Caro Piero,
forse, dopo , lo sciagurato caso di Prato la relazione annuale dell’INAIL lucana ci ha parzialmente confortato.
Il trend a ribasso degli infortuni sul lavoro ci consola dopo anni di “primazie”.
Resta allarmante il comparto agricolo.In Basilicata da decenni abbiamo lanciato tanti SOS condivisi dalla CIA Basilicata e sosteniamo che gli infortuni seri sono circoscritti all’agricoltura, in primis, e, all’edilizia.
Le morti sul lavoro non sono mai state dimenticate dal Quotidiano e dalle poche e serie forze democratiche e sindacali lucane.
Una seria cittadinanza attiva non può far mancare la sua solidarietà.
La morte dei sette operai cinesi ci addolora e ci ricorda l’immane sacrificio di vite umane, vittime del lavoro.
Non abbiamo mai fatto mancare la nostra voce.
E’ una grande ingiustizia che si ripete con una continuità esasperante.
Qualche tempo fa abbiamo denunciato un clima pesante per le continue “distrazioni” nel campo della sicurezza sul posto di lavoro.
La Basilicata ha avuto un triste primato per infortuni e vittime del lavoro, nel 2009 siamo stati i primi in Italia.
Auspicavamo una diversa sensibilità.
La marcia “pasquale” di qualche tempo fa dei boy scout potentini con la presenza di Mons Superbo e delle dirigenze INAIL di Basilicata è sempre degna di essere menzionata.
Una marcia che aveva recuperato tanta indifferenza sociale del tutto ingiustificata.
Era una prima risposta ai tanti SOS lanciati sulle pagine del Quotidiano dal sottoscritto e da tanti sensibili opinionisti da oltre un decennio.
Sos lanciati con asprezza e rabbia tra i tanti silenzi della politica e degli addetti ai lavori.
Il nostro grido di dolore era stato, parzialmente, colto e recepito dalla Chiesa.
La nostra sensibilità depauperata e sottovalutata da un OBLIO assoluto delle istituzioni preposte, dopo tanti anni aveva dato, finalmente, frutti insperati.
Quasi come un tragico destino ci eravamo fatti carico delle tante morti di adolescenti nelle aziende agricole e citavamo testualmente:
“Non vanno dimenticate, oltre, ai tanti morti sul lavoro, le tanti morti bianche in agricoltura; forse era importante che venisse a galla la situazione incresciosa, mai, analizzata, e mai approfondita, determinata da tante giovani vittime innocenti”.
Centinaia erano e sono i giovani immolati da una conduzione familiare autoritaria e approssimativa delle nostre aziende agricole.
Quanti bravi ragazzi imbarbariti, plagiati e soggiogati da padri-padroni rumeni o extracomunitari.
Bravi ragazzi che devono subire e lavorare, dall’alba al tramonto, per completare i lavori agricoli di famiglia, sfruttati, come, sono, da un mercato ingiusto e poco remunerativo.
Chi prende le difese di questi giovani?
Chi prende le difese di questi cinesi schiavi e clandestini?
Sono tanti i casi eclatanti di adolescenti morti nelle campagne lucane.
Finalmente nell’ ormai lontano 2009 si era usciti dal torpore, l’INAIL di Basilicata e la Chiesa dei Movimenti giovanili lucani avevano voluto denunciare e sensibilizzare l’opinione pubblica lucana sulle morti bianche in agricoltura e sul lavoro.
Eravamo stanchi e molto imbarazzati da una stampa e da mass media lucani dalla memoria corta.
Non potevamo, non possiamo e non potremo mai più tollerare l’ennesima morte bianca soprattutto di un adolescente.
Tutto ciò era ed è tremendamente ingiusto.
Le agenzie educative “Scuola Chiesa e Famiglia lucane che avevano recepito la gravità degli infortuni e della mancata sicurezza sui luoghi di lavoro non avrebbero dovuto mollare.
Dovevano incalzare le istituzioni, in primis, il PD lucano.
I Valani di ieri, i pastorelli sfruttati delle nostre aree marginali erano stati sostituiti dai ragazzi macedoni e rumeni di oggi.
Vogliamo che in ogni azienda agricola lucana e in ogni cantiere che si rispetti venga immmediatamente esposto quel serio e concreto “Piano di Sicurezza” propedeutico alla prevenzione.
Vogliamo sperare che i Sindacati da una parte e le Organizzazioni di Categoria dall’altro, pongano l’annosa questione ai loro Centri Studi Formativi Nazionali, così come ha fatto timidamente la regione Basilicata qualche ventennio fa con i “security manager”.
La sinergia mista pubblico -privata (Regione – Confedrazioni) pur essendo stata definitivamente abbandonata deve riproporre le sue progettazioni virtuose.
Progettazioni finalizzate all’occupazione e alla sicurezza sul posto di lavoro e al definitivo decollo del territorio.
Un territorio che sappia apprezzare, come, nel passato, progetti finalizzati all’occupazione con la presenza dei, già, citati, security manager.
La presenza di queste figure sarà sicuramente l’antidoto ad ogni nuova forma di sfruttamento o peggio di nuovo schiavismo.
Su queste basi va ricercato il nuovo modello economico italiano e lucano, in particolare.
Un modello che bandisca per sempre la precarietà e la furbizia dei presunti e tanto poco affidabili imprenditori s-pregiudicati.
Imprenditori locali s-pregiudicati che devono essere denunciati ed emarginati.
Oggi il mondo lucano degli “addetti ai lavori ” deve riprendere con più determinazione la bella iniziativa del 2009 organizzata dall’INAIL Basilicata e dalla Chiesa potentina delle comunità giovanili .
Iniziativa che rivolga la sua attenzione a un nuovo codice etico e a una “vera” Imprenditoria, sana, moderna e democratica, in grado di emarginare lavoro nero e nuovo Schiavismo.
Speriamo che, tutto ciò, sia foriero di un nuovo agire politico, dopo, anni di oblìì e di approsimazioni varie, e sia, soprattutto, un serio monito per i nuovi Assesori regionali al Lavoro e all’Agricoltura.
mauro.armando.tita@alice.it