Marchionne… Quel silenzio furbo di ieri e le minacce di oggi

Dopo l’intervista dell’Ad Fiat Marchionne al Corriere della Sera  gravano dei  seri sospetti sulla conferma del polo lucano SATA.

Non siamo  stati assenti e  abbiamo informato sui processi in atto con un adeguato aggiornamento  e  con grande  competenza.

Il sospetto sulla chiusura di uno dei  due stabilimenti Fiat  ipotizzati da Marchionne grava, come sopracitato , proprio  sulla nostra SATA.

Troppi fari accesi sul caso dei tre operai integrati non sono stati certamente “digeriti” bene  dalla dirigenza Fiat.

Bene ha fatto l’economista  D’Agostino a richiamare l’attenzione della politica e delle istituzioni regionali sul CASO Melfi.

 

Non vogliamo esimerci da un  serio dibattito dopo aver tanto riflettuto e  tanto coraggiosamente denunciato nel recente passato.

Dopo Pomigliano e la  Serbia qualcosa di grave sta avvenendo.

In barba a tutta la contrattazione nazionale  e in barba alle migliaia di miliardi prosciugati alle casse dello Stato nel recente passato  la DELOCALIZZAZIONE dei siti industriali FIAT è ormai  una cruda realtà.
Noi che con tanta caparbietà e per oltre un quinquennio abbiamo dibattuto sui  Piani Fiat e  sulla Melfi Strategica non possiamo restare inermi.

Non vogliamo in alcun modo glissare sulla rivoluzione FIAT/Chrysler.

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato  tante  riflessioni, tanti approfondimenti e tante denunce  sul “SILENZIO “furbo  dei dirigenti FIAT.

Silenzi confermati e ripresi puntualmente da Centri studi, da  rassegne  e riviste confindustriali lucane.

Come sono crudelmente attuali quelle denunce alla luce della precisa e puntuale analisi di D’Agostino.

Denunce e riflessioni  riprese e condivise anche da tante sigle sindacali.

Un silenzio  continuo, immutato nel tempo.

Un mutismo che non ha mai fatto alcun cenno sulla produttività giapponese della mega fabbrica lucana.

Non a caso Marchionne aveva  confermato i dati di quella nostra riflessione sulla Stampa e sul  Corriere della Sera.

Si era scoperto che  la Fabbrica di Melfi era seconda in Europa dopo quella polacca.

Oggi assistiamo a comportamenti schizzofrenici.

Si è penalizzato  lo stabilimento polacco per dare a  Pomigliano…il titolo di “fabbrica modello”.

Si umiliano i  tre operai “sindacalizzati” dopo la sentenza della Corte d’Appello di Potenza.

Si inasprisce con minacce e ricatti di capi ute il dialogo con le maestranze dopo aver “raggiunto”  un clima  disteso e   sereno in seno alla Fabbrica.

Perchè tanta violenza.

Perchè tanto livore nei confronti dei tesserati Fiom?

Che cosa si cela dietro questi assurdi e violenti comportamenti?

Eppure eravamo  orgogliosi di aver raggiunto un equilibrio tra istituzioni regionali e Fiat/Sata,  grazie alla  creazione del  “Campus per l’innovazione del manifacturing”.

Oggi siamo curiosi di  conoscere i risultati di questo accantonato  intervento di Alta Formazione.

Eravamo stanchi di guardare dal buco della serratura.

Volevamo  entrare da protagonisti nelle sedi decisionali.

Volevamo  finalmente “sfondare porte aperte”.

Lo abbiamo ripetuto tante volte nei nostri editoriali pubblicati su Notiziario, Pro loco  e altri giornali e riviste specializzate.

Purtroppo, la esauriente analisi di D’Agostino  cozza con  una delle problematiche più penalizzanti per la nostra amata regione l’assenza dell’indotto lucano.

Tale problematica  ci condiziona enormemente.

Lo dobbiamo ribadire e constatare amaramente che nella Sata di Melfi non sono ,ancora oggi, “visibili ” nè le rappresentanze e nè le presenze imprenditoriali  lucane.

L’indotto non ha  mai parlato  lucano da sempre.

Non abbiamo alcuna intenzione di  “ratificare” il SUD  senza classe dirigente di Marcello Veneziani, nè tanto meno Il SUD di Paolo Albano, una dirigenza senza classe.

Lo abbiamo sostenuto qualche tempo fa lo confermiamo oggi.

Le proposte delle macro regioni ipotizzate   dal  defunto e non dimenticato Prof. Miglio diventano sempre più cruda realtà.

Lo dimostra il federalismo fiscale , lo dimostrano le tante  manovre finanziarie comprese quelle montiane.

Vorremmo  sperare che il dimenticato Campus innovativo   possa far finalmente crescere le  nostre professionalità “autoctone”.

Vogliamo chiudere con una formazione avulsa dai processi produttivi e fine a se stessa.

Vogliamo un effetto moltiplicatore della formazione di secondo e terzo livello,  sia in temini di alta professionalità che di impatto sul mercato.

Siamo stanchi di stucchevoli   furbizie esperite alle spalle dell’affamato(di lavoro) popolo lucano.

Non possiamo foraggiare ricerche e applicazioni per altre Università e per altri Centri di Eccellenza e, soprattutto,  per altri giovani laureati, non lucani.

Per queste serie motivazioni il dimenticato Campus e seri e finalizzati stages formativi di secondo e terzo livello devono, finalmente,  dare un segnale  serio e concreto alle nostre giovani generazioni professionalizzate.

Noi siamo fiduciosi nel “rinnovamento copernicano” lucano.

Vogliamo sperare  che il  Piano FIAT  che ama l’Italia  smentisca l’attuale  mancata attenzione di Marchionne e  della  dirigenza  SATA e chiuda con questa rancorosa politica del personale.

Una dirigenza Sata che riproponga la moderazione e la capacità di mediazione dell’avvocato  Gianni Agnelli ,apra al territorio, alle istituzioni e coinvolga i nostri economisti.

La chiusura, il rancore e la disattenzione  verso il  nostro territorio  non più è credibile ora che  siamo  convinti  (lo gridiamo ancora una volta) di non essere più un  NUMERO nella GALASSIA dell’Organizzazione FIAT.

Al contrario   noi lucani del Nord  siamo orgogliosi di avere la presenza di  un grande stabilimento nel Melfese.

Uno stabilimento che rappresenta ilsecondo gioiello della famiglia Agnelli.

Una realtà industriale moderna e nordica che interloquisca con senso democratico sia  con le  maestranze sia con i  giovani ricercatori lucani  coinvolti nel management e nel “defunto” Campus.

Uno stabilimento,infine, che si  caratterizzi , come da sempre sostenuto dal grande Adriano OLivetti,  sul  profondo rispetto verso i lavoratori e verso quei  seri e tanto umili Lucani… di grande dignità…che credono nel futuro della SATA nonostante queste nubi minacciose  che si addensano nei nostri cieli.

Del resto qualche mese fa lo stesso Sergio Marchionne  definiva lo stabilimento Fiat /Sata come  POLO LUCANO.

E’ stato un bell’esempio di maturata fiducia nei nostri confronti che non può essere vanificato da comportamenti chiusi , violenti e antidemocratici.

mauro.armando.tita@alice.it

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