Nei giorni scorsi la Confartigianato confortata da una interrogazione del duo Rosa-Venezia ha tuonato contro la Regione Basilicata per il personale ultragonfiato(seicento dipendenti in più secondo le stime degli esperti) e per gli sprechi dovuti alla grande ingordigia della dirigenza il cui stanziamento superava i tre milioni di euro.
Sono particolarmente contento e soddisfatto che… dopo aver “abbaiato alla luna” su questo sito e su altre testate e altre riviste specializzate per oltre un ventennio (vedi Osservatorio ISFOL n. 1/89 e n. 5/91 e Rassegna dell’Economia lucana n. 5/92, Il Mulino , 2002) su:
– nuovo mercato delle professioni,
– mancate liberalizzazioni,
– imprenditoria artigiana,
– silenzio furbo dei dirigenti Fiat,
– Bancopoli lucana,
– Assenza dei tre fattori industriali,
– Fallimento del Consorzio ASI di Potenza.
Si ricominci da un settore strategico come quello dell’artigianato.
Da sempre l’artigianato lucano è il grande assente nel polo Fiat/SATA di Melfi.
Da sempre l’artigianato lucano viene considerato , per vari motivi, un settore strategico dell’economia lucana.
Un settore suffragato nel passato da puntuali ricerche e studi pubblicati mensilmente sul Rapporto ARSA e sulla Rassegna dell’Economia Lucana.
Strumenti passati in CAVALLERIA , grazie ad una miope politica voluta dai Presidenti della Regione anni ’90 e dall’attuale Presidenza della Camera di Commercio di Potenza.
Oggi questa bella e interessante indagine della Confindustria finanziate dalla Camera di Commercio di Potenza riesce parzialmente a lenire le nostre pregresse sofferenze.
Innanzitutto bisogna ricordare ai tanti “smemorati ” che l’artigianato ha sempre rappresentato e rappresenta tuttora una componente non indifferente dell’economia regionale.
Da sempre nella regione operano circa 10.000 aziende che danno luogo ad un’occupazione di oltre 25.000 unità lavorative, che costituiscono, quindi. il 12-13% dell’occupazione complessiva regionale ed il 50% di tutti gli addetti al settore secondario.
In secondo luogo non bisogna dimenticare la presenza capillare delle 10.000 aziende artigiane in tutte le aree interne regionali, dove i processi di crescita sono appiattiti da oltre dieci anni.
Lo denunciamo da oltre cinque anni che… la situazione economica lucana è di tipo FLAT.
C’è poi da considerare che alla scala in cui si collocano i problemi dello sviluppo delle aree interne regionali la piccola imprenditorialità artigianale (turismo e servizi ,in particolare) rappresenta l’unica via possibile per favorire il recupero produttivo di vasti territori della Regione.
Abbiamo avuto modo nel recente passato di denunciare l’accentuata diffusione delle attività dell’edilizia e delle costruzioni con relativo assurdo familismo ed alla scarsa presenza di attività innovative e tecnologicamente avanzate.
Anche se negli ultimi tempi non sono mancati i segnali positivi nell’evoluzione del settore che attengono essenzialmente alla nascita di produzioni tipologicamente nuove orientate ai mercati nazionali e internazionali, all’emergere di figure professionali qualificate in settori merceologicamente e tecnologicamente avanzati, alla diversificazione delle strutture di servizio alle imprese, all’inserimento qualificante di tanti nostri ex emigranti ed infine all’acquisizione ed applicazione di nuove tecniche di gestione nei processi produttivi e nello sviluppo dei prodotti, il settore rimane caratterizzato da diffusi fattori di fragilità e debolezza sia esterni che interni, che ne condizionano e ne limitano il definitivo decollo sia sul versante delle nuove “progettazioni” di FILIERA e sia sui nuovi “contratti di rete”.
Per queste serie ragioni il progetto lanciato dalla Confindustria Basilicata ReteAutoSudItalia ,come sostegno all’automotive regionale e in risposta alla sfida lanciata da Marchionne con il suo fallito progetto ” Fabbrica Italia” deve essere recipito adeguatamente dall’intero Pianeta Artigiano (Confartigianato, CNA e CASA) e da queste nuove figure professionali che operano nel settore come novelli Aretini.
E’ un’occasione strategica da cogliere per evitare gli errori del passato e per innestare, finalmente, un organico rapporto tra preesistenze produttive locali ed esigenze di sub-forniture alla SATA.
Dopo aver operato negli ultimi decenni nell’oblìo assoluto, grazie all’assenza e alla scarsità di informazioni , sia sui mercati di sbocchi dei prodotti che sulle esigenze di decentramento produttivo, l’imprenditoria artigiana lucana deve scuotersi.
Il “Pianeta Artigiano” può invertire la tendenza con il Contratto di rete a condizione che si superi l’inadeguata organizzazione gestionale delle imprese, la carenza dei quadri tecnici , specialisti per le funzioni aziendali più qualificate, ed infine la carenza di strutture e di profili professionali in grado di offrire servizi reali alle imprese artigiane.
La riorganizzazione del tessuto connettivo delle imprese artigiane lucane è divenuto bisogno VITALE.
La sopravvivenza e il pieno recupero produttivo,delle imprese artigiane lucane serve per avviare concretamente una capillare azione di recupero sociale e produttivo di vaste aree di comunità marginali, presenti e disseminate su tutto il territorio regionale, ma soprattutto ad alimentare seriamente e concretamente l’occupazione giovanile tanto assente nei nostri gangli produttivi, quanto patogena.
Mauro Armando Tita