Pubblicato sulla pagina di PRIMO PIANO del Quotidiano della Basilicata del 12 giugno c.m.
Da secoli denunciamo lo spreco, le disgustose clientele e l’andazzo maleodorante del sottogoverno lucano.
Il Caso Vita/Fannulloni è l’emblema di una protervia e di una supponenza partitocratica e pansindacale accentuata.
Il tema della macchina organizzativa dei nostri Enti sub regionali, forse, potrebbe non interessare una distratta opinione pubblica lucana.Forse non tutti sanno che l’ organizzazione burocratico-amministrativa del sottogoverno lucano “riassume” un buon 60% delle attività produttive locali legate all’Energia (SEL), all’Edilizia (EPER) all’Agricoltura e all’Agrindustria,(ALSIA e Arbea) e all’Ambiente (ARPAB).
Sono tanti gli atti amministrativi e monocratici della “burocrazia” subregionale.
Il Bando di evidenza pubblica, l’appalto e la buona conduzione dei lavori sono il viatico per il completamento di tante opere necessarie alla cittadinanaza.
Una buona e preparata “burocrazia” doveva facilitare corretti rapporti fiduciari e di stima reciproca, tra “amministratori” e “amministrati”.
Perfino l’indagine di Repubblica di qualche anno fa sul personale degli Enti Locali del Mezzogiorno ci riproponeva, in modo brutale, il tema dell’assenteismo e della “virtuosità” .
Più vi sono dipendenti frutto di partitocrazia, caste familiari “discendenze obbligate” più aumenteranno protezionismo, protervia e parassitume.
Il tema del’assenteismo e della meritocrazia non è mai stato affrontato seriamente.
Il tema dei Fannulloni non è stato neanche sfiorato dalla nostra classe dirigente.
Classe dirigente di dubbia professionalità.
Nelle nostre “insane” abitudini locali accettiamo rassegnati questo modus operandi come segni del “destino”.
Oggi non dovrebbe essere più così dopo lo sfogo di Vita.
L’obbligo degli orari di lavoro deve essere valido per tutti e non un puro optional.
Molti dipendenti filtrati dai partiti stentano a governare i processi odierni della macchina amministrativa.
Il sottogoverno regionale non ha mai attivato seriamente “reti e progetti comunitari”.
Questa incresciosa situazione fornisce l’alibi ad Amministratori, senza scupolo, per marginalizzare le vere “professionalità interne” e aprire agli incarichi esterni .(vedi Consorzi di bonifica del Vulture e i novi milioni di debiti riscontrati).
Se esse non sono valorizzate adeguatamente sarà difficile creare il percorso virtuoso e la condivisione degli atti e dei fatti “economici locali”.
Troppi “incarichi esterni” e troppe esternalizzazioni dei servizi producono l’attuale status quo.
Troppe volte è intevenuta la Corte dei Conti.
Purtroppo, anche, in Basilicata l’assenteismo del personale ha raggiunto picchi insostenibili.
Se non fosse per “quell’agguerito plotone di funzionari ligi al dovere ” il nostro cahier des doleances” sarebbe fittissimo di “buchi neri non coperti”.
Eppure alcuni funzionari regionali esperti di Fondi europei erano l’orgoglio delle nostre popolazioni locali.
Gli amministratori locali lucani, fino agli inizi degli anni novanta, fondavano il loro successo politico, sul senso del dovere e del fattivo impegno di questi funzionari seri e preparati.
Le amministrazioni locali si misuravano sul grado di conoscenza e di competenza esercitato dai seri dipendenti.
Sembra un secolo ma, fino a qualche decennio fa, i Comitati Civici, i Patronati assistenziali per gli anziani i Centri Sociali locali e i Comitati locali di sostegno allo Sviluppo erano organizzati ed animati da funzionari Comunali.
La figura del funzionario nei nostri Comuni enei nostri organismi subregionali copriva e surrogava le defaillances di uno Stato “padrone” e assenteista.
La figura del funzionario preparato supportava eventuali manchevolezze degli Amministratori locali.
Oggi quell’immane impegno è stato sostituito da “scollamento e disistima reciproca tra lavoratori”.
Un egoismo mutuato, da forme di cinismo, ha preso il posto del rapporto amicale e fraterno di qualche anno fa.
Sembra che regni sovrana la “discordia”.
Tutti armati di rabbia e pronti a “denunce” e a “vertenze”.
Un clima di solidarietà e di reciproco aiuto è per sempre bandito.
Al contrario si avverte un clima di ostilità, mai domo.
Chi paga questo infernale status quo?
Su chi si riflette questo negativo modus operandi?
Certamente sui più deboli e sugli ultimi.
Oggi, putroppo, i temi dello sviluppo lucano non potranno più partire nè dal subgoverno regionale (come avveniva con l’ESAB di Scardaccione) nè dagli Enti Locali.
Troppi sono i Piani “sociali” e i Progetti vanificati da una assurda gestione approssimativa degli Enti Locali e delle Agenzie subregionali.
Bisognerebbe invertire del tutto l’attuale modus operandi e coinvolgere in forma adeguata e sostanziale i seri e competenti funzionari ,fuori partito e fuori sindacato .( ammesso che ve ne siano).
Tutti i cittadini avvertono questo disagio.
Tutti i cittadini avvertono questa grave forma di scollamento.
Tutti i cittadini lucani hanno preso coscienza che incarichi e consulenze sono gravate da ulteriori forme di tassazione.
Siamo coscienti che il Subgoverno regionale pur in presenza di tanta contribuzione a fondo perduto (trenta milioni di euro all’anno))non ha creato nuovi rapporti con l’Unibas.
Unibas che accomula risorse regionali pubbliche senza un serio riscontro e senza una seria analisi costi/benefici.
Ognuno lavora (è un eufemismo) in sordina.
Tale tendenza è stata richiamata ultimamente e lucidamente dai Rapporti Istat, Svimez, Unioncamere ecc. .
Perfino il tasso di analfabetizzazione è rimasto inalterato nei nostri Comuni.
Allora qual’è il vero rischio?
Un rischio che, incosapevolmente, si trascina da decenni e che è diventato l’incubo di tanti cittadini , dotati di buona volontà, che mal si adeguano alle carenze strutturali dei nostri Enti sub regionali e mal sopportano l’incuria e la superficialità dei nostri Comuni.
L’incubo, ancora oggi, è rappresentato dalla loro scarsa capacità di spesa e da una ulteriore incapacità di gestione e di impatto progettuale con la committenza locale.
Si esternalizza in un crescendo di interventi avulsi dalla realtà quotidiana.
Sono queste le vere motivazioni di una vera debàcle, sempre più manifesta, delle nostre realtà territoriali dove, purtroppo, da sempre regna incontrastata e sovrana una “oligarchia di professionisti locali ” lenta a morire.
Una “oligarchia” che non è stata per niente scalfita nè dalle timide lenzuolate di Bersani nè dalla famosa “agenda Giavazzi”.
Una “oligarchia” fatta di gruppi di pressione e di piccole lobbies che esercitano i loro privilegi sotto forma di “diritti”, senza alcun mandato popolare, con la pretesa di agire nell’interesse della intera comunità lucana.
Una “oligarchia” che non ha arretrato di un centimetro la propria presenza e il proprio ruolo.
Pari opportunità, reciprocità, affiancamento, nuovo sistema di relazioni, sono slogan presenti solo in qualche Focus con Barca.
Un nuovo sistema di relazioni che faccia leva sui seri obiettivi e sui risultati è una pura utopia in Basilicata.
Potremo cavarcela con una semplice ricetta: “Basterebbe fare il contrario dell’esistente e chiudere definitivamente con autoprotezioni e privilegi”.
Sarebbe troppo comodo da parte nostra auspicare una rivoluzione copernicana al riguardo, ma, ripensare all’intero sistema lucano delle protezioni, della rappresentanza e del merito non è più peregrino e non rappresenta più una utopia.
Oggi, la globalizzazione prima e l’Unione europea dopo, ci impongono di coinvolgere le istituzioni e le realtà economiche locali e, soprattutto, di mettere in campo le energie migliori, per chiudere, definitivamente, con lentezze, furbizie, egoismi e protervie e clientele ingiustificate (vedi ARPAB) .
Farsi promotori di questo nuovo “ruolo guida” significherà per il nuovo Governatore della regione Basilicata creare la vera “Regione senza Confini e senza sudditanze”.
Una regione LIBERA, CONSAPEVOLE e AUTODETERMINATA.
E’ una scommessa che si può vincere e che non può più essere vanificata da mezzi uomini, da arredi umani,da demagogie , da interventi dilatori e da tribalità varie.
Mauro.Armando.Tita@alice.it