Il ruolo ingombrante dei settantenni e il ritorno positivo dei “giovani movimentisti”.

Qualche tempo fa abbiamo commentato con un po’ di amara ironia  il ruolo “dinamico”  esercitato  dai tanti settantenni dell’intellighenzia lucana.

Settantenni bravi, preparati e colti che animavano e animano dibattiti seri dall’economia alla cultura.

Quante volte ci siamo imbattuti nei serrati commenti del Circolo Angilla Vecchia presieduto dal settantenne ex Sindaco Fierro e animato dai tanti settantenni da Boccia a Savino.

Per non parlare dell’apprezzato Difensore civico regionale dr .Aprea e dell’altro  settantenne  prof. Bonsera del Premio Basilicata.

L’azzeccato editoriale del direttore (tutti pazzi per Viti, altro settantenne) e la polemica che ne è scaturita  conferma l’ attuale e ambiguo status quo della  politica lucana.

Settantenni presenti in tanti gangli del potere  della regione.(vedi Consiglio regionale, Banche, Sottogoverno  e  Università).

Dalla Cultura all’economia i settantenni lucani sono dei veri protagonisti.

Un’esempio  per tutti: il quasi settantenne l’on.le Lamorte.

Una presenza cementificata come quella dell’On.le Lamorte in un ruolo,  ormai imbalsamato, quello della Presidenza della Camera di Commercio potentina.

Non è un appunto il mio, apprezzo la competenza e l’ esperienza del Presidente Lamorte,  ma, forse, sarebbe opportuno richiamare l’attenzione sulla secolare e bulgara nomina presidenziale.

Qualcosa di anomalo c’è.

Un’anomalia   che assilla da oltre vent’anni la nostra società politica.

Sono vent’anni che la nostra  dirigenza politica viene accompagnata e  “supportata” da “tutori” settantenni.

Una sorta di  “affido”  esercitato dai vari Romualdo Coviello ,  Gabriele Di Mauro ,Rocco Colangelo (tutti settantenni o quasi)ai giovani  e, non certamente, inesperti, politici odierni.

.Quasi a voler dimostrare una sorta di incapacità ,quasi viscerale, dei nostri nuovi dirigenti  nella mera gestione del potere che conta.

Al contrario , qualche tempo fa, stanchi dei settantenni,  ci aveva fatto preoccupare ,oltremodo, il silenzio dei giovani movimentisti lucani.

Oggi ,con il ritorno di Giuseppe Macellaro e degli  altri attivisti   del Movimento “No  Trivelle”,  ci riportiamo, finalmente,a una agognata normalità , perduta, da tempo , immemorabile.

Ho ritrovato un po’ di entusiasmo e la consapevolezza di qualche anno fa.

Tanti sono i giovani e le persone libere che optano per questi  Movimenti e  per questi  Comitati spontanei.

Comitati spontanei (OLA , in primis) che sono diventati  una vera realtà  socio-politica, dalla Val d’Agri alla Fenice.

Sono preparati e svolgono il loro impegno con meticolosità e precisione.

E’ difficile farLi recedere. Hanno un bagaglio di preparazione e non amano il millantato credito, la demagogia e la goffaggine sempre presente nel mondo politico lucano.

Sono contro tutte le forme del nuovo  machiavellismo lucano.

Per loro governare non è   far credere e millantare ,ma, realizzare concretamente.

Cercano con caparbietà di sensibilizzare fasce di popolazione lucana ,  disinteressata,  ferma, abulica  e poco incline,  alle battaglie politiche e sociali.

Odiano il conformismo più bieco.

Non amano i pavidi e gli ignavi.

Sono ragazzi che hanno maturato  serie esperienze di vita e di lavoro nel profondo Nord.

Non hanno alcuna grettezza di natura provinciale.

Sono  infastiditi da comportamenti rassegnati e fatalisti.

Sono  i giovani  di ieri dei Comitati referendari sull’Acqua e di, oggi, sul Petrolio.

Sono fermamente conviti che si debba mettere la parola “fine” ai saccheggi dei territori e alle trivelle selvagge.

Questo mix ,tra giovani, professioniti , operai e forze vive del volontariato cattolico e ambientalista, è  una bella novità sul firmamento politico lucano e può condizionare gli attuali assetti  organizzativi odierni.

Assetti che non hanno  mutato di una virgola il vecchio modus operandi  del sempre valido e proficuo (politicamente parlando) “doroteismo” scientifico  lucano.

Doroteismo corroborato e garantito dagli “eterni” settantenni.

Ai politici lucani questi  Giovani professionisti ,integrati nei movimenti,  fanno paura perchè non accettano supinamente le disgustose sperequazioni e non amano le  “massime oraziane lucane del carpe diem”.

Non sono più disposti a cogliere l’attimo.

Vogliono e pretendono un futuro  lucano rispettoso  della dignità umana.

Sono  pronti a ricreare un rapporto forte e solidale con le classi più umili e, soprattutto, con i giovani lucani, un po’ refrattari.

La presa di posizione del nostro giornale sulle crisi occupazionali, sull’angosciante sottogoverno (vedi Arpab) sul poco garantito   lavoro in fabbrica ,  sulla Fiat Sata, su CIG e  licenziamenti ,  è stata molto apprezzata.

Questi ragazzi hanno  recepito che, nell’immaginario lucano,  la fabbrica/territorio , Centro Oli e Tempa Rossa sono  ormai scollati e lontani  dalla realtà sociale.

La fabbrica/Sata  in Basilicata (dopo gli ulti mi annunci di Marchionne) è  del tutto avulsa  dalla realtà sociale ed è  ormai relegata a “tabernacolo” nel deserto.

L’insensibilità mostrata dalla società politica  verso le morti bianche e i tanti suicidi, quasi settimanali, è sotto gli occhi di tutti.

Timidi dibattiti in Consiglio regionale, senza costrutto e senza concreti risultati, poi un assordante silenzio.

I Sindacati non attirano più da secoli.

Le manifestazioni   di solidarietà  da loro organizzate sono episodiche e disorganizzate   sono degli autentici  flop.

La partecipazione è di tipico stampo autoreferenziale. Sono presenti alle manifestazioni  solo i quadri e il  personale dipendente delle Centrali sindacali.

Scandaloso era ed è, ancora oggi, il divario tra fatturato e buste paghe.

Fa impressione che il tema della sicurezza degli impianti tanto dibattuto dal movimentismo giovanile lucano  sia del tutto scomparso nei mass media lucani  e sui giornali.

Il bollettino degli infortuni e delle morti bianche (specie in agricoltura) resta sempre, purtroppo,  impressionante nonostante il positivo (a parer dell’INAIL) Rapporto annuale.

Questi giovani hanno  recepito che bisogna agire a 360 gradi.

Una società lucana che vive da anni una stagnazione economica paurosa,drogata da un inaffidabile PIL (vedi ultimi dati Unioncamere retta dal quasi  settantenne Lamorte, sic!) e tanto  distante dai suoi giovani  deve  rintracciare, altrove, le fonti del benessere.

Queste giovani generazioni movimentiste devono  essere  la nostra speranza e  le nostre  nuove “fonti rinnovabili” della politica lucana.

Li abbiamo   conosciuti ed apprezzati in tante occasioni sono  riusciti nell’intento di far uscire la Basilicata dal  “pozzo” dell’anonimato.

Oggi, con la dura presa di posizione del movimento “NO trivelle” ritorniamo a  sperare in un domani migliore, nonostante i tanti attivi , mai soccombenti, e, tanto ingombranti,  settantenni lucani.

mauro.armando.tita@alice.it

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