Leggere sul Quotidiano del 16 febbraio scorso dell’iniziativa del “Monithon “di Fabrizio Barca è veramente cosa bella e stupenda e fa bene alla nostra igiene mentale.
l presidi sindacali posti in essere in questi ultimi giorni da tante moltitudini isolate di LSU ,COPES ,cassintegrati in deroga e operai in mobilità prossimi ai licenziamenti , confermano tutte le nostre lucide e spietate analisi sui sessanta giorni di governo del neo Presidente Pittella.
Il deserto industriale della Val basento e di tante aree del Lagonegrese e del Materano ci impone un’agenda economico-produttiva e progettuale senza più ritardi.
Ritardi ingiustificati frutto di incapacità progettuali e di risse tribali e correntizie.
Pur in presenza di una vera tragedia e di un prezzo altissimo pagato in termini occupazionali dalla nostra amata Basilicata non possiamo esimerci dal dibattere le problematiche concernenti il nostro futuro” lucano “.
Ho debuttato, caro direttore, oltre dieci anni fa, sul Quotidiano con un editoriale (in grande evidenza ) sui temi dello sviluppo lucano auspicando un disegno chiaro in contenuti e obiettivi.
Riprendendo la nota di Giancarlo Vainieri di qualche giorno fa appare opportuno ribadire che il cambiamento del modello economico regionale è ormai divenuto improcrastinabile.
Da tempo immemore abbiamo animato tribune e denunciato “rami secchi” della P. A. lucana, delle società partecipate, e, soprattutto, i rami secchi e aridi dell’industria lucana, a cominciare dall’anoressica Confindustria di Somma, senza fare sconti a nessuno.
Da anni auspichiamo non solo un nuovo modello di sviluppo, ma, soprattutto, una nuova realtà imprenditoriale e sindacale.
Quasi a voler riprendere il vecchio motto del Presidente del Consiglio Mariano Rumor ” La Protesta con la Proposta”.
Sarò oltremodo ripetitiv ma ripensare ai bei tempi lontani, quando masse enormi di operai decidevano di ridurre al minimo le loro richieste di aumento salariale, (ora gli operai contestano giustamente l’Elettrolux) per chiedere, invece, che si fossero mantenuti gli impegni sull’occupazione del Mezzogiorno, mi fa ,ancora, oggi, riflettere ed emozionare.
Per queste motivazioni apprezzavo il movimento operaio SATA di Melfi, di qualche tempo fa, quello che scendeva in piazza, (per qualcuno forse incautamente) non solo per confermare uno sviluppo equilibrato della regione, ma, soprattutto, per spingere la nuova classe del governo nazionale e regionale ad impegnarsi in forma concreta verso l’occupazione produttiva e duratura.
Una classe di governo nazionale e regionale che non poteva e non doveva ignorare la “presa di coscienza” posta in essere dalle lotte sociali e sindacali “lucane” degli ultimi anni, per dire no a sprechi e per dire no a sperperi ingiustificati.
Il controllo sociale esercitato da un movimento operaio sensibile, motivato e responsabile deve essere la chiave di volta dello sviluppo delle aree interne della Basilicata.
Del resto tutto ciò è confermato dalla folta presenza nella Fiat Sata e nell’indotto di tanti giovani rivenienti da un “bacino di utenza ” che vede i piccoli Comuni lucani, protagonisti assoluti.
L’esempio più concreto è dato dagli scioperi degli operai della Gaudianello di Monticchio le cui maestranze, dopo un lungo e immotivato periodo di silenzio hanno reagito nella maniera più adeguata e più consona al loro status di operai in via di licenziamento.
Il caso Gaudianello che acquista la Sangemini e manda a casa venticinque operai trasferendo al Nord uffici e progettazione è emblematico.
Un caso limite che ha definitivamente rotto e squarciato il velo di una stagione passiva e di un ingiustificato e desueto “egoismo di sorta”.
Con questo auspicio e dopo il report di Monithon ci avviamo a proporre un nuovo modello economico che bandisce sprechi e tribalismi e ripropone una nuova, propositiva e intelligente classe operaia lucana, come unica vera “interlocutrice” alle forze imprenditoriali e “confindustriali” regionali e nazionali.
Ora si avverte il forte bisogno, ormai improcrastinabile, di una classe operaia responsabile che faccia più proposte e meno proteste.
Speriamo che la serietà e l’entusiasmo non manchino e, soprattutto, speriamo che questa nuova classe operaia forte e propositiva possa aiutare i nuovi governanti regionali “esterni ” a creare quel nuovo “modello economico”.
Un nuovo modello economico foriero di occupazione e sviluppo agognato da tanti uomini lucani, dotati di buona volontà e schiena dritta, grandi fautori e grandi cultori della seria e concreta programmazione economica regionale.
Bando ai libri dei sogni e alle tante “bio” solo di tendenza, tanto snob quanto irrealizzabili” riprendiamoci un po di dignità grazie alla rinnovata e intelligente classe operaia lucana.
Una classe operaia in grado di emarginare i furbi e gli arrampicatori sociali e di scuotere una sonnacchiosa e ormai inaffidabile triplice sindacale (CGIL/CISL/UIL).
mauro.armando.tita@alice.it