Pietro Tozzi

(Un artista ruvese famoso nel mondo da rivalutare in patria)

di Roberto Di Napoli

A lato il Mietitore di Basilicata di Pietro Tozzi

Quanti di noi sanno qualcosa di Pietro Tozzi oggi ?

Qualcuno che ha un po’ di memoria ricorderà che è menzionato tra gli uomini illustri di Ruvo dall’arciprete Giuseppe Ciampa nel suo libro “Ruvo del Monte – Notizie Storiche” del 1959, laddove viene definito “pittore ben noto nell’ambiente artistico italiano ed estero.

Visse prima a Firenze e poi si trasferì negli Stati Uniti. Nel 1906 diede il suo capolavoro nel “Mietitore di Basilicata”, dipinto pieno di vita e di espressione, che nell’esposizione di Seattle e Pittsburg del 1909 ottenne la medaglia d’argento ed il secondo premio internazionale.

Fu un ottimo ritrattista, tra gli altri ritrasse il generale Caviglia, il ministro della guerra Guido Rosseau e molti altri. La rivista “La Basilicata nel mondo” lo definisce “artista di valore non comune che altamente onora la terra che lo vide nascere, nonché la patria italiana”.

Non molti sanno però che il suo nome è legato alla scoperta di una scultura di Michelangelo Buonarroti fino ad allora sconosciuta e mai attribuita al suo maestro: stiamo parlando del “San Giovanni Perduto”.

Già tra i contemporanei del grande maestro Buonarroti si parlava di un’opera in marmo che egli avrebbe realizzato in gioventù e raffigurante San Giovanni , ma per secoli non se ne ebbero né tracce né notizie.

Della statua, scolpita in un blocco di marmo bianco di Carrara, che presenta venature marroncine e piccole imperfezioni, si ha notizia nel 1900 quando fu comprata da Daniel Z. Noorian , un mercante d’arte americano, tramite un suo agente ed amico in Italia, chiamato Albitez , che l’aveva rinvenuta nella regione di Bologna. All’epoca fu attribuita ad Andrea Sansovino è valutata moltissimo e si pensa che fosse stata commissionata da uno dei clienti di Noorian che, tuttavia, morì prima dell’arrivo della statua in America.

Dopo la morte di Noorian nel 1930 la statua fu messa all’asta una prima volta nel marzo 1931 presso le American-Anderson Galleries di New York, ma non fu acquistata.

Fu rimessa all’asta nel 1942 ed in quell’occasione fu acquistata da Pietro Tozzi e sua moglie.

Pietro Tozzi all’epoca era già una figura molto conosciuta nel mondo dell’arte internazionale, avendo operato per oltre due decadi assieme a Joseph Brummer e come consulente d’arte per vari musei e collezionisti, specialmente nel campo delle antiche sculture.

Proveniente da Ruvo del Monte, risedette a Firenze fino al 1932 e dopo quell’anno si stabilì definitivamente negli Stati Uniti a New York. Viaggiava ogni anno attraverso l’Atlantico tra America ed Europa e si era specializzato nell’acquistare un notevole numero di lavori artistici che oggi si trovano in collezioni pubbliche e private. Pietro Tozzi aveva visto per la prima volta il marmo di San Giovanni nel 1930 e dopo la morte del proprietario era stato chiamato dal fratello di questi che gli aveva parlato di una statua di marmo di grande valore in suo possesso.

Tozzi trovò la statua che giaceva nei pressi del suo involucro originale e nonostante l’accumulo di sporco e polvere fu attratto ed impressionato dalla sua visione e non dimenticò mai questo primo incontro.

Quando Tozzi finalmente acquistò la statua nel 1942 solo un occhio esperto avrebbe potuto capire il suo vero autore: secoli di esposizione alle intemperie l’avevano incrostata, sporcata e piena di cristalli salini che dovevano essere rimossi.

Egli cominciò a ripulirla con cura e con pazienza millimetro per millimetro, per evitare che si danneggiasse, usando solo acqua, un leggero sapone, ed uno spazzolino da denti.

Quando il lavoro di pulizia fu terminato e la statua brillò in tutto il suo originario splendore Tozzi, esperto in antiche sculture, seppe individuare in essa caratteristiche anatomiche e dinamiche che non si conciliavano con l’attribuzione di questa ad Andrea Sansovino, e cominciò a pensare ad un’altra possibilità.

Fu a questo punto che divenne seriamente conscio che la statua possedeva precise caratteristiche tipiche dell’arte di Michelangelo Buonarroti che si ritrovavano in altre opere del grande maestro.

 

Il “San Giovanni Perduto” di Michelangelo Buonarroti, scoperto da Pietro Tozzi

 

Affascinato da quest’idea e da questa convinzione, ma non volendosi arrischiare in frettolose conclusioni, decise di testare le sue ipotesi con la più esaustiva ricerca possibile.

Cominciò a mostrare la statua ad esperti e conoscitori di Michelangelo Buonarroti che, come lui, rimasero fortemente impressionati.

Non contento decise di portare la scultura a Firenze dove si sarebbe potuta confrontare con altre opere di Michelangelo direttamente.

Per due anni, dal 1957 al 1959, la statua fu custodita presso Casa Buonarroti, dove fu accessibile a studiosi ed esperti ma non al pubblico.

Grande contributo in questi anni lo diedero Giovanni Poggi, sovrintendente alle antichità in Toscana, ed Arturo Bassi , scultore ed organizzatore di importanti mostre ad Arezzo, Milano e Bergamo, i quali contribuirono a fugare gli ultimi dubbi.

Infine, raccogliendo tutti gli elementi messi insieme da Tozzi, oltre che le convinzioni di questi, la dottoressa Fernanda De Maffei, che aveva visto la statua a New York e conosceva bene le opinioni di Tozzi circa la sua attribuzione, iniziò uno studio sistematico della statua ed una serie di ricerche tecniche e stilistiche che l’assorbirono fino alla morte, avvenuta nel 1961, e che si conclusero con la definitiva attribuzione di questa a Michelangelo Buonarroti.

Grazie a Pietro Tozzi , quindi, era stata finalmente trovata quella statua di San Giovanni, scolpita da Michelangelo Buonarroti, che era oggetto di leggenda da secoli , e che perciò fu chiamata “San Giovanni Perduto”.

Le ricerche della dottoressa De Maffei , le sue tesi e le sue conclusioni, sono contenute nel libro “Il San Giovanni Perduto di Michelangelo – La Storia di Un Ritrovamento” – Reynal & Company – New York 1970,

dal quale sono state tratte queste interessanti notizie che ci permettono di conoscere bene un grande ruvese e di dare a lui tutta l’importanza e la considerazione che merita , orgogliosi di essere la patria nativa di un sì grande artista ed esperto d’arte che ha il merito di avere dato al mondo intero un’opera di Michelangelo Buonarroti che si credeva esistesse solo nella leggenda e nell’immaginazione.

D’altronde è certo che Pietro Tozzi non ha mai dimenticato le sue origini ed è sempre stato legato a Ruvo del Monte , suo paese natio.

Ne abbiamo conferma nei carteggi da lui intrattenuti con i Sindaci di Ruvo del Monte , laddove egli promette di istituire 15 borse di studio da attribuire annualmente agli iscritti nell’elenco dei poveri  e di adoperarsi per i più bisognosi di Ruvo del Monte.

In una lettera datata 5 novembre 1970 egli così scrive dall’America all’allora Sindaco di Ruvo Vito Casino : “Pregiatissimo Signor Sindaco Casino , approfittando della venuta in Ruvo del compaesano Giuseppantonio Suozzi , son lieto di inviarle un libro sul “San Giovannino di Michelangelo” da me scoperto.

Dei due libri che mando uno da restare nell’archivio del Comune, quale mio ricordo, e l’altro sarà tanto gentile di volerlo consegnare a monsignore Giuseppe Ciampa.

 

Lettera al Sindaco del 05 novembre 1970

Gradisca i miei più cordiali saluti . Pietro Tozzi .” Il libro, per inciso , autografato dallo stesso Tozzi , è quello di cui sopra si è detto.

Ed il Sindaco così risponde in data 21 novembre 1970 : “Egr. Sig. Concittadino , Non troviamo parole per ringraziarla dell’omaggio fatto a questo paese, che le ha dato i natali, e l’assicuriamo che il suo libro sarà conservato agli atti di questo Comune a ricordo della Sua  persona e del Suo Lavoro indefesso, relativo allo studio della statua attribuita al Maestro Michelangelo.

Noi siamo orgogliosi di avere negli Stati Uniti un concittadino, figlio della sua Ruvo, che ha saputo con il suo ingegno e con la sua arte farsi onore in Italia e in terre straniere, del che serberemo imperituro ricordo.

La ringraziamo, inoltre, per la promessa relativa alla istituzione di n. 15 borse di studio da conferire annualmente agli iscritti nell’elenco dei poveri e di quant’altro potrà fare negli interessi di tutti i Suoi e miei concittadini, che avranno effettivamente bisogno.

Grazie ancora e distinti saluti anche a nome dei suoi compaesani e da me particolarmente. IL SINDACO (Geom. Vito Casino)”.

 

Risposta del Sindaco del 21 novembre 1970

 

E’ ora, dunque, di essere riconoscenti anche coi fatti a questo grande artista, che ha portato nel mondo l’orgoglio del suo essere ruvese, e di dare a lui la giusta importanza ed il giusto merito sin ora sopiti.

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