Il biglietto di ritorno di Marcello Pittella

Pur condividendo la tanta rabbia dei cittadini materani e la commozione del Sindaco Adduce dopo il crollo in vico Piave,  ci preme tanto riportare il dibattito sulle serie proposte.

Il “biglietto di ritorno” di Pittella ci fa molto  riflettere e ci appassiona oltremodo.

Abbiamo dedicato fiumi di parole e seri reportages sul “percorso di ritorno” dei nostri giovani più professionalizzati.

Seri reportages che hanno avuto come riscontro (ahimè) il solito e fatuo OBLIO di sempre.

Purtroppo, in certi ambienti politici e in certi contesti “vip” lucani predomina il bieco opportunismo misto a pura Vanità.

La vanità nuda e cruda che molte volte si concretizza con tanto linguaggio astratto e incomprensibile.

Il dibattito sulla città di Matera ne è stato  l’esempio più eclatante.

Un condensato di ” pseudo-amenità ” letterarie insopportabili, come riferiva il prof Caserta.

Ognuno continua a riflettersi  sulla propria immagine. Una immagine, però, sempre più sbiadita.

Lo specchio rotto di scalfariana memoria rimbalza su ogni approfondimento.

Non si crea alcun movimento “forte” di opinione e di diritti in grado di incalzare seriamente casta e privilegi (sempre vergognosamente confermati).

Langue la PROPOSTA. Abbonda la DENUNCIA.

Leggo e rileggo le tante  denunce sul Quotidiano. Tante denunce sono trite e ritrite e sono noiosissime.

Molte sono scontate e servono come sostengono alcuni addetti ai lavori napoletani  a una modesta  operazione da  meri  ‘bratta cart”.

Simon Veil sosteneva che l’intelligenza può anche rasentare “orgoglio  e presunzione” a condizione che la si “eserciti”.

L’esercizio della intelligenza in Basilicata è divenuta una sorta di optional.

Molta “intellighenzia” lucana , nonostante gli ultimi incresciosi episodi continuamente denunciati dal Quotidiano ha “delegato” ai politici di turno “dignità e orgoglio”  per primeggiare o, forse, per puro opportunismo.

Ma, quei  giovani lucani, che si affacciano sul mercato del lavoro e delle professioni, tanto attenzionati dal biglietto di ritorno di Pittella  sono sognatori o pragmatici?

Nicola Savino sul Quotidiano di qualche tempo fa ci aggiornava che la “ricongiunzione” natalizia  tra i giovani stanziali e i giovani universitari “cosmopoliti”  si caratterizzava con una vera condivisione di “diritti e di   prospettive” per il  futuro lucano delle nuove generazioni.

Il Quotidiano, un anno fa,  con la sua rubrica sui trentenni ci aggiornava sulla presenza di giovanissimi manager lucani, inseriti  perfino nell’alta finanza  della “city”londinese,  e nei mesi i scorsi, di tanti altri inseriti  nelle varie università  americane, nella grande industria, nelle multinazionali ecc.

Questi giovani sono caparbi e pragmatici, non sono per niente condizionati dai genitori e/o dal loro  contesto ambientale.

Risultano, per qualche verso, fuori dal giro,  si riconoscono nella loro  regione solo  come mero “territorio  di provenienza”.

Non hanno alcun “afflato” non hanno passione e pathos per  la terra di origine e sono freddi a tutti gli SOS lanciati dalle istituzioni e/o da qualsiasi categoria sociale.

L’affaire petrolio, le società delle mogli e dei figli e relativa vergognosa contribuzione regionale  le incompatibilità ambientali denunciate da Bolognetti  non li ha sconvolti per niente.

Il tasso di povertà lucana e le denunce continue del nostro giornale  sono una semplice ritualità della loro distratta lettura quotidiana.

Molti di questi giovani hanno già salutato  i parenti e gli amici di sempre e sono andati via senza alcun commento sul biglietto di ritorno.

Sono quelli che non torneranno più e dei quali  non sentiremo più  parlare, se non in qualche recensione di tutto rispetto con la famosa “dizione” di origini lucane.

A questi giovani il “biglietto di ritorno” non serve.

A questi giovani non vogliamo dedicare  altro tempo e non avvertiamo certo  il bisogno di  sprecare  ulteriori energie.

La nostra attenzione deve essere rivolta  ai  giovani trentenni che hanno a cuore le sorti della nostra  regione e che sono interessati al  mai concretizzato”percorso di ritorno”.

Sono i giovani cosiddetti mediatori tecnologici in grado di gestire innovazione di metodo e di processo.

Sono quei giovani trentenni lucani  che governano i processi del terziario avanzato e in qualche misura addirittura del “quaternario”.

Sono quei giovani, già, oggetto, di diversi approfondimenti del Quotidiano, che dopo master e specializzazioni varie, dopo borse di studio e ricerche, sono presenti in team che possono da soli  incalzare i nuovi mercati e innescare quel circuito virtuoso “appena” presente in Basilicata.

Sono quei giovani che fuori dagli “schemi classici” dei laureati meridionali e lucani, in particolare, hanno raggiunto  “picchi di eccellenza” in nicchie di mercato legati alla globalizzazione e non ancora  presenti in ambito regionale.

Sono questi i giovani che creeranno le giuste complicità e trasformeranno il loro rapporto con le istituzioni, in veri e propri “percorsi” innovativi.

Siamo ancora agli albori. Un primo esempio lo si è avuto con il Dr Michele Bochicchio e l’U.O. Ortopedia del San Carlo.

Questa nuova generazione, fatta di ragazzi molto capaci ,che conoscono a fondo  i mali endemici della regione, provono fastidio per tutto ciò che è familismo, clientela e superficialità.

Li muove non solo l’ambizione  professionale ma, anche, un sano orgoglio lucano.

Sono alcune delle ragioni sulle quali  questi  giovani trentenni lucani dovrebbero interrogarsi.

Sono le forti motivazioni  che possono  produrre un concreto inserimento giovanile  in una sana economia, dove  il mercato funzioni a dovere, dove i beneficiari di una paradossale inefficienza siano per sempre emarginati soprattutto, oggi ,alla luce delle perenni crisi industriali della regione lucana.

Su queste basi queste  nuove generazioni di trentenni lucani possono contribuire a portare la Basilicata fuori dalla  recessione, dalla stagnazione e dall’arretratezza.

Su queste basi questi giovani trentenni lucani possono  anche dirigere le “task forces strategiche”, come quella dell’occupazione e delle aree  di crisi industriali, ben sapendo, però, che la “bravura tecnica” non può da sola assicurare efficienza ed efficacia negli interventi.

Per queste serie ragioni, questa nuova generazione e queste nuove professionalità  devono operare in sinergia con le istituzioni ed essere i primi alleati degli “svantaggiati”.

Avremo, così, una nuova prospettiva allettante dove ai tanti “noti di sempre ” della nostra generazione (over 60) ai quali vanno rimproverati scarsa innovazione e scarsa flessibilità, si affiancheranno positivamente questi nuovi trentenni frutto del biglietto di ritorno, che entrano  a far parte del salotto buono della politica, con una ventata di gioventù, che, può, senza dubbio, beneficare le tante categorie  produttive e giovanili che faticano a organizzarsi e a farsi sentire.

Speriamo che  la “Task force dell’occupazione” delle aree di crisi  della regione”gestita da giovani trentenni lucani professionalizzati possa far nascere un vero capovolgimento nei “santuari che contano” e  servire al  meglio e a minor costo le famiglie, le imprese sulle quali gravano le crisi strutturali della nostra economia.

Noi che siamo stati i fautori del ricambio generazionale, non possiamo che essere soddisfatti di certe scelte (come il biglietto di ritorno) che vanno nella direzione giusta e che propendono ,concretamente, nel tanto agognato “percorso” che ha definitivamente bandito la vecchia e logora concezione del “posto al sole”.

Noi saremo vigili perchè saremo ferrei controllori di eventuali “devianze” in corso d’opera, e denunceremo gli eventuali vizi , anche quelli perpetuati  dai trentenni di oggi, tipici della nostra  società adulta lucana.

Noi speriamo che,  questi stessi trentenni, dopo il biglietto di ritorno pittelliano siano in grado invertire non solo le attuali tendenze, ma, essere  il grimaldello di un  auspicabile inserimento nei gangli del potere politico-economico della regione di tutte le future generazioni lucane.

Su di loro dobbiamo  scommettere.

Sono processi lunghi  che, comunque, vanno avviati  urgentemente affinchè  si  affermi, finalmente, la vera democrazia (e, non, l’attuale surrogato) e l’efficacia degli interventi, stanchi, come siamo, di tanti affarismi maleodoranti, di tante incompatibilità ambientali di tanti inquinamenti ambientali e politici, di tante tribalità desuete e, soprattutto, di tante  fughe di validi professionisti, affermatisi in tutti i campi dalla medicina alla economia, dal giornalismo alle  nuove professioni, purtroppo, fuori, dall’ambito regionale.

mauro.armando.tita@alice.it

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