Un turismo di rispetto per mezzogiorno, borghi lucani e monticchio

Un ennesimo accorato appello  su Monticchio, sui  piccoli Borghi lucani  e sul degrado dei tanti nostri pregiati monumenti  (Torre Angioina di Ruvo del Monte, in primis) non è certamente peregrino.

In queste giornate pre-ferragostane incontro tanta bella gente.

Uomini e donne distanti dal potere con una carica umana che farebbe impallidire tanti presunti cives lucani.

Cives lucani un po’ boriosi e un po’ presuntuosi, troppo radicati sul territorio e ancorati a uno stereotipo duro a morire, imbevuto di tanto provincialismo e settarismo.

Ho ritrovato gli amici di un tempo,  amici pieni di pathos e di tanta sensibilità.

Abbiamo animato un serio dibattito sulle prospettive dei nostri borghi natii e sul fenomeno strisciante dell’invasione di cittadini campani e metropolitani alla ricerca spasmodica di abitazioni (a buon mercato) presenti nei nostri meravigliosi centri storici.

Qualcuno si è spinto oltre coinvolgendo perfino manager del Nord Europa.

E’ una ricetta vincente (vedi Irsina, Bernalda, San Mauro Forte, ecc) che stiamo sperimentando anche noi del Vulture  con una positiva ricaduta economica.

L’unico neo è, che, purtroppo, tale ricetta vincente è vincolata dallo scarso soggiorno in loco.

Questa sana, salutare e  benvoluta “invasione” di cosmopoliti dura, infatti,  solo quindici giorni all’anno.

E’ una ricetta che potrà sicuramente far riflettere più di qualche operatore economico nostrano, e far riflettere, soprattutto, i nostri politici che guardano con invidia agli amministratori della regione Toscana,  ormai invasa da miliardari inglesi e del Nord Europa.

E’ impensabile che vi siano tanti cittadini italiani ed europei del Nord pronti a investire nei nostri meravigliosi Centri Storici e operatori economici lucani che rivolgono da sempre  la loro attenzione solo alle solite “mete” vip.

Ci siamo soffermati sulla Cultura e sul suo valore sociale nel Mezzogiono.

Chiediamo che la vera Cultura e i processi da essa innescati producano quegli effetti che vanno verso il superamento di tanti stereotipi sempre in agguato.

Siamo nelle condizioni di poter affermare che il Mezzogiorno e la Basilicata devono rinnovarsi profondamente sul piano culturale.

Il Mezzogiorno e la Basilicata devono riprendere il Percorso “rinascimentale” della metà degli anni novanta che tanta speranza e tanti sogni aveva generato in noi uomini di buona volontà.

Il nostro termine di paragone , le nostre speranze e il nostro entusiasmo erano rivolti a Piazza Plebiscito a Napoli e al polo Fiat a Melfi con una forsennata voglia di rinascere e di “contare” sul piano politico ed economico.

Oggi , la crisi strutturale dell’economia meridionale ci deprime e ci sconforta.

Abbiamo Scampìa e il sogno svanito  di Bagnoli, abbiamo l’ILVA e i suoi tumorali fumi, abbiamo i Centri Oli e la Fenice , le morìe di pesci nel Pertusillo e tante, tante incompiute.

Qualche mese fa sul nostro Quotidiano il consigliere Pagliuca ha lanciato l’ennesimo SOS su Monticchio.

Monticchio langue e… i Laghi di Garda e di Como hanno il “tutto esaurito” .

E’ un problema di servizi, ma , anche, e, soprattutto, di cultura e di rispetto del turista.

Bando alle chiassate, bando alle sporcizie di sempre, bando ai rumori e alle auto il tutto condito da un profondo senso civico delle popolazioni lombarde.

Non vi sono  presunti consorzi, non vi sono amministrazioni locali in perenne conflittualità, non vi sono abusi edilizi.

Vi sono piani regolatori e piani paessaggistici riconosciuti per valori e integrità territoriali, il turista è al centro delle politiche e delle  attenzioni degli amministratori e degli operatori locali, i servizi sono in continuo processo migliorativo.

Una vera situazione in progress.

Ci sono le stesse condizioni in Monticchio e nella Basilicata?

Gli amministratori e gli operatori economici locali sono in grado di invertire l’attuale tendenza e superare campanilismi, rivalse e pregiudizi vari?

Sembrano motivazioni spurie e senza senso e senza significato, ma, purtroppo, questi stupidi pregiudizi e questi desueti campanilismi (vale soprattutto per Monticchio) hanno condizionato una seria programmazione economica e una seria prospettiva di sviluppo.

Un meraviglioso polmone verde (riconosciuto ultimamente da Renzo Arbore) e un ecosistema di cui la Natura ci aveva fatto dono e che noi uomini del Vulture , delle Istituzioni e non, pur essendone orgogliosi, abbiamo impavidamente deturpato con la nostra ignavia e con la nostra riconosciuta inciviltà.

Si riuscirà ad invertire la rotta?

I politici faranno un passo indietro?, i Soggetti economici riusciranno con i seri ambientalisti a formulare pacchetti turistici condivisi?

Il turista sarà rispettato e rispetterà il paesaggio?

Sono una minima parte degli interrogativi che ogni serio uomo del Vulture si è fatto negli ultimi decenni senza aver mai avuto una corretta risposta.

Un gran parlare senza fatti economici e produttivi  di rilievo hanno caratterizzato le politiche e gli interventi rivolti a Monticchio.

Gli ultimi quindici anni  di Monticchio (nonostante le  blaterate quattro M) rientrano nell’oblìo assoluto.

Riportare il dibattito su un binario serio , senza infingimenti e senza furbizie, servirà a creare una vera rete di operatori economici pronti a investire sulle nostre bellezze paesaggistiche e sui nostri centri storici.

Del resto le popolazioni del Vulture consapevoli delle prospettive di sviluppo di Monticchio e dei nostri meravigliosi Borghi cercheranno di invertire la rotta con il turista e le sue esigenze.

Un turista rispettato con una serie puntuale di servizi che lo sappiano accogliere e lo sappiano incuriosire  con il nostro impegno fattivo e con il nostro  solito e riconosciuto entusiasmo di vulturini e di uomini rispettosi della sacralità dell’ospite.

mauro.armando.tita@alice.it       

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