RUVO DEL MONTE – Si sa in tempo d’estate le città si spopolano ed i vacanzieri affollano le spiagge italiane, ma a Ruvo del Monte non sembra proprio che la “fuga” sia da addebbitare all’incalzare della bella stagione.
Questa volta a fare le valige infatti non sono famiglie con tanto di ombrellone, paletta e secchiello, ma si tratta di pazienti, quelli appunto che, secondo l’etimologia latina, sono sofferenti o che sopportano.
Ma come si suol dire anche la pazienza sembra avere un limite.
Un tempo lo si chiamava medico condotto ed era un medico, dipendente dei comuni italiani, che prestava assistenza sanitaria gratuita ai poveri e, dietro pagamento dei compensi stabiliti in apposite tariffe, agli altri cittadini.
Oggi la figura è stata sostituita dal cosiddetto medico di famiglia, unico e solo a Ruvo del Monte, che sta assistendo, da maggio scorso, all’esodo, dal proprio studio, di oltre 140 pazienti.
Lo strano fenomeno non sembra, al momento, trovare una giustificazione plausibile, sebbene le chiacchiere da marciapiede non sembrano lasciare dubbi circa le motivazioni della ormai ribattezzata, in gergo medico, “emorragia” di pazienti.
Qualche attento osservatore ci informa che pare che questo strano fenomeno si sia intensificato in concomitanza delle elezioni amministrative del 26 e 27 maggio scorso, che hanno visto in prima linea il coniuge del medico in parola.
Che ci sia qualche malcelato malcontento tra la popolazione al punto da costringere i pazienti “dissidenti” a privarsi del diritto ad essere curati comodamente nel proprio paese, senza doversi spostare?
Una sorta di ammutinamento di quelli che, nei piccoli paesi del sud, iniziano in punta di piedi per poi far sempre più rumore fino a diventare clamorosa protesta.
Nel frattempo tutto in paese sembra tacere nella speranza di un repentino dietro front dell’esercito degli eretici pazienti e nell’auspicio che tutti, nessuno escluso, possa rinsavire e rimediare.
Una pittoresca storia dal sapore guareschiano in un paese di poco più di mille anime, pardon, pazienti che forse hanno perso la “pazienza”.
Articolo a firma di Daniele Masiello pubblicato sul “Quotidiano di Basilicata” in data 04 luglio 2013