Di Consoli – Il pragmatismo renziano, gli scettici e l’intellighenzia che manca

Nel lontano 2005 provai a interrogare l’intellettuale  lucano e la sua atavica assenza dalle “politiche” concrete.

Dovevamo sopportare tanti sermoni di soloni senza un briciolo di razionale concretezza.

Dovevamo sopportare tanti sermoni di soloni abituati a confezionare inutili idiozie.

Dovevamo sopportare tanti sermoni di soloni distinti e distanti dai problemi reali.

Sermoni di soloni con pensioni d’oro e con nepotismi accentuati pronti a contestare violentemente il sistema e i suoi tentacoli secolari.

In quell’anno, il 2005, anno magico, per il centro-sinistra lucano con relativi consensi bulgari quel centro-sinistra  aveva ignorato il centenario della nascita di Rossi Doria, celebrato in tante Università meridionali e in tante Amministrazioni Locali.

La Regione Basilicata e l’UNIBAS avevano ignorato tale celebrazione.

Era una assenza immotivata e irrazionale. Era un atto intollerabile del tutto ingiustificato.

Il Rossi Doria celebrato in tutte le sedi universitarie da  Portici a Napoli, da Napoli a Roma era stato ignorato dalla nostra UNIBAS.

Il superbo “racconto” di Andrea sull’assalto dell’intellighenzia al carro renziano e l’occasione storica dei neo quarantenni al potere  ci riporta alla mente la chiusura, l’ottusa ignoranza e la boria dei governanti regionali lucani  dell’epoca di cui si discorre (a. d. 2005).

Di Consoli in quel periodo ci ammoniva e ci scuoteva ulteriormente con la cruda affermazione: “Siamo tutti ridicoli, tutti da mandare a casa , tutti complici del sistema”.

I Michele Santoro, i Travaglio, i Fazio e gli altri narratori della crisi non hanno mai  annunciato di volersi ridurre lo stipendio.

Sembra una delle tante nascoste verità del pensiero unico.

Verità nascoste e latenti che stridono con l’UMILTA’ diconsoliana.

Questi  mercanti del frastuono con  la loro “agonia ciarliera” soccombono di fronte all’orgoglio dell’umiltà.

Se Marcel Aymé sosteneva che l’umiltà è l’anticamenra di tutte le perfezioni, allora ben venga l’umiltà.

Una umiltà che per Michele De Feudis riesce a sporcarsi i piedi per cambiare l’orizzonte.

La crisi del Sud, caro Andrea, si è acuita soprattutto per la mancanza di uomini come Rossi Doria. Siamo senza eredi e senza buoni esempi.

La mancanza di uomini alla Rossi Doria, uomini che amavano sporcarsi le scarpe attraversando in lungo e in largo le contrade del Mezzogiorno ci rimproverano per il nostro snobismo e per la nostra boria.

L’umiltà del caro Andrea Di Consoli si ciba di persone pragmatiche e laiche che non gridano, che si misurano con la realtà con asciuttezza e severità di giudizio  e che non amano astratte formulazioni ideologiche.

Vorrei ricordare a me stesso, ad andrea e ai grillini lucani le ultime affermazioni del Rossi Doria prima di morire ” Ormai camminavo tenendo davanti agli occhi la prospettiva che la rivoluzione non ci sarebbe stata, che il vecchio regime avrebbe preso il sopravvento sul nuovo che l’intellettuale cosiddetto organico sarebbe stato sconfitto sino a quando non avesse imparato a fare i conti con la realtà e a sporcarsi le scarpe di fango, per acquisire quelle doti che sono solo in possesso del cavalli dal fiato lungo.

Dove sono finiti i cavalli dal fiato lungo, forse, sono nascosti nelle piattaforme informatiche di Casaleggio o nel nuovo decisionismo renziano (per il momento antilucano, vedi energia e petrolio da accentrare nelle mani solide del Governo centrale).

Chissà, se tutte le promesse barbare (per dirla alla Nardella) di Renzi si concretizzeranno con la fine del parassitume burocratico, dei privilegi tribali e senza tempo e nella crescita industriale e nell’occupazione giovanile.

Noi continuiamo ad essere scettici per il momento salvo IMPREVISTI.

mauro.armando.tita@alice.it

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