UN SERIO CONTRIBUTO ALLE PRECISE DENUNCE DI GIORDANO
Caro consigliere regionale Giordano,
da decenni abbiamo denunciato la scarsa capacità d’impatto sul territorio e sulle strutture locali delle nostre progettazioni UE pur nella positiva capacità di spesa.
Una governance seria e partecipata, purtroppo, non è mai stata ipotizzata.I Bandi e le documentazioni di rito devono essere per riflesso complesse e tecnocratiche.
Complesse perchè lo richiede il Regolamento UE e la sua proverbiale farraginosità, tecnocratiche perchè lo richiede l’oligarchia di sempre.
Pochi devono governare i processi, molti devono assaltare le poche briciole che restano.
Una denuncia così seria come quella di Giordano, mutuata su concrete esperienze personali e professionali, non deve essere dirottata nelle pagine delle “Lettere al Quotidiano”.
L’iter iperburocratico denunciato dal prof Giordano si presta a un serio approfondimento.
L’accumulo di documentazione sui fondi UE, in primis, il POF si giustifica, purtroppo, anche, da tante esperienze pregresse che tendevano a deresponsabilizzare la casta dirigenziale e a scaricare sugli “ultimi” tutto il peso progettuale e gestionale dell’intervento formativo.
Per evitare che questa indisciplinata forma di burocrazia prenda il sopravvento ci sembra giusto non tralasciare la riorganizzazione della governance locale… e ,soprattutto, la riorganizzazione dei servizi e delle strutture regionali, ferme a qualche decennio fa.
Se la qualità della buona amministrazione regionale rappresenta la priorità ,caro Giordano , bisognerebbe rifarsi al nostro serio dibattito dei mesi scorsi sui ruoli e sul profilo professionale dei funzionari regionali.
Profili professionali, che, oltre, a non essere mai stati, adeguatamente, aggiornati alla competitività e all’innovazione,giacciono nella totale abulìà “burocratica” quotidiana, e nella totale mancanza di unicità di intervento tra le varie strutture dirigenziali e dipartimentali.
La gestione democratica e innovativa, quella auspicata da Marco Percoco sul Quotidiano, non produrrà mai quella buona qualità della P. A. lucana se non sarà introdotta quella rivoluzione copernicana della chiarezza e della trasparenza degli atti formali.
Una rivoluzione copernicana che deve far riprendere la metodica degli anni novanta con il mai dimenticato lavoro di gruppo interdipartimentale, frutto di tanta onestà intellettuale e di tanti carichi di lavoro, ben dosati.
I successi di tanta progettualità sistemica degli anni novanta, in parte ripresi dall’ex Ministro Barca e da Marco Percoco, anche, sul Quotidiano, ripropongono il coinvolgimento di più strutture dipartimentali.
Oggi i “coinvolgimenti” sono solo di natura oligarchica, tecnocratica e ridotti al lumicino.
La progettualità che si cibava di partecipazione e di seria programmazione puzza, oggi, di “dirigismo” maleodorante.
Il dibattito odierno serio del Prof Giordano teso a mettere al centro la questione della complessità e della iper burocratizzazione va coniugata con la promozione del merito.
Lo dobbiamo ricordare a Giordano che tale intervento riguarda tutti i livelli dirigenziali dei cosiddetti agglomerati produttivi lucani, e, soprattutto, quelli riferiti al massimo Ente lucano.
Troppi “incarichi esterni” e troppe esternalizzazioni dei servizi producono uno strano e ingiustificato fermo nei vari dipartimenti interessati.
A tutto ciò si assomma l’individuazione di un mancato vero carico di lavoro e di un, già ,ampiamente, citato, profilo professionale, mai, ben definito.
Si naviga a vista e i cosiddetti esperti “esternalizzati” confondono ruoli meramente esecutivi con la mera supplenza.
Tutto ciò in barba ai contratti e alle deliberazioni finalizzate alle assunzioni di questo personale, sulla carta, altamente, professionalizzato, ma, di fatto, obbligato alla mera e umile gestione ordinaria.
La Regione Basilicata, iperpremiata dalla UE nei decenni scorsi si è sempre misurata sul grado di conoscenza e di competenza esercitato dai pochi funzionari specializzati e preparati professionalmente.
La figura del funzionario copriva e surrogava le defaillances di un Dipartimento, poco innovativo, “poco professionalizzato” e, soprattutto, poco organizzato.
La figura del funzionario regionale supportava le manchevolezze dirigenziali (quelle familistiche e partitocratiche) e quelle ataviche dei nostri Enti Locali e dei nostri “meravigliosi” enti sub regionali.
Un corpo unico era rappresentato da pochi funzionari e strutture produttive sul territorio.
Oggi di quell’immane impegno, teso a coinvolgere le istituzioni e le realtà economiche locali e, soprattutto, a mettere in campo le energie migliori, per chiudere, definitivamente, con lentezze, furbizie ed egoismi non c’è più traccia.
Restano solo le buone intenzioni e l’ottimo dibattito scaturito sul Quotidiano negli anni scorsi ,teso a costruire la buona qualità della P. A. lucana, tanto necessaria, quanto decisiva, per il nostro futuro e per la nostra sana economia.
Questa bella scommessa, caro Giordano, poteva realizzarsi concretamente a condizione che non venisse, come sempre, vanificata dal brutale familismo e dall’ arrogante partitocrazia.
Brutale familismo e arrogante partitocrazia che hanno costruito carriere di dubbia professionalità con questi desolanti risultati.
mauro.armando.tita@alice.it