e di contadini hanno trasmesso ( e trasmettono ancora oggi) concetti tanto potenti da essere definibili rivoluzionari.
Per questo, tutti quelli (Istituzioni locali e semplici cittadini) che, durante il Terremoto, hanno dato un contributo qualsiasi per alleviare le sofferenze di una popolazione stremata e impaurita dalla forza devastante della natura (il demone che veniva dall’Ofanto è la descrizione più ricorrente di quella notte) si sono sempre sentiti orgogliosi, gratificati e consci di aver agito nella più nobile tradizione. E’ nostro dovere rammentare anche il contributo determinate offerto dalla poderosa macchina dei soccorsi (Comune di Bologna, Croce Rossa Italiana, Caritas e altre associazioni cattoliche, Chiese Evangeliche, Esercito, Pompieri, ecc). Fu decisivo anche il contributo di singoli o piccoli gruppi di volontari, venuti da regioni lontane e da quelle limitrofe (tecnici e operai). Nei periodi più bui, “Ruvo” fu portato per mano, per far si che a molti fosse possibile dare subito un riparo provvisorio. E’ opportuno ricordare che, grazie ai volontari, solo dopo qualche mese, il paese era puntellato e libero dalle macerie. A tutto questo collaborò attivamente la popolazione ed, in particolare, i giovani di Ruvo furono sempre impegnati tanto che meritano di essere definiti i precursori dell’attuale Protezione Civile.
Tanti protagonisti di quella “storia di Ruvo”non ci sono più. E’ bello pensare che, nell’Aldilà, siano attivi e sempre preoccupati per le sorti del nostro paese; le loro qualità umane ci rendono certi che sono al Vostro fianco e Vi aiutano nel Vostro difficile impegno perché la conoscenza, che Vi siete impegnati a diffondere, è garanzia di armonia e di sviluppo. Sono certo che, in questo difficile momento di pandemia globale, Vi incitano ad essere in prima linea e Vi invitano ad affiancare le Istituzioni locali (Comune, Chiesa, Medico di famiglia, Protezione Civile, Carabinieri, ma anche partiti, movimenti e altre aggregazioni) per gestire al meglio questo male oscuro e garantire un futuro a Ruvo del Monte.
La situazione attuale è più difficile di quella di allora perché il contesto è più fragile. La società globale, oggi, è divisa in due classi: protetti ed indifesi. La linea di demarcazione tra le due classi è diventata, nel tempo, sempre più sottile ed è facilmente valicabile nei due versi, per cui l’insicurezza è il sentimento predominante; questa è una complicazione che può portare ad avvenimenti sconvolgenti per tutti se non si mettono in campo idee innovative, elaborate dalla cultura giovanile. Gli indifesi più deboli sono i disoccupati sia giovani, sia padri di famiglia; persino la madre Terra è spinta dall’uomo, giorno dopo giorno, nel girone degli indifesi. Il Vostro contributo avrà un alto profilo quando sarà ispirato, sempre e comunque, alla protezione degli indifesi; potete pretendere che la politica locale, regionale e nazionale adotti questo vostro impegno, coinvolgendo altre associazione culturali. Chiedere progetti che danno lavoro è l’azione più efficiente ed equa per uscire da qualsiasi crisi; la Vostra forza deve essere la “convinzione” che non è questione di soldi per attuare un programma straordinario che elimini la disoccupazione cronica ma solo di volontà politica di rendere equa la distribuzione degli stessi.
Vi Abbraccio e mando una carezza a tutti .
Antonio Rita