Cara Lucia ( ndr Lucia Serino dir. Quotidiano di Basilicata)
La gentile e garbata telefonata dell’on.le Placido, Sindaco di Rionero e deputato SEL, dopo il mio articolo sul mancato orgoglio della sinistra lucana, mi ha convinto sulla bontà dei “compagni” di Basilicata.
Compagni che hanno perso la bussola della rivoluzione e che mal si adeguano al riformismo forte, laico-socialista e progressista.
La telefonata di Placido è un condensato di stile e di correttezza.
Ripropone il tema dei politici e della magna casta lucana.
Nelle settimane scorse dopo la polemica sui “giovani “vecchi dirigenti DC. ,cioè ,quelli che avevano usufruito del voto e dei privilegi di casta (parlamentare , regionale, franchigie tribali, familistiche e altro ), e avevano preferito glissare sull’argomento, trasferendo il testimone alle sole anime sensibili, come quelle di Paolo Albano e di Giovanni Di Pilato, hanno dimostrato tutto il loro cinismo misto ad arroganza.
Un “cinismo sommo” per dirla alla Pannella.
La sinistra lucana,al contrario, ben rappresentata da Antonio Placido e dalla SEL, pur ammettendo le gravi manchevolezze ha avvertito il bisogno di confrontarsi, di chiarire gli accadimenti politici e di chiedere un incontro per amore della VERITA’.
Ecco, cara Lucia, la sostanziale diversità tra il mondo democristiano lucano e quello della Sinistra.
Da una parte boria e supponenza, dall’altra un serio pentimento, un’ammissione di colpe, una seria obiettività e tanta onestà intellettuale, condita da vera umiltà.
Sono queste le doti del Papa Francesco sono queste le doti del vero uomo della sinistra lucana.
Dopo il caso “Mirna e Attilio” che ci ha fatto riflettere seriamente dobbiamo riproporre il nostro mai dimenticato “Pantheon”.
Pantheon mai preso in seria considerazione nè dal PD regionale nè da quello nazionale.
Il disastro odierno è figlio di tale assenza.
Noi che ricordiamo con nostalgia il “preambolo” alla nascita del PD, fatto di “rispetto degli elettori”, ” partecipazione della gente “, “interesse dei giovani” ci siamo dovuti ricredere di fronte a tanta ingordigia e a tante filiere fameliche.Il coraggio del rinnovamento non è stato mai ipotizzato, neanche, minimamente.
Dopo le dimissioni ambigue di De Filippo, il re sole, la ricascata di Letta (che ignora le nostre immense risorse energetiche)con una una Chiesa lucana silente sui rimborsi facili e taciturna sul caso Claps, il nostro futuro e quello dei nostri figli è segnato.
E’ segnato da un avverso destino e da un dio minore.
Se la Chiesa lucana fosse meno omertosa e vicino agli ultimi, forse, usciremo dalla nostra mediocrazia per avviarci alla redenzione.
Una redenzione che si ciba di VERITA’, anche, quelle inconfessate, di tanti uomini della Chiesa lucana che hanno governato passaggi importanti della nostra esistenza nella prima e nella seconda repubblica.
Gianluigi Nuzzi con il suo “Vaticano Spa”, ci ha informati sul conto cifrato “Roma” del pietragallese Mons De Bonis trasferito a quello di Andreotti c. “Omissis”, per continuare le opere di bene e di carità…(sic!).
Opere di bene e di carità che non abbiamo mai compreso con MarcinKus e Sindona.
Come non abbiamo mai compreso il reticolo degli Enti ecclesiastici finanziato dallo IOR di Mons De Bonis.
Un reticolo che gestisce strutture sanitarie del calibro della “Casa della Divina Provvidenza” presente in forma massiccia, pure, in Basilicata, le cui disastrose conseguenze le paghiamo, ancora oggi, con debiti e licenziamenti.
Paghiamo con un conto amaro i nostri deficit democratici ,cara Lucia, in una situazione piatta, che non si modifica e che non crea (neanche, oggi, in presenza di tanto degrado) quei seri presupposti di discontinuità, di cambiamento e di rinnovamento per uscire dal “pensiero unico” del partito-regione e per scalzare il mummificato e insuperabile “quartier generale” dei privilegi di casta e di tribù.
mauro.armando.tita@alice.it