Il 7 luglio ricorre l’11° anniversario della morte di Angelo Calderone, in arte Engel von Bergeiche, il poeta, scrittore, artista della pirografia e modellismo, originario di Ruvo del Monte, morto a Bologna prematuramente nel 2011. Costretto giovanissimo ad emigrare dalla “terra del pauperismo” verso l’estero, approdò dapprima in Svizzera e successivamente in Germania, nel Land denominato Nord-Rhein Westfalen, ai confini con l’Olanda.
In quella regione, tra le più ricche della nazione teutonica, Angelo trovò lavoro e serenità. Giovane, bello e simpatico, egli non fece fatica a socializzare e ad integrarsi nella nuova realtà, condividendone i principi essenziali. Avendo trovato subito un lavoro in fabbrica, una volta massima aspirazione per i nostri emigrati, sembrava aver realizzato il sogno di sempre: emanciparsi dalla condizione di disoccupato, sfruttato e discriminato in patria. Ma, quando tutto sembrava filare liscio, un fatidico giorno accadde che il fato, purtroppo, si ricordò di Angelo, andandolo a scovare proprio lì dove lui era andato a rifugiarsi, per sfuggire alla miseria: in terra tedesca. Il destino si materializzò in un giovane tossicodipendente che, alla guida della sua Mercedes, procedeva ad alta velocità nel traffico cittadino, senza fermarsi ai semafori. Una follia criminale che sfociò in un violento tamponamento dell’auto che lo precedeva, a bordo della quale era seduto proprio Angelo ed altri tre connazionali. Una sfortuna ad personam costatagli parecchi mesi di ricovero in ospedale, ed un’invalidità motoria permanente. E’ da quel momento che per Angelo inizia la sua seconda vita, artistico-culturale. Sicché si dedica subito alla pirografia e al modellismo, come fonti di sostentamento, e, nel contempo, studiando intensamente da autodidatta, riscopre la vecchia passione per la poesia e la narrativa, che, purtroppo, da ragazzo, essendo troppo povero, non aveva avuto la possibilità di coltivare oltre la scuola di base, prima di emigrare. E, dopo un lungo periodo di formazione, finalmente giunge la pubblicazione del suo primo libro. Si tratta di una raccolta di poesie sotto il titolo “L’Obiettivo” (Seledizioni, Bologna, 1988), dove, con lo pseudonimo Engel von Eiche, dà la stura ai suoi sentimenti, attraverso componimenti scritti in un registro linguistico di livello medio, senza sofismi o termini altisonanti, che, pur nella loro semplicità, hanno la forza di arrivare direttamente al cuore del lettore, coinvolgendolo emotivamente, come nella lunga lirica (pp. 52-53) intitolata “Quanta tristezza per la scomparsa di mia madre”, in cui verismo ed icasticità s’incrociano fondendosi:
<< Quanta tristezza,/ madre cara,/vederti a letto, /senza che per te nulla potessi fare./ Tu,/che rassegnata al destino non eri,/cercavi,/in tutti i modi/di prevalere./Quanta tristezza,/madre cara,/per me che ti stavo accanto,/saper ciò che t’aspettava,/e che solo un miracolo,/da parte del tuo santo preferito,/avrebbe potuto volgere a tuo favore la partita./Io che,/rassegnato dal verdetto del dottore,/di nascosto,/versavo lacrime,/e mi si stringeva il cuore./Quanta tristezza,/madre cara,/quando all’improvviso,/dopo alcuni giorni di sofferenze e immani dolori,/cessasti di vivere senza profferir parola./Chiudesti gli occhi, intraprendendo un viaggio senza ritorno,/ma senza accomiatarti,/quasi a dire che un giorno,/vicino,/o lontano che sia,/tutti insieme dovremo ritrovarci./Io non piansi per avermi lasciato,/poiché i miei occhi erano asciutti,/a causa delle lacrime da me prima versate./Perciò,/madre cara,/mi consola una cosa soltanto:/ che per aiutarti,/per salvarti la vita,/abbia fatto tutto quanto.>>
Dell’anno successivo, 1989, è, invece, l’esordio di Engel nella narrativa, con la raccolta di racconti intitolata “L’arrivo”, pubblicata per i tipi di “Fruska Edizioni, Arezzo”. Si tratta di racconti per ragazzi, scritti con moduli espressivi oscillanti tra il fatico e il conativo, la cui morale fa bene anche agli adulti. Anche in questo caso il successo fu immediato. Il libro, infatti, dove gli animali e gli alberi sono considerate delle entità con una loro anima e ricchi di sentimenti, venne venduto in poco tempo, in qualche migliaio di copie, e vinse anche alcuni premi letterari, da nord a sud della penisola.
Dopo questa breve incursione nella narrativa, Engel von Eiche ritorna alla poesia, pubblicando “Speranza fra sogno e realtà”( Book edizioni, Bologna, 1991); “Riflessioni” (Cultura Duemila Editrice, 1994); “Tanto per dir qualcosa …” (Casa Editrice Menna, Avellino, 2002). Anche questi volumi, con copertine illustrate da Roscal, vengono bene accolti dal pubblico e dalla critica: tiratura subito esaurita e piazzamento nei primi posti nei premi letterari. Negli ultimi due lustri della sua vita, sotto il “nuovo” pseudonimo di Engel von Bergeiche, le poesie di Angelo Calderone hanno assunto un carattere antologico, entrando di diritto in raccolte di autori vari, per le scuole. Una di queste, sorprendentemente predittiva, ex post, è il suo “cavallo di battaglia” dell’epoca, pag. 12 della raccolta “Speranza tra sogno e realtà”: “Non più Hiroshima e Nagasaki”, poesia vincitrice di numerosi premi importanti, in concorsi letterari, e declamata dallo scrivente-recensore, qualche anno dopo, a “Telespazio” di Catanzaro, sede di selezione per il programma televisivo “La Corrida” di Canale 5:
“No!/ No, spettri vaganti di anime in pena,/ vittime di esseri impuri,/che della loro alterigia /si son serviti arrecando sciagura! / No, spettri di nostri fratelli! / Noi non vi seguiremo e non ci uniremo /all’orgia che fu il vostro tormento, /e che vi condusse in abissi senza ritorno. /No! /Noi non vi seguiremo e non ci nutriremo / di gigantesche muffe tossiche seminatrici di morte./ Esse non prolifereranno più, / perché noi distruggeremo per sempre le spore /che alimentano l’ignobile vita”.
Digitando: “Mio caro Bradano” su You Tube, è possibile, eccezionalmente, ascoltare in voce, declamate dal famoso attore teatrale Fabio Pappacena, alcune altre poesie dell’illustre ruvese, come ”Paese natio” e “Salute a te, oh Ruvo del Monte!”
Al cantore della comunità lucana Angelo Calderone, che ha avuto l’onore di arrivare finalista ex aequo con lo scomparso rabbino capo di Roma, Elio Toaff, per la Poesia religiosa, al “Premio Basilicata”1998, è intitolato l’eponimo “Premio Artistico-letterario internazionale Engel von Bergeiche” (fondato da sua figlia Rossella, in arte Roscal, grafica e talentosa pittrice), che si svolge da dieci anni, in agosto, in modo itinerante, tra Ruvo del Monte, paese di nascita e sepoltura dell’artista poliedrico, e i centri più importanti del Vulture-Melfese, richiamando artisti, poeti, scrittori da ogni latitudine della penisola ed oltre. Il Bando del citato concorso/premio, già aperto, è pubblicato sul sito web dell’Associazione omonima.
Prof. Domenico Calderone












Buonasera, innanzitutto un UOMO con le caratteristiche e peculiarità declinate, che nome mai poteva avere? ANGELO.
Orbene l’articolo è intriso di poesia, poesia come fu la vita del nostro Angelo, perchè si, cari lettori ed astanti, chi riesce a reinventarsi, chi lotta, chi supera le avversità e chi trasuda e condivide vita, egli condivide poesia.
Innegabilmente nella vita esistono esistono dei point break o in alcuni casi dei punti di non ritorno veri e propri, ed è li che la statura di un UOMO si rivela, ossia quando la vita, ingiusta beffarda e tiranna, ci invita ad alzarci, ed il caro Angelo ne è fulgido esempio. Potrei scrivere per ore, ma sarebbe inutile, perchè a continuare a scrivere è il nostro Angelo di nome Angelo, che scrivera nell’astratta lavagna del pensiero una frase d’amore per noi. con rispetto e cordialmente roberto.
p.s. Prof. lei è stato di una delicatezza dantesca. chapeau. AD maiora