Il voto siciliano non è un terremoto politico è un voto giusto.
E’ un voto giovanile e reattivo contro la casta e contro il “pensiero unico” della partitocrazia.
Chissà se ci sarà un simile voto giovanile anche in Basilicata.
Un voto giovanile capace di spazzare via e per sempre i feudatari e i valvassini, quelli scoperti e riconosciuti, qualche tempo fa, da un lucido editoriale di Leporace e denunciato, quasi, fino alla noia, da tanti opinionisti del Quotidiano.La nostra disamina non è peregrina.
Prende le mosse da tanti seri reportages che hanno crudelmente messo alla gogna sprechi e clientele goffe.
Sprechi e clientele che non hanno sortito alcun effetto copernicano.
Vogliamo far ragionare i nostri lettori e far riflettere una intera classe politica sul metodo utilizzato per intervenire seriamente su presunti truffe e sprechi.
Sarebbe bastata una piccola indagine interna per chiarire l’arcano prima dell’intervento della Magistratura.
Chi non ha avuto il coraggio di prendere le drastiche e le dovute decisioni di merito non può presentarsi immacolato di fronte all’opinione pubblica.
Se i cosiddetti manager ,rinviati a giudizio da una seppur lenta ,ma, precisa e puntuale magistratura sono stati trasferiti ad altro incarico dirigenziale vorrà dire che nei nostri Uffici l’opacità è di casa.
Tutto ciò cozza con il palazzo della trasparenza.
E ‘ un mero esempio di scarsa sensibilità.
E’ un mero esempio della scarsa equità politica lucana.
Equità sempre agognata e mai praticata.
Equità implorata e mai riscontrata.
Poche volte il cittadino comune è stato gratificato.
Poche volte abbiamo toccato con mano la vera democrazia diretta.
Tante volte ci siamo sentiti disarmati di fronte alle super carriere degli incapaci.
Quasi come un destino abbiamo accettato supinamente l’immane traffico familistico.
Forse, il tanto acclamato Marchese del Grillo regna sovrano , senza alcun timore di essere smentito, nei palazzi del potere regionale.ù
Mutuando uno spot pubblicitario di successo avevamo lanciato negli anni scorsi il famoso slogan:
“No riforme, No voto”.
Non era il primo approfondimento… ve ne erano stati altri e più densi e più carichi di denunce.
Approfondimenti che avevano suscitato una vasta eco sia per l’approsimazione dei mancati interventi di spessore e sia, soprattutto, per la mancanza di riferimento a personaggi illustri da imitare e da inserire nel Pantheon del P. D. nazionale e lucano, in particolare.
Un PD lucano che nasceva senza storia politica era già un partito monco.
A distanza di oltre quattro anni i nodi al pettine sono ancora più chiari e più evidenti, oggi.
Il partito-regione ,forse , imploderà con le prossime elezioni politiche.
Sarà difficile accontentare e compensare nel PD le tante filiere presenti e i tanti capi bastone.
Quello che è avvenuto in Sicilia è il riflesso normale di una situazione politica intollerabile.
Per un partito-regione come quello lucano che non apre al territorio in forma concreta e trasparente è un Partito destinato all’estinzione.
Il pastrocchio della Provincia è emblematico soprattutto perchè è aumentato a dismisura il tasso di Goffaggine e di Ipocrisia.
Il popolo italiano, e quello lucano ,in particolare ,dopo Parma e la Sicilia, non sopporta più i “surrogati democratici”.
La maggioranza dei moderati e dei riformisti sempre presente nel ceto medio lucano non tollera più gli IBRIDI.
Quello che risulta SCONTATO per la partitocrazia lucana , Scontato non lo è affatto.
La rivoluzione dolce siciliana potrebbe avere un seguito in tutte le regioni meridionali ,compresa la Basilicata.
L’intervista a Di Pietro su Report che ha lasciato l’amaro in bocca a tanti uomini di buona volontà è l’ultimo esempio di vecchia politica.
Ormai il buon esempio e la coerenza devono essere,ob torto collo, virtù praticabili.
Virtù praticabili e non più demagogie senza costrutto.
Siamo stanchi, dopo anni di berlusconismo e di scilipotismi di essere presi in giro così pacchianamente.
Se le giovani generazioni lucane avranno la stessa consapevolezza siciliana costruiremo pure in Basilicata il Palazzo di vetro.
Un Palazzo di vetro che possa rendere protagonisti il merito e la vera democrazia.
Quella democrazia che non abbiamo mai praticato se non in qualche serena giornata di lotta popolare.
Siamo stati per anni a sopportare la fuga di tanti validi giovani e a creare una vera Passaportopoli.
Passaportopoli che si ciba oggi di professionatà e di individualità ignorate dalla politica nostrana.
Se i giovani industriali nel recente convegno di Capri mal sopportano GLI INCAPACI E GLI AFFARISTI, noi uomini di buona volontà non sopportiamo più le truppe cammellate e i biechi familismi, ormai desueti.
mauro.armando.tita@alice.it