Gli istmi di Braudel che ha richiamato il direttore Serino citando Santochirico ospite della Milanesiana ci hanno riportato per un attimo fuggente tra passato e futuro, memoria e tradizione.
Pure, noi lucani normali, nè snob e nè vip, siamo stanchi di stereotipi e siamo stanchi di questa piatta vita meridionale.
Una vita appassita e mediocre.In questi giorni dopo la morte di Colombo ci siamo chiesti se i governanti del passato di una regione piccola come la nostra Lucania fossero stati in grado di gestire al meglio le risorse energetiche?
Molte volte ci siamo chiesti se “l’approccio” paternalistico-assistenziale colombiano ha inciso sullo stereotipo lucano.
Con questa metodica abbiamo moltiplicato i nostri sistemi idrici per risollevare le sorti della grande sete pugliese.
Molte volte ci siamo chiesti se il nostro sviluppo basato su rimesse degli emigranti e su interventi e contributi straordinari di mano pubblica, fosse un disegno voluto e strategico dei governi nazionali per condizionare la maggioranza dei lucani o l’indole dei lucani è vocata al puro assistenzialismo.
Oggi ci chiediamo perchè con tanta crisi energetica i governi nazionali non ci rispettano?
Con tanto petrolio e tanto gas dovremo elemosinare qualche piccola prebenda chiamata royalties.
La Robin Tax deve riguardare la nostra regione.
Non si può tollerare una “disonesta glissata” dei Governi nazionali al riguardo.
Una cosa è certa, tutti gli uomini illustri di questa Regione, soprattutto quelli cattolici democratici, laici e liberali non hanno mai abbracciato supinamente le politiche dorotee del partito di maggioranza relativa.
Il pensiero forte ha avuto il suo momento culmine con Pasquale Saraceno e Manlio Rossi Doria come timidamente richiamato nei giorni scorsi dal comunista Giacomo Schettini.
Saraceno era un serio Cattolico-democratico, promoter dello SVIMEZ, Manlio Rossi Doria era un socialista -laico, grande protagonista della Scuola di Portici.
Se il nuovo corso dato dalla Facoltà di Economia dell’Università Basilicata partisse da loro, nel giro di qualche decennio la Basilicata potrebbe essere una vera Regione moderna con tanti “attributi”.
Se la Facoltà volesse approfondire gli studi dei due insigni meridionalisti, forse, con un po’ di ritardo, cominceremo a creare il vero circuito virtuoso lucano.
Per circuito virtuoso si intende fare leva sui veri esperti e sui veri professionisti lucani non più emarginati dal potere tribale del vecchio, ma sempre presente, doroteismo lucano.
Quanti uomini di cultura, della politica, delle professioni, della medicina, dell’economia hanno preferito optare per altri lidi.
L’elenco sarebbe lungo.
Vorrei citarne, uno per tutti, il Sen. Tommaso Morlino, esiliato, nel Collegio di Como.
C’era un certo fastidio a dialogare con questi uomini.
Si preferiva lasciarli soli, costringendoli a soccombere.
Quando l’aria diventava irrespirabile e pesante le mete e gli obiettivi diventavano “altro” e “altri”.
Piano Piano tanti ragazzi preparati professionalmente preferivano la valigia.
Avevano tanta dignità e l’attesa e le greppie partitiche non si attagliavano alle loro persone e alle loro giuste rivendicazioni.
Qualche tempo dopo tanti ragazzi della periferia lucana animavano le tante fabbriche del Nord.
Tanti di quei ragazzi erano diventati manager e dirigenti di quelle fabbriche.
Tanti di quei ragazzi oggi sono piccoli industriali del Comasco, della Brianza ecc..
Sono molto attaccati alle loro origini, amano i loro familiari e i loro amici di sempre.
“Scendono” di buon grado una settimana all’anno nei loro borghi natii.
Glissano in modo pauroso su tutte le problematiche sociali e locali.
Sono convinti, in cuor loro, che l’unica alternativa, allo status quo, sia, ancora una volta, l’esodo.
Partono da un ragionamento che, per loro, sembra del tutto lapalissiano.
Il ragionamento è il rapporto con le Banche e le Istituzioni.
I tempi delle Banche del Nord, uniti a tassi favorevoli, sono esattamente ridotti della metà rispetto a quelli lucani.
Le Banche del Nord conoscono il “Basilea due”, esaminano progetti e proposte e assegnano mutui e prestiti nel giro di qualche mese.
Ignorano la presenza e il filtro dei politici.
Sono supportati da veri staff in grado di redigere in pochi minuti positivi bussiness plan.
Provate a chiedere a una qualsiasi Banca del Sud se, in qualche mese, sono in grado di produrre le stesse perfomances con gli stessi risultati.
La risposta sarà un disarmante “non commment”.
Inizierà lo stillicidio del politico di turno e i tempi si allungheranno a dismisura.
Nel frattempo inizierà un’altro grosso problema.
L’eventuale ubicazione del sito industriale.
Il politico del Nord non si opporrà mai sulla ubicazione scelta dall’imprenditore.
L’imprenditore del Nord ubicherà la propria fabbrica nel sito nevralgico vicino ai mercati più prospicienti.
Il politico del Sud ingaggerà un “sanguinaria battaglia” per la scelta del sito industriale.
L’imprenditore dovrà subire, ob torto collo, le volontà del politico.
Qualche anno dopo l’imprenditore inizierà l’opera di delocalizzazione prima e di licenziamento dopo.
Il quadro di riferimento è certamente angosciante, imbarazzante, ma, forse, terribilmente vero.
L’imprenditore del Nord di origine lucana conosce questo modus operandi , come le sue tasche.
Non è propenso, in alcun modo, a investire nella propria terra di origine, perchè la realtà locale si ciba ,ancora, di questi aspetti patogeni.
Sono passati oltre quarant’anni, la Confindustria lucana, L’Università e i Centri di Eccellenza con la Regione, muovono solo oggi i primi vagiti verso un nuovo tessuto connettivo.
Un nuovo tessuto connettivo che, timidamente, affronta il campo della “ricerca e dell’innovazione”.
Il contesto in cui si muove è, purtroppo, dolorosamente doroteo e provinciale.
Doroteo come concezione tribale.
Doroteo come chiusura illiberale.
Doroteo come pensiero chiuso e provinciale, settario e familistico.
Questi sono i vizi che a distanza di quarant’anni riscontriamo ancora oggi.
Le Indagini Svimez, Istat, Censis, Eurispes non stravolgono di un millimetro questo staus quo.
Uno status quo concepito con un modello centripeto patogeno.
Tutto deve riguardare il capoluogo di Regione.
Gli altri Centri devono “satellizzare” intorno al Capoluogo e non chiedere mai deleghe e decentramenti di natura opposta.
La natura centrifuga non è ammessa.
Sono ammessi solo piccoli specchietti girevoli.
Il Capoluogo potrà perdere qualche centinaio di abitanti ogni anno, ma, rispetto all’esodo giovanile , massiccio e biblico, dei nostri paesini, tutto ciò risulterà ininfluente.
Si continuerà con lo stesso andazzo di sempre.
I tanti privilegiati saranno sempre più ovattati dalle loro mammine.
I “babbi” acquisteranno , per i loro figlioli, i lussuosi appartamenti di ultima generazione.
Prolifereranno le agenzie di viaggio sotto casa.
Le vacanze saranno sempre più esotiche.
Lo shopping continuerà a Via Condotti.
Noi del Quotidiano denunceremo sempre più.
Qualche magistrato onesto farà qualche blitz.
Qualche cronista denuncerà i misteri lucani.
Tanti giovani lo seguiranno solo durante il loro corso di studi.
Poi anche loro emigreranno e il cerchio si chiuderà qui.
Tutto sarà terribilmente fermo, nonostante gli istmi di santochirico e il presunto velleitarismo materano di Capitale Europea della Cultura 2019.
MauroArmandoTita@alice.it