Carissimi,
Spero che questa mia “lettera aperta” al neo Sindaco Altobello sia, prodromica, per costruire (dopo tante fallimentari gestioni amministrative lavellesi), un discorso unitario (in special modo sul caso Fenice) con tutti i Comuni del Melfese.
Ciao, Armando
La tenuta del PD con il caso emblematico di Pignola non può essere annoverata come mera vittoria di Pirro, anzi, va sottolineato con onestà che gli amministratori locali del PD sono stati bravissimi e hanno creato un vero effetto placebo.
Il caso Pignola, gravissimo sul piano politico, si può giustificare grazie a un vuoto organizzativo delle sezioni locali del PD.
Un caso gravissimo confermato da una “ignavia” dirigenziale terrificante (risultano incompresi i comportamenti pilateschi di tutta la classe dirigente regionale e nazionale).
Dobbiamo constatare che, pur, in presenza di questi bubboni, il PD lucano riesce a confermare successi e vittorie inaspettate, grazie al radicamento sul territorio dei suoi uomini migliori.
Il caso di Lavello con il ritorno del “trombone”(lo dico con simpatia), ma, “super radicato” neo Sindaco Altobello , dimostra quello che nella mitologia greca succedeva a tanti strani esseri come la Medusa, mostro dalle nove teste.
Qualsiasi testa venisse tagliata alla Medusa , subito ne rinascevano due.
Poi ci pensò Perseo, che, con una furbata, riuscì a mozzare, definitivamente, la testa della stessa Medusa, guardandola da uno scudo lucido.
In Basilicata non vi sono nè Perseo nè scudi lucidi.
Da anni ci sforziamo di dimostrare concretamente con gli atti e i fatti che il nostro amato Vulture Melfese al quale si richiama pure il Comune di Lavello non gode più di quei cicli riformisti di spessore del ventennio passato.
Siamo consapevoli che i meravigliosi anni settanta sono un caro ricordo.
Siamo consapevoli che da decenni non esprimiamo uomini e donne di spessore e siamo immersi in un presunto riconoscimento politico che si ciba di qualche modesto posto di sottogoverno oggi rinsaldato dalla presenza di due parlamentari SEL (Placido e Barozzino).
Negli anni scorsi abbiamo fatto leva sugli olimpionici Cammarelle e Cancellara, sicuri di aver inorgoglito tanta popolazione vulturina e del melfese.
Il caso Fenice, al contrario, ci aveva rattristato.
Le povere mamme del lavellese, protagoniste della lotta contro i Veleni della Fenice, furono lasciate sole a scioperare con la nostra sparuta presenza di uomini di buona volontà.
Nè il Pd nè le tante forze ambientaliste avevano supportato le coraggiose mamme lavellesi.
Noi speriamo in una inversione di tendenza e speriamo che il neo Sindaco Altobello riprenda questa seria vertenza solidarizzando con le volenterose e coraggiose mamme, sue concittadine.
Le crude denunce del Quotidiano del recente passato sul mercurio sfornato dal “tamburo rotante” integrati dagli ultimi angosciosi dati forniti dall’Arpab aggravano ancora di più la gravissima emergenza ambientale della Piana di San Nicola e dell’area di bacino di Gaudiano.
Precedentemente avevamo contezza che con la diossina e con l’acqua di falda inquinata, non si doveva e non si poteva più scherzare.
Non si doveva rinviare sine die l’annoso problema.
Se pensiamo che i primi patogeni risultati di una tale sciagurata conduzione sono riferibili ai veleni trasferiti sul nostro bel territorio vulturino e lavellese sin dall’anno 2002, la frittata è quasi completa.
Pur tuttavia, caro Sabino, non amiamo la denuncia fine a se stessa.
Amiamo da sempre la proposta.
Amavamo tanto il distretto della corsetteria e il protagonismo della CNA lavellese.
Una stagione felice con tanta occupazione in una realtà produttiva di grandi prospettive di sviluppo.
Prosepttive che sono evaporate sia nell’artigianato che nell’agrindustria.
Con Altobello si dovrebbero riaprire idee e progetti concreti sperimentati nel passato anche nel nostro Vulture .Progetti che hanno avuto una buona ricaduta occupazionale.
Al contrario, tante recenti progettualità,dedicate alle PMI vulturine, purtroppo, lo dobbiamo ricordare, a noi stessi e ai neo Sindaci, hanno scontato la cosiddetta mancata capacità di impatto.
Tante nostre proposte non sono mai state indirizzate al nuovo processo di globalizzazione.
Oggi paghiamo, amaramente, caro Sabino, lo scotto di mancati investimenti produttivi e di qualità, rivolti alla risorsa umana.
Siamo ancora alla ricerca, dopo venti anni di ambiguo sviluppo industriale e con le tante nubi che si addensano sulla FIAT/SATA di un vero e peculiare modello industriale e, soprattutto,”agrindustriale”,che riguarda Lavello e il suo hinterland.
Purtroppo, una sospetta contaminazione delle falde freatiche da parte della Fenice condiziona enormemente questo vincente e competitivo comparto produttivo lavellese.
Una contaminazione fatta di tante parole ed assurdi silenzi.
Solo a distanza di otto lunghi anni l’AD della Fenice esce dal suo dorato isolamento e apre al territorio.
Da un ventennio avevamo denunciato oltre ai veleni della Fenice anche il silenzio furbo della Fiat SATA.
Il mercurio, di oggi, sommato ai sospetti casi di tumori e diossina denunciati dalle mamme lavellesi e rilevati da scrupolosi addetti ai lavori ci allarmano ancora di più.
Sono passati altri due anni per avere contezza solo parzialemnte degli interventi di messa in sicurezza degli impianti di cui si discorre e di ipotetici risultati della Commissione d’inchiesta.
Bisogna ricordare ai politici e agli smemorati che solo dopo venti anni l’AD Fenice e il management Fiat hanno investito 3,5 milioni di euro per ripristinare la rete di tubi che trasportano le cosiddette acque tenologiche.
Acque tecnologiche che vengono utilizzate per l’abbattimento dei fumi.
Sempre agli smemorati bisogna ricordare che la perdita sarebbe avvenuta a dieci metri di profondità del sottosuolo…con gravi conseguenze per il sottosuolo lavellese, in primis.
Il mercurio di oggi potrebbe sembrare una “variante” episodica.
Così non è.
Abbiamo bisogno, oggi ,dopo le denunce del Quotidiano di chiarire il rinnovo dell’AIA (autorizzazione di Impatto Ambientale), scaduta nel 2010 e prorogata dalla Provincia di Potenza, in via provvisoria, fino al 2020 (sic).
Con tutta questa massa di dati, documentazioni e monitoraggi vogliamo sperare che nel prossimo futuro non ci saranno più omissioni e silenzi furbi e che le analisi dovranno, ob torto collo, continuare a essere serie, rigorose e affidabili.
L’angoscioso problema dell’inquinamento Fenice è prodromico per un costruttivo e propositivo rapporto Fiat/Territorio, Lavello compreso.
Se Fiat-Sata e Fenice lo dobbiamo ricordare al neo Sindaco Altobello avessero coltivato un minimale, corretto e “democratico” rapporto con il Territorio e con gli Enti Locali del Bacino non ci saremmo trovati con questo patogeno inquinamento e con tutta la carica dei sospetti di sorta.
Il “Territorio” non avrebbe mai consentito concentrazioni di mercurio, solventi e metalli pesanti (queste cose, caro Sabino, le abbiamo denunciate nel lontano 2009).
La lezione della Fenice ci ammonisce e ci invita ad essere uniti, indignati e reattivi.
Uniti, indignati e reattivi per chiudere con questo “patogeno” passato, e, soprattutto, per proteggere, adeguatamente, il nostro amato e genuino territorio vulturino e di Lavello e per dare le giuste e sacrosante prospettive di futuro ai nostri figli e alle nostre amate nuove generazioni.
Un Vulture orgoglioso sul piano industriale integrato da un produttivo comparto agrindustriale di Lavello possono essere il motore economico-industriale della Regione con uomini di spessore, dignità e competenza.
Un Vulture e una realtà lavellese chiamati a condividere, oggi, il vecchio percorso virtuoso tracciato dai nostri amati parlamentari di spessore, come Francesco Saverio Nitti (Presidente del Consiglio ) e Giustino Fortunato (Senatore del Regno).
mauro.armando.tita@alice.it {jcomments off}