Pur condividendo la tanta rabbia dei cittadini materani e la commozione del Sindaco Adduce dopo il crollo in vico Piave, ci preme tanto riportare il dibattito sulle serie proposte.
Il “biglietto di ritorno” di Pittella ci fa molto riflettere e ci appassiona oltremodo.
Abbiamo dedicato fiumi di parole e seri reportages sul “percorso di ritorno” dei nostri giovani più professionalizzati.Seri reportages che hanno avuto come riscontro (ahimè) il solito e fatuo OBLIO di sempre.
Purtroppo, in certi ambienti politici e in certi contesti “vip” lucani predomina il bieco opportunismo misto a pura Vanità.
La vanità nuda e cruda che molte volte si concretizza con tanto linguaggio astratto e incomprensibile.
Il dibattito sulla città di Matera ne è stato l’esempio più eclatante.
Un condensato di ” pseudo-amenità ” letterarie insopportabili, come riferiva il prof Caserta.
Ognuno continua a riflettersi sulla propria immagine. Una immagine, però, sempre più sbiadita.
Lo specchio rotto di scalfariana memoria rimbalza su ogni approfondimento.
Non si crea alcun movimento “forte” di opinione e di diritti in grado di incalzare seriamente casta e privilegi (sempre vergognosamente confermati).
Langue la PROPOSTA. Abbonda la DENUNCIA.
Leggo e rileggo le tante denunce sul Quotidiano. Tante denunce sono trite e ritrite e sono noiosissime.
Molte sono scontate e servono come sostengono alcuni addetti ai lavori napoletani a una modesta operazione da meri ‘bratta cart”.
Simon Veil sosteneva che l’intelligenza può anche rasentare “orgoglio e presunzione” a condizione che la si “eserciti”.
L’esercizio della intelligenza in Basilicata è divenuta una sorta di optional.
Molta “intellighenzia” lucana , nonostante gli ultimi incresciosi episodi continuamente denunciati dal Quotidiano ha “delegato” ai politici di turno “dignità e orgoglio” per primeggiare o, forse, per puro opportunismo.
Ma, quei giovani lucani, che si affacciano sul mercato del lavoro e delle professioni, tanto attenzionati dal biglietto di ritorno di Pittella sono sognatori o pragmatici?
Nicola Savino sul Quotidiano di qualche tempo fa ci aggiornava che la “ricongiunzione” natalizia tra i giovani stanziali e i giovani universitari “cosmopoliti” si caratterizzava con una vera condivisione di “diritti e di prospettive” per il futuro lucano delle nuove generazioni.
Il Quotidiano, un anno fa, con la sua rubrica sui trentenni ci aggiornava sulla presenza di giovanissimi manager lucani, inseriti perfino nell’alta finanza della “city”londinese, e nei mesi i scorsi, di tanti altri inseriti nelle varie università americane, nella grande industria, nelle multinazionali ecc.
Questi giovani sono caparbi e pragmatici, non sono per niente condizionati dai genitori e/o dal loro contesto ambientale.
Risultano, per qualche verso, fuori dal giro, si riconoscono nella loro regione solo come mero “territorio di provenienza”.
Non hanno alcun “afflato” non hanno passione e pathos per la terra di origine e sono freddi a tutti gli SOS lanciati dalle istituzioni e/o da qualsiasi categoria sociale.
L’affaire petrolio, le società delle mogli e dei figli e relativa vergognosa contribuzione regionale le incompatibilità ambientali denunciate da Bolognetti non li ha sconvolti per niente.
Il tasso di povertà lucana e le denunce continue del nostro giornale sono una semplice ritualità della loro distratta lettura quotidiana.
Molti di questi giovani hanno già salutato i parenti e gli amici di sempre e sono andati via senza alcun commento sul biglietto di ritorno.
Sono quelli che non torneranno più e dei quali non sentiremo più parlare, se non in qualche recensione di tutto rispetto con la famosa “dizione” di origini lucane.
A questi giovani il “biglietto di ritorno” non serve.
A questi giovani non vogliamo dedicare altro tempo e non avvertiamo certo il bisogno di sprecare ulteriori energie.
La nostra attenzione deve essere rivolta ai giovani trentenni che hanno a cuore le sorti della nostra regione e che sono interessati al mai concretizzato”percorso di ritorno”.
Sono i giovani cosiddetti mediatori tecnologici in grado di gestire innovazione di metodo e di processo.
Sono quei giovani trentenni lucani che governano i processi del terziario avanzato e in qualche misura addirittura del “quaternario”.
Sono quei giovani, già, oggetto, di diversi approfondimenti del Quotidiano, che dopo master e specializzazioni varie, dopo borse di studio e ricerche, sono presenti in team che possono da soli incalzare i nuovi mercati e innescare quel circuito virtuoso “appena” presente in Basilicata.
Sono quei giovani che fuori dagli “schemi classici” dei laureati meridionali e lucani, in particolare, hanno raggiunto “picchi di eccellenza” in nicchie di mercato legati alla globalizzazione e non ancora presenti in ambito regionale.
Sono questi i giovani che creeranno le giuste complicità e trasformeranno il loro rapporto con le istituzioni, in veri e propri “percorsi” innovativi.
Siamo ancora agli albori. Un primo esempio lo si è avuto con il Dr Michele Bochicchio e l’U.O. Ortopedia del San Carlo.
Questa nuova generazione, fatta di ragazzi molto capaci ,che conoscono a fondo i mali endemici della regione, provono fastidio per tutto ciò che è familismo, clientela e superficialità.
Li muove non solo l’ambizione professionale ma, anche, un sano orgoglio lucano.
Sono alcune delle ragioni sulle quali questi giovani trentenni lucani dovrebbero interrogarsi.
Sono le forti motivazioni che possono produrre un concreto inserimento giovanile in una sana economia, dove il mercato funzioni a dovere, dove i beneficiari di una paradossale inefficienza siano per sempre emarginati soprattutto, oggi ,alla luce delle perenni crisi industriali della regione lucana.
Su queste basi queste nuove generazioni di trentenni lucani possono contribuire a portare la Basilicata fuori dalla recessione, dalla stagnazione e dall’arretratezza.
Su queste basi questi giovani trentenni lucani possono anche dirigere le “task forces strategiche”, come quella dell’occupazione e delle aree di crisi industriali, ben sapendo, però, che la “bravura tecnica” non può da sola assicurare efficienza ed efficacia negli interventi.
Per queste serie ragioni, questa nuova generazione e queste nuove professionalità devono operare in sinergia con le istituzioni ed essere i primi alleati degli “svantaggiati”.
Avremo, così, una nuova prospettiva allettante dove ai tanti “noti di sempre ” della nostra generazione (over 60) ai quali vanno rimproverati scarsa innovazione e scarsa flessibilità, si affiancheranno positivamente questi nuovi trentenni frutto del biglietto di ritorno, che entrano a far parte del salotto buono della politica, con una ventata di gioventù, che, può, senza dubbio, beneficare le tante categorie produttive e giovanili che faticano a organizzarsi e a farsi sentire.
Speriamo che la “Task force dell’occupazione” delle aree di crisi della regione”gestita da giovani trentenni lucani professionalizzati possa far nascere un vero capovolgimento nei “santuari che contano” e servire al meglio e a minor costo le famiglie, le imprese sulle quali gravano le crisi strutturali della nostra economia.
Noi che siamo stati i fautori del ricambio generazionale, non possiamo che essere soddisfatti di certe scelte (come il biglietto di ritorno) che vanno nella direzione giusta e che propendono ,concretamente, nel tanto agognato “percorso” che ha definitivamente bandito la vecchia e logora concezione del “posto al sole”.
Noi saremo vigili perchè saremo ferrei controllori di eventuali “devianze” in corso d’opera, e denunceremo gli eventuali vizi , anche quelli perpetuati dai trentenni di oggi, tipici della nostra società adulta lucana.
Noi speriamo che, questi stessi trentenni, dopo il biglietto di ritorno pittelliano siano in grado invertire non solo le attuali tendenze, ma, essere il grimaldello di un auspicabile inserimento nei gangli del potere politico-economico della regione di tutte le future generazioni lucane.
Su di loro dobbiamo scommettere.
Sono processi lunghi che, comunque, vanno avviati urgentemente affinchè si affermi, finalmente, la vera democrazia (e, non, l’attuale surrogato) e l’efficacia degli interventi, stanchi, come siamo, di tanti affarismi maleodoranti, di tante incompatibilità ambientali di tanti inquinamenti ambientali e politici, di tante tribalità desuete e, soprattutto, di tante fughe di validi professionisti, affermatisi in tutti i campi dalla medicina alla economia, dal giornalismo alle nuove professioni, purtroppo, fuori, dall’ambito regionale.
mauro.armando.tita@alice.it