Caro direttore,
come sosteneva Oscar Wilde, il malcontento generale è il primo passo verso il progresso.
Consentimi di sbollire gli animi tesi e di fare qualche autonoma digressione sul grave momento politico che stiamo vivendo.
Pur in presenza di una sfida infinita tra le varie componeti del PD, la stampa lucana riesce a consolidare un ruolo propositivo e di denuncia.E’ difficile far leva su di una stampa in grado di far risorgere una vera politica quella con la P maiuscola.
In un mondo dove abbandano gli egoismi e i personalismi è difficile individuare la buona politica.
Il Quotidiano, caso molto strano, ripropone quasi sempre un refuso editoriale non corretto.
Parla di colazione invece di coalizione.
Si parla sempre di colazione in questo momento di grande transumanza.
L’ex consigliere Fierro era entrato nella colazione dell’UDC, nel recente passato il consigliere Di Sanza entrava nella colazione del PD ecc.
Sembra lo stesso refuso editoriale utilizzato trent’anni fa dalla Gazzetta del Mezzogiorno in occasione dell’arrivo del neo Vescovo Mons. Franco nella diocesi di Melfi e dell’omelia del Cardinale Ursi di Napoli.
Il refuso riportava con tanta malizia una bella frase del Card Ursi.
Il cardinale rivolto al Vescovo e a tutti i convenuti con una paterna assicurazione osava dire: “… Sta ai Padri Spirituali e ai Vescovi portare sulle spalle il Vangelo di Cristo”.
Per non essere tacciato di blasfemia il buontempone ” tipografo” dell’epoca omise la S iniziale.
La lettura si prestò a mollte dichiarazioni spiritose.
La più riuscita è stata quella di un ateo socialista che definì il refuso una santa verità dopo duemila anni di cristianesimo.
Pur volendo ironizzare o sdrammatizzare devo convenire che il momento politico che viviamo non è certamente foriero di speranze e di ottimismo.
Continuano però i toni aspri che avevano caratterizzato il post dimissioni di de Filippo, ormai alle spalle.
Sono polemiche che in questi giorni non sono, certamente, passate inosservate.
Nel mio ricordo di osservatore attento dei “fatti politici”, un episodio simile ci fu negli anni ottanta.
Un terribile scontro scaturito da contrasti di natura politico- finanziaria ed economica, tra due Ministri, che non potevano essere annoverati tra i peggiori, anzi.
La lite fu tra un certo Beniamino Andreatta e un altro osso duro chiamato Rino Formica.
Tanti giornalisti dell’epoca definirono quella lite “una rissa tra comari”.
Quella rissa era determinata da visioni diametralmente oppposte, sia in termini di “Scuola di Pensiero” che di politica economica.
Una lite per certi versi voleva essere esemplare per uomini politici dotati di veri attributi.
Noi uomini lucani di buona volontà siamo stanchi di essere trattati da meri galoppini di turno.
Le polemiche di questi giorni, almeno per me ,dopo il briefing del BUFO (Bubbico/ Folino) sono sale per la democrazia lucana.
Un chiaro e manifesto obiettivo l’hanno raggiunto: Le accuse reciproche che sono rimbalzate sono state definite ” senza ipocrisie, senza mezze verità e, soprattutto, senza veline.
Qualche solone benpensante, forse, ha riso e si è goduto lo spettacolo, gratuitamente, alla finestra.
Qualche altro non ha gradito.
Quel solone ha creduto, inopportunamente, che tra i tanti litiganti potesse inopinatamente godere il terzo.
Così non è stato.
L’opinione pubblica lucana, quella reattiva, ha apprezzato nonostante i toni aspri e qualche caduta di stile.
Da anni immemorabili siamo alla ricerca di uomini normali dotati di spirito critico e non di soverchiante e desueta sudditanza psicologica e politica.
Da anni assistiamo a piccole e disgustose manovre di misero cabotaggio giornaliero.
Da anni verifichiamo il nullismo e il nichilismo delle nuove generazioni.
Forse ci siamo stancati di prendere le difese di una generazione di pavidi.
La Generazione “Q”.
Forse siamo stanchi di assistere alle performances di giovani muti e furbi.
Siamo profondamente delusi della maggioranza silenziosa di questa nuova generazione di opportunisti e di middlescents.
Fra qualche anno ci saranno solo i figli della casta pronti ad assaltare la diligenza.
Per questa serie di motivazione occorre lanciare un SOS che vada nella direzione giusta.
Abbiamo bisogno di uomini e di giovani “bipallici”, dotati di veri attributi e non di palle di velluto.
Sono stato da sempre un ” incursore “.
Amavo un nuovo tipo di giornalismo tutto lucano ” forte” e” fuori contesto”.
Ho fatto accuse e denunce al vetriolo anticipando lo status quo di carriere politiche che si sono poi cementate con il tempo.
Credevo, ingenuamente, che la vera espressione di libertà potesse, finalmente, far approdare alle leve di comando una nuova e moderna classe di governo.
Non sono mai stato censurato in tal senso nè dal Quotidiano nè da altre testate.
Dall’economia alla cultura, dalla politica alla quotidianità vissuta, con accenti non proprio sobri.
Me ne scuso con “qualcuno” per il tono aspro usato in qualche occasione.
Speravamo dopo rimborsopoli e figliopoli di aver introdotto quel lievito che potesse portare ad un rinnovamento della classe politica.
Non è stato così. Ci siamo sbagliati.
Fare leva su professionisti di indiscussa professionalità, ma di età avanzata significa vanificare il progetto del P. D. e del suo rinnovamento.
Queste performances della nuova formazione politica del P. D. che fonda le sue basi su cattolicesimo democratico e sulle conquiste progressiste e laiche degli ultimi trent’anni sono evaporate.
Riproporre questo scenario significherà rivedere un cammino di forte impronta culturale e politica.
Lasciamo alle spalle le polemiche sulle figure prestigiose lucane non inserite nel Pantheon del P. D. .
Sono stato oltremodo noioso.
Non sono stato ascoltato.
Arricchire il Pantheon lucano con riferimenti concreti significava non assistere alle polemiche al vetriolo tra ex DC ed ex PCI.
Forse un obiettivo è stato raggiunto.
Le polemiche aspre sono servite a dare una scrollata alla sonnacchiosa e pavida maggioranza silenziosa lucana del P. D..
Il mio cavallo di battaglia, cioè quello di Martin Luther King: ” Non sono gli uomini cattivi che fanno male, ma, il silenzio di quelli buoni”.
Non è più possibile assistere a questa pantomima.
Chi reagisce con forza deve essere premiato dall’opinione pubblica.
Chi si nasconde dietro il dito del perbenismo e della furbizia deve essere punito.
La” carta ” giornale finalizzata a impacchettare pesce e altre vivande non ha più ragione di esistere in Basilicata.
Il giornalismo libero deve dare la possibilità di far risorgere la vera politica e i veri uomini con relativi attributi.
L’altra “stampa”, al contrario, deve riciclarsi per non finire oggetto di desiderio delle massaie lucane, che, incuranti delle dosi di piombo, contenute in ogni copia di giornale, sono pronte a farne altro uso.
Speriamo che questa minaccia non sortisca alcun effetto e venga superata da tanti fatti positivi e concreti.