Sulla prima pagina del Quotidiano della Basilicata e in tanti blog “impazza” questo mio lungo approfondimento sul ruolo dei “vecchi giovani DC”,dopo le repliche di Paolo Albano (dirigente regionale) e Giovanni Di Pilato (già dirigente della Confindustria Basilicata.
Un’arena che si ciba di seri editoriali e di lucide analisi.
Questi dirigenti dell’epoca con la boria di sempre hanno preferito glissare e dare il testimone alle sole anime sensibili.
Anime sensibili come quelle di Paolo Albano e Giovanni Di Pilato che hanno a cuore la Verità, con tutte le sue diverse implicazioni.
L’appassionato dibattito scaturito dalle mie critiche ai giovani vecchi Dc si allarga a macchia d’olio con lucide riflessioni e tante mail.
La Balena Bianca non è parte della storia politica lucana è LA STORIA politica lucana degli ultimi cinquant’anni.
Partito con maggioranze bulgare, Partito che ha governato tutti i gangli del potere regionale,provinciale e locale con presenze ingombranti nel ginepraio del sottogoverno lucano.
L’accorata e moderata nota del caro Giovanni Di Pilato non fa una grinza per passione e onestà.
L’accenno al modello lucano e la crisi di crescita industriale ultradecennale con un PIL drogato dalla Fiat/Sata si presta,però, a una piccola riflessione.
Una riflessione che si deve nutrire non di facili capri espiatori o di desueti pensieri antidiccì, ma, di precisi e puntuali “accadimenti” politici.
Accadimenti politici che hanno dato luogo a Disastri incommensurabili come l’ ASI e la bancarotta della Mediterranea che hanno inciso profondamente sul tessuto connettivo della piccola e media impresa lucana.
Sono squarci incolmabili.
Da un dirigente di Confindustria, caro Giovanni, avrei preferito una lucida analisi su queste patogene questioni, che, unite alla totale dismissione delle industrie 219 e del Polo Chimico ex ANIC, chiudono per sempre una stagione felice.
Una stagione che si era cibata di un favoloso periodo del comparto tessile abbigliamento e del salotto.
Oggi tutto è irrimediabilmente fallito.
Fallito come (lo ha ammesso candidamente Di Pilato)il “modello” lucano.
Non credo di essere il qualunquista pronto a sparare nel mucchio.
Al caro Giovanni come a tanti amici Sindaci democristiani della mia epoca, in primis Angelo Spada, Sindaco di Palazzo, ho sempre ammmirato l’umiltà e la competenza e, soprattutto, il coraggio di prenedere decisioni drastiche e dolorose, per chiudere, definitivamente, con mele marce e dispotismi locali, poco democratici.
Se questo tipo di DC avesse avuto lo spazio dovuto,oggi, caro Giovanni non saremmo quì a discutere di fallimenti e di sprechi.
Per i giovani DC dell’epoca che hanno fatto fortuna in Parlamento e alla Regione, mio malgrado, devo ribadire che, per loro , la clientela era al primo posto successivamente venivano inserite nelle varie agende politiche lo sviluppo delle aree interne e le infrastrutture primarie.
Infrastrutture primarie che mancano e languono ancora oggi.
Lo stesso Paolo ci parlava dei percorsi stradali e interpoderali di tante aree interne lucane, poco raggiungibili.
Se la DC di Colombo ha favorito l’industria chimica Liquigas del cav. raffaele Ursini non è la Dc che abbiamo amato.
Il cav Ursini aveva ereditato da Virgillito, grande manovratore di Borsa, il gruppo Liquigas portandolo immediatamente al fallimento.
Le conseguenze fallimentari della Liquichimica di Tito (compresa la bonifica del sito industriale) sono ancora sotto gli occhi di tutti con cassintegrati secolari e pensionamenti “baby”.
Se la DC è quella di Pasquale Saraceno e dello sviluppo delle colture irrigue lucane quella è la Dc che abbiamo amato e rispettato.
Una Dc che arranca neIl’arena politica locale.
Una Dc dai mille volti.
Tanti giovani cattolici odierni da Fausto Santangelo a Domenico Martino che si avvalgono di web e ADSL cadono nella retorica che lo stesso Martino aveva individuato in una buona parte della dirigenza PD a cominciare dal suo segretario regionale.
Pur tuttavia devo constatare che in questi ultimi tempi il PD, partito regione, non riesce a interpretare le esigenze della gente e dei giovani, in particolare.
Sembra che parlare dei problemi della gente in certi “ambiti ristretti” crei un certo fastidio.
Auspicavamo con il PD,lo abbiamo detto e confermato, tante volte , fino alla noia, discontinuità e rinnovamento, una società lucana, più giusta, più equa, più umile e più semplice.
Abbiamo molto ragionato sui primi passi e sul Pantheon.
E’ inutile sottoporre i lettori del Quotidiano ad una ulteriore analisi, alle tante che si sono susseguite in questi ultimi mesi.
A giudicare dagli editoriali dei tanti opinionisti vince e si riafferma, struttura, radicamento e “pacchetto azionario” con relative filiere, come nella vecchia DC.
L’esempio delle cosiddette parlamentarie ne è stata la prova provata.
Avevamo creduto in una nuova primavera giovanile lucana ci rendiamo conto che tante ed eventuali ” alternative” sono state stritolate e sconfitte sul nascere da ambizioni e sete di potere.
E’ stata solo “un’orgia retorica” sui giovani.
Anche su questo è mancata la fascinazione di un rinnovamento dovuto.
Bisognava dare un segnale vero di discontinuità con il passato.
I giovani dovevano sentirsi, come, non mai, protagonisti.
I giovani del PD lucano si sono accontetati del successo di Speranza.
Per produrre i cambiamenti profondi e per conseguire risultati palpabili la prima e fondamentale condizione per il PD doveva essere la qualità della cultura civile.
Qualità della cultura civile mai presa in seria considerazione.
Per queste ragioni il progetto del PD che, a parer mio, aveva prodotto, negli anni scorsi, buoni momenti di di vita e di relazioni, dentro e fuori le istituzioni si è infranto miseramente.
Oggi si segna il passo.
La smania dell’incarico unita all’ingordigia dei boiardi ha prevalso su tutto.
Su tutto ciò deve riflettere Speranza e Bersani per non creare quella DC che abbiamo tanto combattuto.
Era auspicabile costituire per il soggetto politico PD un esercizio alla formazione della vera cittadinanza attiva.
Una cittadinanza attiva lucana che con le migliaia di elettori delle primarie e con il voto bulgaro delle regionali desiderava una vera rivoluzione copernicana.
Oggi assistiamo a comportamenti ignavi.
Le ultime prese di posizione delle varie anime cattoliche del PD e del pugno chiuso di speranza ripropongono il mai dimenticato tema della fusione fredda.
Noi che abbiamo criticato tanto gli scettici della “fusione fredda” per il loro snobismo e per il loro cinismo di maniera, dobbiamo convenire, oggi, che avevano ragione da vendere.
Noi che ricordiamo con nostalgia il “preambolo” alla nascita del PD, fatto di “rispetto degli elettori”, ” partecipazione della gente “, “interesse dei giovani” ci siamo dovuti ricredere di fronte a tanta ingordigia e a tante filiere fameliche.
Il coraggio del rinnovamento non è stato neanche minimamente ipotizzato.
Paghiamo un conto amaro in una situazione piatta, che non si modifica e non crea quei seri presupposti di cambiamento per scalzare il mummificato, insuperabile e attuale “quartier generale”.
mauro.armando.tita@alice.it