La tanto attesa sentenza inerente il Centro Servizi in C.da Cretazzo è stata depositata nella cancelleria del Tribunale di Potenza: purtroppo per il Comune di Ruvo del Monte non ci sono buone notizie.
La Corte di Appello, con sentenza depositata il 01 ottobre 2013, ha rigettato l’appello proposto dal Comune di Ruvo del Monte condannandolo di fatto al pagamento di oltre un milione di euro all’Impresa Gruosso Donato, in proprio e come mandataria dell’ATI (Associazione Temporanea Imprese) con le imprese Verrastro e Lo Scalzo.
Una vera e propria tegola sul Comune e su tutta la cittadinanza, anche perchè ora c’è il serio rischio di un atto di pignoramento e del fallimento di fatto (dissesto finanziario) con inevitabili ripercussioni su tutta la popolazione.
Come si è arrivati a tutto questo?
Ripercorriamo in breve le tappe salienti di questa spinosa e controversa vicenda.
La progettazione del Centro Servizi, affidata all’Ing. Passatordi, risale all’Amministrazione Luongo (1985-1990) con i finanziamenti dello Stato a gravare sui fondi della Legge 219/81; la struttura, che doveva essere di supporto all’area artigianale, doveva sorgere dietro la Caserma di Carabinieri.
L’appalto concorso se lo aggiudicò l’Associazione Temporanea di Imprese Gruozzo-Verrastro-Lo Scalzo.
Il Centro Servizi visto dai Fronti di Ruvo
Dopo l’Amministrazione Luongo, si decise di spostare il sito in quello definitivo attuale per tenere la struttura più vicina all’area artigianale, quindi, dopo il 1990, iniziò la costruzione con la Direzione Lavori affidata agli architetti Maroscia e Metallo.
La struttura, realizzata su tre piani oltre la mansarda, era stata riprogettata in modo da essere duttile ed utilizzabile anche ed eventualmente come struttura ricettiva: staccato dalla struttura principale era previsto un anfiteatro con copertura in legno per la capienza di oltre 400 persone.
I lavori in un primo tempo sono proceduti molto speditamente, alimentando la speranza di dare a Ruvo una struttura polifunzionale che risolvesse una volta e per sempre il problema di avere un luogo al coperto dove potere, anche in inverno, realizzare delle manifestazioni o semplicemente incontrarsi.
La partenza sprint purtroppo era stata solo un fuoco di paglia e ben presto le prime controversie, tra l’impresa e la pubblica amministrazione, cominciano a sorgere.
L’impresa chiede ripetutamente proroga nei termini dei lavori, proroghe accordate fino agli albori del 2000; intanto si era insediata una nuova amministrazione, quella Suozzi succeduta a quella Santoro.
Il Centro Servizi visto dal basso
Non appena i lavori vengono collaudati l’impresa richiede i danni al Comune perchè, a suo dire, aveva avuto delle maggiori spese rispetto a quelle preventivate, sia perchè era passato tanto tempo e sia perchè erano state realizzate opere eccedenti il progetto originario.
L’impresa promuove causa contro l’Amministrazione e la sentenza del 21.05.2008, purtroppo, dà ragione alla stessa impresa, condannando il Comune al pagamento di oltre un milone di euro; nel frattempo si era insediata l’Amministrazione Fasano.
Il Comune propone appelllo a tale sentenza nel luglio 2009, si era appena insediata l’amministrazione Romano, appello che è finito come sopra riportato.
Una storia veramente paradossale, che coinvolge sei amministrazioni comunali, una storia tutta italiana; ora il Comune di Ruvo del Monte è stato condannato, la struttura finita non è mai stata utilizzata, oggetto di scempi a cura dei soliti ignoti.
Volutamente non si è scesi nella dovizia dei particolari, restando asetticamente lontani da qualsiasi giudizio (la storia e molto più lunga ed articolata), per non dare la sensazione di voler incolpare nessuno, però ora, come è logico pensare, si scatenerà la “caccia all’assassino”, chi ha fatto bene e chi ha fatto male, ma la sostanza non cambia.
I cittadini pagheranno per una struttura di cui non hanno mai potuto usufruire e che poteva e doveva essere l’inizio di una rinascita che purtroppo è rimasta solo nei pensieri.
Pietro Mira
Il Centro Servizi oggetto di scempio