Siamo stanchi di leggere sulla stampa locale gli ennesimi casi di suicidio.
Scorrono i titoli e i tanti casi di suicidio, ripetuti ed emblematici, ci fanno soffrire e ci sconfortano.
Gli ultimi in ordine di tempo sono della scorsa settimana e riguardano due quarantenni , due operai pisticcesi.
Tanti suicidi e tanta gente sull’orlo di una crisi di nervi vengono ignorati dalle Istituzioni e dalle cosiddette Agenzie educative (Chiesa, Scuola e Famiglia).
Lo sfaldamento delle famiglie e i licenziamenti sono le cause più ricorrenti.
Qualche tempo fa dopo il suicidio dell’operaio Mimì Salvatore avevamo tanto apprezzato il messaggio solidaristico del Sindaco e del Consiglio Comunale di Avigliano.
Abbiamo dedicato tanto spazio e tanta riflessione alla morte del povero Mimì.
Tale messaggio in un confermato cinismo di maniera non era stata una semplice presa di coscienza, era stata , una vera e propria “azione grimaldello”.
Azione grimaldello che era servita a sensibilizzare tutte le Istituzioni (Regione e ASP in primis) a muoversi nella giusta direzione degli ” ultimi”.
Azione grimaldello che aveva supportato le accorate iniziative degli amici di Unità Popolare di Avigliano.
Iniziative che per la prima volta in Basilicata avevano superato la soglia dell’indifferenza “istituzionale”.
Un gesto encomiabile e nobile , quello , posto in essere, dal Sindaco e dagli Amministratori Comunali di Avigliano ,che, non hanno mai voluto dimenticare il povero Mimì.
Non hanno voluto rispondere con l’ignavia di sempre, ma , soprattutto , con la “coscienza di persone sensibili e umanamente legate al prossimo”.
Noi che da secoli predichiamo solidarietà e dialogo, non vogliamo abbassare la guardia sulle crisi esistenziali presenti nella società lucana.
Non abbiamo alcuna intenzione di assistere pavidamente all’ennesimo suicidio degli ultimi.
Nei mesi e nelle settimane scorse a vevamo riproposto il tema del disagio in tutte le salse.
Un disagio che tante volte in Basilicata sfociato tragicamente in suicidi apparsi ai più e per lo più “incomprensibili” non ha trovato un briciolo di comprensione nella società lucana.
L’ultimo esempio di Pisticci ne è la deludente riconferma.
Un costesto sociale ,come la gran parte della opinione pubblica della regione, insensibile, indifferente e poco aperto e poco rispettoso alle altrui esigenze.
Un contesto intollerante e chiuso. Un contesto che non si fa più carico delle emergenze e delle nuove povertà.
Non una parola , non una riflessione sul “deserto” che regna intorno a noi.
Abbiamo ampiamente dibattuto tale intricato tema …con un tasso pauroso di oblìo e di cinismo delle strutture all’uopo istituite.
Non un cenno,.non un riscontro, non una levata di scudi degli addetti ai lavori.
Tanta indifferenza e tanto innaturale silenzio condito da tanta insensibilità.
Gli “Ambrogio” di Rotonda o di Atella , le “ragazze” di Policoro e Brienza di ieri e i Mimì di Avigliano con gli operai pisticcesi di oggi, erano e sono la spia luminosa di un malessere che covava e cova da anni nelle nostre dimenticate e abuliche aree interne.
Prendevamo atto che non esisteva più comunione e non esisteva più solidarietà.
Sembravano concetti triti e ritriti. Eppure le nostre Comunità marginali si fondavano sullo spirito di fratellanza e di condivisione.
Perfino Don Francesco ,parroco di Pomarico , avvertiva ,qualche tempo fa, il bisogno di fare un gesto eclatante pubblicando manifesti murali … per denunciare l’insensibilità cittadina.
Noi società lucana d’avanguardia abbiamo una terribile responsabilità.
Abbiamo favorito gli “egoismi” su tutte le forme di altruismo, comunque presenti , nelle nostre comunità marginali.
Non siamo stati in grado di scegliere i tanti buoni politici e i tanti buoni amministratori lucani che avevano operato per decenni per l’interesse generale, senza mai chiedere prebende personali e familiari di qualsiasi natura.
Quante volte ci siamo chiesti se queste nuove generazioni fossero in grado di cancellare il virus malefico della politica vocata alla mera gestione del potere ?.
Un virus che ha investito anche la Basilicata e la cosiddetta borghesia radical -chic, figlia degli agi e dei privilegi disgustosi (Arpab ultimo esempio).
L a grande stagione solidale del movimento operaio e studentesco degli anni ’60 e ’70 e del grande movimento popolare di Scanzano sono flebili ricordi.
Scanzano e’ stato l’ultimo esempio di un popolo consapevole e solidale.
E’ stato l’ultimo esempio di una vera stagione solidale e di condivisione.
Solo la condivisione e la solidarietà ammazzano il “mostro “che è presente in ognuno di noi.
Gli amici di Unità Popolare e il Comune di Avigliano dopo tanti nostri appelli …evaporati nel nulla , ci avevano fatto sperare e ci avevano dato la forza per continuare a credere in un futuro rispettoso dell’altrui dignità.
Il silenzio assordante sui pisticcesi quarantenni ci rifanno piombare nello sconforto.
Noi, inguaribili ottimisti vogliamo ancora credere in quella speranza che è sempre presente nelle nostre più sensibili Istituzioni democratiche.
Istituzioni democratiche che non sono restate inermi di fronte a tali drammi e che hanno creato con il dialogo , la condivisione e la vera solidarietà… l’abbattimento di ogni pericoloso isolamento.
Se il Comune di Avigliano e noi uomini di buona volontà siamo vicini a coloro che soffrono… una ragione … ci deve pur essere.
mauro. armando.tita@alice.it