La vittoria di Bersani e le incrostazioni di sempre

La “bulgara” vittoria  lucana di Bersani ci riporta alla mente le sue belle riflessioni sul Mezzogiorno e sulla “sua” Basilicata.

Una regione  che si è fregiata del riconoscimento dato a Roberto Speranza chiamato al Coordinamento Nazionale delle Primarie.

Ripartire dal Mezzogiorno è cosa seria.

Purtroppo,in una regione dove la Banda larga è ancora un miraggio, parlare di sviluppo economico e  futuro produttivo è una chiara provocazione.

Carrano  presidente uscente della Confindustria ebbe a dire provocatoriamente  che c’era  una Basilicata che tramava  e non voleva  perdere privilegi e rendite di posizione e una altra Basilicata virtuosa che produceva  in silenzio… senza alcuna franchigia di natura politica.

Commentare queste amare riflessioni ci  induce a riflettere sulle “incrostazioni” lucane.

Incrostazioni lucane mai seriamente rimosse dal nuovo centro-sinistra.

Sradicare lo zoccolo duro delle caste secolari lucane è da sempre esercizio impossibile.

Le Caste lucane quelle descritte dal povero Giovanni  De Blasiis sono irriducibili e irremovibili.

In un momento di gravissima crisi economica e sociale dove il Sud  affonda sempre più con una patogena disoccupazione giovanile  ripercorrere, almeno,  con la memoria,   i virtuosi percorsi del passato è cosa buona e giusta per il nuovo corso bersaniano.

Percorsi virtuosi che hanno fatto del Metapontino la California d’Europa e della Piana di San Nicola uno dei più apprezzati poli industriali dove svettano Fiat Sata e Barilla.

Due forti presidi industriali che hanno consolidato l’occupazione e non hanno licenziato maestranze per oltre un ventennio.

Erano  i “luoghi  forzieri” della politica lucana.

Luoghi forzieri  evocati più volte da Paolo Albano che ci fanno  rivivere, ancora oggi, pagine di  intense e positive  esistenze  vissute  con consapevolezza,  brìo e sincerità.

Esistenze virtuose, oggi,  cadute definitivamente  nel dimenticatoio.

Esistenze svuotate di pagine di desiderio, di ideali  e di speranza per il futuro nonostante il successo bersaniano.

Esistenze  avare  di pathos.

Esistenze “controllate” da una dirigenza senza “classe”.

Da anni sosteniamo (sempre più annoiati e disarmati)che l’agire politico  lucano e le prospettive strategiche cui deve tendere una seria e  nuova classe dirigente  politica lucana devono essere sperimentati sul campo.

Il primo agire politico di una vera  classe  dirigente  deve essere indicato  e “precostituito” nel varo dell’eterno e innovativo Statuto regionale (qualche giorno fa ripreso dalla Conferenza dei Capigruppi regionali).

Per un bersaniano come Roberto Speranza (ora anche leggittimato dal successo elettorale) deve significare non rinnovare e non creare i subbugli dei rimborsi spese  e iniziare a tagliare i costi esosi del sottogoverno e chiudere definitivamente con le filiere.

Filiere che hanno  poco ha da spartire con la  giusta strada  imboccata dal riformismo bersaniano lucano.

La   definizione di un nuovo progetto di sviluppo e il varo del nuovo Statuto devono  essere il “credo” bersaniano su cui poter creare la tanto agognata  “regione senza confini”, superando i tanti SOS , lanciati dalla Società Civile lucana.

Non sono bastati gli ultimi dati dell’ISTAT a far invertire una tendenza.

Non sono bastati i trend negativi sullo “status” delle famiglie lucane.

Anche i  partiti della Sinistra radicale lucana (ai quali è stato riservato un posto nel CdA di AQL) dovranno riflettere seriamente sul  “proprio” ridimensionamento, e sullo scarso radicamento sul territorio (eccezion fatta per l’isola felice  SEL di Rionero).

Forse la risposta che darà Bersani va nella bella direzione di azzerare tutti i posti “presi” dal PD nei  vari CdA con il sistema delle deplorevoli lottizzazioni.

Forse Bersani e il suo gruppo maggioritario daranno vita a una nuova stagione energetica chiamando il premio Nobel Rubbia.

Sono queste alcune delle ragioni sulle quali conviene spendere una qualche riflessione che può essere fornita dall’approvazione dello Statuto con tutte quelle belle ” variabili ” incorporate.

L’approvazione immediata dello Statuto regionale  deve  produrre provvedimenti positivi negli interessi generali della regione e deve superare anacronistiche contrapposizioni interne.

Lo Statuto deve porre quei limiti istituzionali all’egemonia partitocratica.

Lo Statuto  deve imporre un limite  alle degenerazioni clientelari di tipo autoreferenziale di questi ultimi anni, che ha visto la middle class lucana quella asservita ai voleri della politica, sempre più protagonista.

Lo Statuto deve   limitare la  vera marginalizzazione delle classi meno abbienti e, quindi, sempre più subalterne.

Lo Statuto deve eliminare  “salti della quaglia” e respingere i vecchi trasformismi  del secolo scorso.

Lo Statuto deve chiudere con  la Basilicata marginale, divisa e spezzettata dai vari pastrocchi.

Lo Statuto deve essere  posto in grado di produrre  un circuito virtuoso che deve spezzare i privilegi di casta.

Oggi che l’impoverimento globale della Basilicata  ha definitivamente consumato gli ultimi residui effetti positivi dei vecchi “luoghi forzieri” dobbiamo registrare che la classe politica lucana non produce più “stipendiopoli”.

La rete capillare del vecchio  “blocco” democratico, controllore dei centri decisivi dell’intervento pubblico è stata  vanificata  da una crisi interminabile dell’industria lucana.

L’impossibilità a disporre dei mezzi finanziari indispensabili, per risanare i mali della regione, preclude automaticamente ogni velleitarismo di qualsiasi altra “area politica” sia quella  riveniente dalla Società Civile  sia  quella formata  dalle aggregazione dei partiti e di altre forze minoritarie.

Su queste basi la fase di scollamento in atto deve  segnare il passo con la vittoria di Bersani  e riprendere un flebile lumicino di “Speranza”.

Gli uomini di Buona volontà e l’intellighenzia lucana bersaniana  saranno chiamati alla Proposta e  sognando un po’…tutto sarà circuitato virtuosamente verso un riformismo  da troppo tempo ingiustamente CONGELATO.

Su queste basi , lo Statuto regionale , arricchito dalle tante virtù riformistiche bersaniane , forse, con tanto “nostro” ingiustificato ottimismo e con tanto eufemismo può “farsi” concreto  segnale di cambiamento, di incivilimento e di crescita  della Comunità.

Lo speriamo con un motto agrodolce, se sono rose fioriranno, se sono cachi….

mauro.armando.tita@alice.it

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