Le amare affermazioni di Carrano, Presidente uscente della Confindustria lucana, ci fanno riflettere oltremodo.
C’è una Basilicata che trama e non vuole perdere privilegi di casta e rendite di posizione e una Basilicata che produce in silenzio.
E’ una conferma alle nostre secolari denunce.
Da secoli, nell’oblìo e nella totale indifferenza auspichiamo un nuovo “agire politico”.Un “nuovo agire politico” che possa dar luogo all’azzeramento totale della vecchia guardia e a un dovuto e ambìto ricambio generazionale (non solo slogan).
Non è pensabile che da oltre un ventennio “impattiamo” con i “soliti noti” di sempre.
Avvertiamo, in un momento di grande ignavia e di grande pavidità la stessa esigenza e la stessa voglia.
Una voglia di guardarsi in faccia.
Vogliamo guardare in faccia una nuova dirigenza e un nuovo modello di sviluppo.
Un nuovo modello che non dimentica le vecchie e vittoriose battaglie sindacali degli anni ’70 suggellate da congrui aumenti salariali..da dignità e da diritti a favore dei più deboli.
E’ bastata un’ amara riflessione di Carrano a sconvolgere assetti e rapporti consolidati nel tempo.
Non vorrei soffermarmi sulle tantissime voci che si sono levate dal panorama sindacale e non.
Con questa cruda e tanto sincera nota confindustriale di uscita, abbiamo recuperato anni di ingiustificato ritardo dei mass media(escluso il Quotidiano) e della classe politica lucana.
Troppi silenzi, troppa pavidità e molta complicità hanno caratterizzato il rapporto Società Dominante e Classe dirigente.
In tutta questa polemica è mancata ancora una volta la voce della Chiesa lucana.
Sarei curioso di conoscere il pensiero della Chiesa di “frontiera” e della CEI lucana.
Timide sono le osservazioni, timida e del tutto assente è la riflessione sulla basilicata privilegiata e di casta del Presidente Carrano.
Quasi a voler suggellare e confermare l’intoccabilità e la supremazia dell ‘attuale dirigenza lucana.
Del resto è risaputo che la dirigenza lucana opera nell’oblìo assoluto.
Ma, al contario, siamo moderatamente soddisfatti che , per la prima volta, la Confindustria lucana, per bocca del suo presidente uscente, sovverta lo staus quo e tante coscienze.
E’ davvero strano che, dopo, decenni di strano e ambiguo collateralismo, la Confindustria lucana contribuisca a smuovere acque stagnanti e putride.
Acque stagnate da tempo immemore.
Il Quotidiano, nell’accezione cassandriana, ha contribuito a denunciare da sempre modi e metodi, tanto conosciuti, quanto praticati.
Ha contribuito con servizi e reportage a denunciare cose ovvie e per certi versi lapalissiane… sconosciute all’opinione pubblica lucana.
Servizi e reportage assurti a meri “manifesti politici”.
Se , invece , come sostiene Davide Rondoni sull’Avvenire del 17 febbraio scorso, siamo ormai tutti rattrappiti nel cuore e nella mente vorrà dire che ci meritiamo la dirigenza senza classe che abbiamo.
Se, per il Segretario del PD lucano e per Mons. Superbo il LAVORO continua ad essere l’oggetto privilegiato delle loro riflessioni, bisognerà che gli stessi “entrino” nel merito di tante scelte.
Scelte che, il Segretario Speranza ha ammesso che sono il più delle volte, “calate” dall’alto, senza un doveroso “briciolo” di dialogo con il territorio.
La crisi del mondo industriale lucano e la sua ambiguità, le incompiute storiche, il mordi e fuggi di tanti industriali del Nord (con miliardari bottini), “spacciatisi per cattolici” il ruolo dimesso e fragilissimo delle banche lucane devono far riflettere la Chiesa lucana e le sue Gerarchie.
Non basterà più il vecchio decalogo ,ormai dimenticato, del Presidente uscente Carrano o le sue ultime amare constatazioni.
Ci vorrebbe anche per la Basilicata una nuova e vera “Impresa Etica”che non faccia leve sulle varie 488 di rapina come giustamente fatto rilevare dal direttore Leporace.
Una impresa Etica ,anche, lucana, tanto auspicata “dall’Avvenire” nei mesi scorsi.
Tanti sono gli attori sociali e tanti sono gli uomini di buona volontà impegnati al riguardo.
Sarebbe bello se le nostre Industrie nei prossimi mesi applicassero il protocollo SA8000, con relativa certificazione sociale.
Sarebbe bello certificare aspetti della gestione aziendale lucana ,attinenti la responsabilità sociale, con un vero e serio codice etico.
Una responsabilità sociale e un codice etico promosso dalla CEI lucana e applicato dalla nuova Confindustria lucana per far:
-Rispettare i diritti umani;
-Tutelare i diversamente abili;
-Garantire sicurezza e salubrità sul posto di lavoro.
Con il certificato SA8000, un’impresa seria, non delocalizza, attua processi interni, in grado non solo di promuovere salute e sicurezza , ma, soprattutto, di concedere libertà di associazione e diritto alla contrattazione collettiva e di contrastare discriminazioni e pratiche non previste dall’art.7 dello Statuto dei Lavoratori.
In Italia le sole imprese che applicano simile codice etico , guarda caso, sono allocate nelle tre Regioni” Rosse”. (Emilia Romagna, Toscana e Umbria).
E’ un caso, o c’è qualcosa d’altro.
PD, Regione Basilicata , Sinistra Lucana e Sindacato, prendano esempio e diano concreta attuazione a tale virtuoso percorso etico con il serio coinvolgimento della CEI lucana.
Ogni tanto, pure noi lucani, facciamo qualche cosa di “veramente” democratico e di sinistra…stanchi come siamo di furbizie e privilegi di casta, di liberalismo selvaggio, di derivati , di umilianti (per noi) stock option, e ,soprattutto, di stupidi nepotismi, ormai desueti.
Mauro.Armando.Tita@alice.it