Pubblicato in prima colonna sul Quotidiano dell’11 settembre
Carissimo direttore,
il senso della vita, dell’amicizia e della Giustizia non si trovano in fondo ai nostri ragionamenti ,ma, sempre, in fondo al nostro impegno.
Da anni ci sforziamo in questo “ginepraio” politico regionale di tendere al concreto e al “virtuoso”.
Il coraggio dimostrato da Giorgio Santoriello teso a dare dignità a un territorio stuprato e umiliato è ammirevole.Giorgio con la sua “bravata” voleva farci conoscere i piani ingegneristici, i piani d’emergenza e l’esatta composizione chimica dei rifiuti trasportati su gomma dal Cova al Tecnoparco.
Erano richieste giuste e scontate per una regione e un popolo che dovrebbe definirsi democratico.
Da anni sul Quotidiano assistiamo a denunce senza riscontri e ad ambigui vuoti informativi.
Qualche giorno fa un’altra amara scoperta, siamo agli ultimi posti nella graduatoria europea per indice di competitività.
Restiamo una regione maledettamente assistita.
Quanti appelli del Quotidiano che si richiamavano a innovazione e competitività sono caduti nel vuoto?
Era una sorta di denuncia “sisifiana”. Volevamo una realtà fatta di eccellenze e di giovani talenti si rispondeva con COPES e desueti interventi assistenziali.
Il tremendo flop di Basilicata Innovazione ci ha riportato crudelmente alla realtà.
Anche se tante imprese lucane avevano la consapevolezza di dover affrontare il nodo delle dimensioni avevano riposto nel “petrolio” fiducia e speranza.
Giorgio Santoriello, Albina Colella, il ten Di Bello i vari Movimenti ci informano con certosina precisione di una realtà territoriale stuprata in più punti senza efficaci controlli.
Con questi patogeni flop la rete e il sitema delle imprese lucane non possono guardare con fiducia al futuro.
La dimensione troppo ridotta delle stesse e il mancato passaggio generazionale, con una accentuata scarsità tecnologica, non hanno prodotto quel nuovo modello economico basato sulla ricerca e sulla competitività.
Un nuovo modello che doveva portare tanta occupazione per elevare le condizioni di civiltà delle aree interne è naufragato miseramente.
Un nuovo modello economico che doveva far sentire i giovani lucani ,veri protagonisti,non è mai stato ipotizzato.
Un nuovo modello che doveva finalmente combinare ricerca, innovazione , industria e agricoltura e che si ancorava solidamente su reali prospettive di mercato non è mai decollato.
Reali prospettive destinate a creare effetti moltiplicatori e a non entrare in crisi dopo pochi anni come avvenuto con società in house targate Regione Basilicata non ce ne sono mai state.
Tutto questo doveva essere possibile se si sceglieva con serietà la grande strada della programmazione e del cicolo virtuoso della modernità senza cedere alla spontaneità delle scelte di gruppi “capitalistici “, fuori contesto.
Per queste ragioni la Regione dopo il 17 novembre deve indicare gli indirizzi, gli obiettivi e le direttive entro cui si deve sviluppare la vera economia lucana, (oggi a definitivo rischio regressione).
A tal proposito la nuova classe dirigente lucana (quella che uscirà dopo la competizione elettorale del 17 novembre) sarà in grado di imporre alla imprenditoria autoctona un’uscita indolore dalle “nicchie” locali di mercato?
Sarà in grado di proiettarla verso lo sviluppo economico nazionale nell’interesse delle giovani generazioni?. La nostra risposta è negativa.
E’ una strada di difficile percorrenza, ancora, si resiste.
Il caso Santoriello lo dimostra lapalissianamente.
C’è il rischio che prevalgano gli interessi della “polpa”, che, oggi, più di prima, rafforzano il loro potere economico, a discapito di quelle popolazioni,in primis ,la generosa “gente” della Val d’Agri , che fanno ancora parte del ” mercato di riserva.”
Intanto sta crescendo la consapevolezza di uno sviluppo più equilibrato.
Una nuova consapevolezza che mira al coinvolgimento degli ultimi.
In un periodo fatto di di spiccato individualismo constatare che vengono rispettati timidamente e con un po’ di ritardo gli obiettivi del DEF del 2013, ci fa tanto sperare nel futuro.
Sono lontani i tempi quando masse enormi di operai decidevano di ridurre al minimo le loro richieste di aumento salariale per chiedere, invece, che si fossero mantenuti gli impegni sull’occupazione del Mezzogiorno e non sull’assistenzialismo fine a se stesso.
Un impegno che portava a poli di sviluppo industriali di eccellenza e di qualità.
L’ultimo esempio è stato il lontano investimento FIAT/SATA di Melfi.
Per queste serie motivazioni il sonnacchioso movimento operaio SATA deve riprendere la strada della responsabilità non solo per confermare uno sviluppo equilibrato della regione, ma, soprattutto, per spingere la nuova classe del governo regionale ad impegnarsi in forma concreta verso l’occupazione produttiva e duratura.
Occupazione mutuata da tante dosi di eccellenza,oggi,del tutto assenti.
Una classe di governo regionale che non può e non deve ignorare la coscienza delle lotte sociali e sindacali degli ultimi anni per dire no a sprechi e per dire no a sperperi ingiustificati.
Il controllo sociale esercitato da un movimento operaio sensibile e motivato può essere la chiave di volta non solo di una ricerca applicata , ma, di un vero sviluppo delle aree interne della Basilicata.
La folta presenza di tanti giovani rivenienti da un bacino di utenza che vede i piccoli Comuni della Basilicata protagonisti assoluti ci deve costringere a rivisitare il nostro modello economico.
Un modello economico che vede la Basilicata al centro del Mezzogiorno e dell’area mediterranea.
Una regione più moderna e più cosmopolita.
Una regione che faccia sentire il “fiatone” ai parlamentari e ai governanti” in un ritrovato rispetto democratico e in un auspicato e degno ruolo economico-sociale e propositivo.
Un ruolo propositivo fatto di atti e fatti cocreti, in grado di trasferire alle nuove generazioni il concetto innovazione e ricerca condita di “unità e forza democratica”, capace di rovesciare il presente e di creare negli stessi giovani qualche sogno in più.
Spero che la serietà di tanti Movimenti in campo e l’entusiasmo dei giovani ricercatori alla Pierluigi Argoneto e alla Giorgio Santoriello non manchino, perchè è importante dopo tante delusioni e tante illusioni puntare sulla competitività per ricreare quella fiducia che è del tutto scemata in questi ultimi mesi .
Una fiducia che possa almeno parzialmente abortire sul nascere le fughe di tanti veri talenti lucani.
mauro.armando.tita@alice.it