Sereno variabile di Osvaldo Bevilacqua e il “digiuno” istituzionale del VULTURE MELFESE

Sereno Variabile la fortunata trasmissione rai di Osvaldo Bevilacqua ha dedicato l’intera puntata di sabato scorso  al Vulture Melfese.

Un Vulture Melfese dotato di grandi potenzialità che vanno dalle acque minerali all’aglianico, dall’olio al mega polo industriale di San Nicola.

Tralasciando tutte le patogene vertenze il grande Vulture Melfese ha dimostrato tutta la vivacità imprenditoriale e la grande bellezza dei suoi territori.

Qualche tempo fa ci siamo chiesti se il grande Vulture Melfese con i suoi grandi Statisti (Nitti, in primis) e le sue superbe ricchezze artistiche e culturali  fosse degnamente rappresentato nell’universo politico odierno.

La risposta è certamente sconcertante: un NO secco.

Al contrario del recente passato che poteva contare su Presidenti del Consiglio, Ministri, Sottosegretari e tanti deputati e  assessori regionali il Vulture della rappresentenza politica e istituzionale langue.

Langue in modo pauroso. Non bastano due parlamentari SEL ridotti a semplici comparse.

Il Vulture che era degnamente rappresentato non può essere ignorato.

Dove sono finite quelle animate discussioni tra autentici talenti della medicina, della cultura, dell’economia e della letteratura.

Le occasioni di vera comunione  si sprecavano nel passato.

Le popolazioni del Vulture  erano solidali fra loro; l’Alta Montagna aveva un ruolo e una rappresentanza.

Non vi era alcuna forma  di egoismo. Nascevano gli Acquedotti consortili.

Il Comune ricco di acqua erogava al Comune “carente”  limitrofo, litri e litri al secondo, senza alcuna contropartita, era una vera comunione di intenti e di valori.

Il campanilismo e l’egoismo erano per sempre banditi.

Le istituzioni scolastiche erano presenti in modo palese e non occulto come oggi.

I  loro giudizi erano spietati.

La nuova Scuola Media Unica dell’epoca  che superava la vecchia dualità , tra scuola media e scuola di avviamento, muoveva i suoi primi passi, e, forse, alimentava la prima “strage” degli allievi più poveri.

In questo clima e in questo contesto  sono nate le dissanguanti emigrazioni degli anni sessanta e settanta delle aree marginali del Vulture.

In questa area territoriale Annabella Rossi ricercava nelle campagne di S. Fele (Pierno) le sue “FESTE DEI POVERI”.

Con questi  disarmanti “presupposti” le famiglie Cancellara (genitori del grande ciclista  Fabien) prima e Cammarelle (genitori del pugile olimpionico) dopo, sono emigrate dal Vulture verso il Nord e l’ambita Svizzera.

Oggi, purtroppo, le uniche soddisfazioni del nostro territorio e della nostra area sono, forse, solo rappresentate dalle vittorie dei figli di questa terra, in primis, Roberto CAMMARELLE, figlio di emigranti di Rionero in Vulture e di Scalera, frazione di Filiano, salito ultimamente sul podio più alto nei recenti Mondiali di Pugilato e delle belle performance di Fabien Cancellara.

E’ certamente motivo di orgoglio per i lucani e per il Vulture, in particolare.

Un orgoglio e un riscatto riconosciuto anche da Roberto SAVIANO.

Un figlio del sud che ha vissuto una esistenza grama come le migliaia di emigranti lucani costretti a vivere tra rinunce e grandi sacrifici.

Solo oggi, si riprendono una sana rivincita sociale.

Una rivincita sociale, per le famiglie costrette ad emigrare e, sicuramente, dimenticate per tanti anni.

Oggi la loro rivincita sociale ha un bel sapore. La rivincita degli ULTIMI.

Quanto tempo è passato dai primi bocconi amari ingoiati dalle famiglie lucane.

Quante umiliazioni hanno dovuto subire dai “nordisti italiani”.

Quante volte questi emigranti lucani si sono visti rifilare l’appellativo di  “terroni” dai  nordisti.

Offese condite con sarcasmo, ironia e tanta dose di xenofobia e razzismo.

Oggi Roberto Saviano ha denunciato al mondo intero che l’olimpionico e campione mondiale Cammarelle non  è lumbard di Cinesello, ma un vero figlio del SUD.

Quanta ipocrisia in queste popolazioni del Nord.

Anche il nostro Vulture  gioisce di ” riflesso”.

A tutto ciò fa da contraltare un pressappochismo giornalistico pauroso.

Non sono bastate le cittadinanze onorarie.

Saremo, forse, sempre, considerati, nonostante, Sereno variabile e i successi olimpionici e mondiali di questi nostri figli, alla stregua di mere espressioni geografiche.

Lo conferma un giornalismo italiano “che conta e che ignora” le origini lucane di Cammarelle.

Tutto ciò  fa accapponare la pelle. Ci fa rabbrividire. Ci fa incazzare.

Speriamo di  non essere oggetto come nel recente passato di una vera forma di xenofobia oltre a mera ignoranza geografica.

Molti sono i giornalisti RAI e Mediaset che collocano Rionero in Vulture (nonostante gli spot di Coca Cola) in Campania o in Calabria.

Non me ne vogliano i giornalisti preparati e sensibili.

Tali performances sono un tormentone di superficialità e di pressappochismo.

Tanti sono gli scritti e tanti i comunicati stampa pubblicati in tale direzione.

Tante sono le denunce.

Il grande Nord della Basilicata, con la sua Fiat SATA, la sua Agricoltura intensiva, il suo Aglianico,il suo Olio,  la sua ricchezza di acque minerali e paesaggi, non può non essere rappresentato in Giunta Regionale.

Da un decennio inoltrato l’assordante e ingiustificata assenza degli uomini del Vulture Melfese ha comportato ripercussioni negative sul territorio.

Da anni, un simile status quo, non fa che accrescere il disagio delle popolazioni vulturine.

La governance nel Vulture è diventata un puro optional.

Viviamo da qualche decennio  solo  di “riflesso”.

Tutto ciò non è più tollerabile.

Vogliamo  sperare in un sano orgoglio vulturino.

Vogliamo sperare che, le giovani generazioni del Melfese, consapevoli del “declino”, si sveglino dal torpore e richiedano, finalmente, quell’agognato ruolo di presenza fattiva e di vero protagonismo.

Oggi, purtroppo, tale presenza fattiva e tale protagonismo è stato del tutto delegato ad altri.

Oltre Dieci anni di prolungata e ingiustificata  assenza, nei gangli del ” potere” regionale e nazionale,  sono, forse, un po’ troppi, per un’area che ha sfornato politici del calibro di Nitti, Fortunato e Attilio Di Napoli.

Speriamo che a partire dal 2015 le cose cambino per davvero.

Non dimentichiamo che il nostro Presidente NAPOLITANO per i 150 anni dell’unità d’Italia aveva scelto Rionero, quasi a suggellare la grande importanza che rivestono le popolazioni del Vulture.

Speriamo che la POLITICA con la P maiuscola faccia lo stesso.

Vogliamo essere rappresentati da uomini e donne di valore e di spessore, stanchi come siamo siamo di questo lungo “digiuno” istituzionale.

mauro.armando.tita@alice.it

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