Una storia dimenticata quella degli emigrati lucani negli anni ’50

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L’ultima tragedia di 41 migranti morti nel Canale di Sicilia in maggioranza “Minori non accompagnati” ripropone la seria applicazione della legge n. 47/2017.

Una legge che si doveva far carico delle  bambine e dei  bambini brutalmente messi su un Barcone e “inviati” in Italia da genitori cinici e senza scrupoli.

Da buon sociologo di strada ho esaminato tanti progetti di presunta inclusione sociale e tanti  percorsi  di supposta  integrazione.

I tanti operatori e le tante cooperative che operano sul campo non hanno mai colto la natura della tristezza e della solitudine  dei vari ragazzi/e ospitati  nei  Comuni e coinvolti dai Programmi prefettizi.

Non hanno mai compreso  l’intreccio tra migrazioni e vicende familiari, tra bruschi e angoscianti  distacchi  e traumatici impatti con realtà sconosciute.

Questi ragazzi vivono il loro isolamento con un senso di colpa  che ci ricorda  il caso emblematico dei bambini italiani degli anni cinquanta, i  cosiddetti  “invisibili”, i figli  dei nostri lavoratori in Svizzera.

Quei figli di emigrati italiani costretti a vivere “sottovoce”.  

Abbiamo già trattato l’argomento raccontando la mia drammatica esperienza personale di  figlio ”invisibile” dell’emigrazione degli anni cinquanta.

Una pagina vergognosa di storia italiana che è riemersa nei mesi  scorsi grazie a  un meraviglioso  libro  di Francesca Mannocchi: “Noi piccoli italiani clandestini” con i  protagonisti dell’epoca  Toni Ricciardi, Catia Porri ed Egidio Stigliano (originario di Nova Siri).

Sono esperienze disumane che non possiamo più  tollerare come la morte di una madre e della sua bimba  nel deserto del Sahara scacciati da “gendarmi” senza cuore. 

Quei  Bambini invisibili  costretti a subire  la scellerata e razzista condotta dei Governi svizzeri degli anni cinquanta  hanno formato l’Associazione  “Bambini invisibili”.

Sono circa trentamila i bambini “sottovoce”  che a distanza di  sessant’anni  chiedono  un  risarcimento morale e materiale alla Svizzera  senza aver mai dimenticato  l’ambigua  condotta dei Governi italiani  dell’epoca.

Una “Italia” che ha chiuso gli occhi sui gravissimi  comportamenti adottati sia dai Paesi europei che dalle Americhe del Nord e del Sud.

Comportamenti  che hanno  calpestato la legalità e stuprato il sacrosanto valore  dei  diritti umani di migliaia di bambini italiani.  Ieri come oggi  si nega  il ricongiungimento familiare .

I terrificanti video del disumano distacco dei bambini messicani dalle loro madri ha fatto il giro del mondo sgomentando  la maggioranza silenziosa degli americani .

Lo stesso dicasi del disumano distacco vissuto dalla mia generazione tra padri lontani e vedove bianche. E’ una piaga, una ferita  non ancora cicatrizzata, brutalmente rimossa dalla Storia, da una opinione pubblica indifferente  e da una stampa smemorata .

Spero che l’Associazione “Lucani nel Mondo” riscopra  questa ulteriore pagina amara della nostra emigrazione indecorosamente rimossa.

Sarebbe bello rivivere una giornata di ricordi e di solidarietà  con  i figli degli  emigranti lucani degli anni cinquanta, oggi,  settantenni.

Lo ribadiamo per l’ennesima volta, noi figli di emigranti degli anni cinquanta,  siamo stanchi di essere “testimoniati” da intellettuali snob  che hanno vissuto l’emigrazione  solo dai documentari e/o  dalle Teche Rai.

Chi non ha vissuto sulla propria pelle il  vero dramma dell’emigrazione non potrà mai capirlo.

Armando TITA

Sociologo

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1 Risposta
  1. Dr. Giuseppe Giannini

    La storia degli esseri umani, ma anche delle specie animali è storia di migrazioni.
    Ci si sposta per migliorare la propria condizione, oppure per sfuggire ad un presente insopportabile.
    Non dobbiamo dimenticarci delle tante e troppe tragedie che riguardano la vita dei migranti e delle loro famiglie (cosi come evidenziato nell’articolo).
    Nell’Ottocento gli europei sceglievano le Americhe, venendo all’inizio “messi in quarantena” perchè diversi; nel secondo dopoguerra il grosso degli spostamenti intraeuropei riguardava paesi come Germania,Svizzera, Francia.Le mete insomma erano gli Stati ricchi, anche se al loro interno, fatti storici (es.l’unità d’Italia) od economici (una diseguale distribuzione della ricchezza prodotta) delinevano situazioni di vite ai margini.In genere gli stranieri non assimilati vivono in periferia, se non addirittura in zone dormitorio o veri e propri ghetti (nell’hinterland di ogni grossa città).E’ quanto avvenuto con i tanti meridionali che negli anni’60 lasciavano il faticoso lavoro della terra, per il non meno duro lavoro di fabbrica (il famoso “non si affitta ai meridionali”).
    Da qualche decennio, per una serie di cause – le guerre e la violenza dei regimi, l’impatto desertificante dei cambiamenti climatici , l’insorgere di epidemie – le migrazioni rappresentano eventi tipici di questa epoca.Il grosso degli spostamenti predilige i Paesi confinanti, ma a volte si va oltre i continenti.Visto anche il perdurare delle numerose crisi è necessario un intervento globale in grado di trattare, in maniera dignitosa , ogni fenomeno migratorio.Purtroppo, nell’UE, come negli USA, in Cina come in India ogni alterità culturale, qualora non funzionale ai superiori interessi geopolitici (ad es. l’accettazione degli ucraini come esuli non migranti anche da parte del blocco reazionario di Visegrad) viene vista come nemica.E cosi vengono costruiti muri ovunque, e poi recinzioni e campi di detenzione, che nemmeno la guerra fredda o i campi ” di correzione” sperimentati durante l’Olocausto o lo stalinsmo.E’ il sistema stesso di governo mondiale, quel neoliberismo improntato allo sfruttamento di persone e risorse, che crea queste barbarie.Vecchi e nuovi colonialismi si ibridano con istanze localistiche di gruppi al potere, che servono a noi occidentali in quanto detentori di quelle risorse – dal petrolio alle terre rare – in grado di permetterci di continuare ad avere uno status di privilegiati.Chiudendo un occhio sulle violenze che causano quelle partenze.E poi, limitandoci all’Italia, ci si vanta tanto di essere fra i paesi più ricchi del mondo – negli anni ’80 nei primi cinque, poi nel G7 – ,ma non si è in grado di dare risposte sociali nemmeno ai propri cittadini.E cosi nell’ultimo decennio oltre un milione e mezzo di italiani sono migrati altrove, la popolazione è scesa sopra i 58 milioni e la disoccupazione giovanile e non rimane una costante.Nel frattempo, qualche miglaia di pensionati hanno deciso di andare a vivere altrove (Portogallo), perchè tra salari e pensioni fermi, e la mancanza di servizi ed opportunità, almeno migrare per godersi il frutto di una vita lavorativa ha una ragione.

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