“Il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma ha bisogno di giustizia:non chiede aiuto ma libertà. Se il Mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, tutto sarà inutile” lo sosteneva Guido Dorso nel lontano 1945. Il dibattito che impazza sul “ddl autonomista” e sui LEP ,mai seriamente presi in considerazione in questi ultimi dieci anni ci deprime ulteriormente nonostante la presunta buona volontà del furbo Calderoli che vorrebbe superare in un anno il gap, le discrasie e le ingiustizie accumulate da “secoli” di brutale e illegale spesa storica.
A Calderoli , al Governo e a tutte le forze sociali e politiche vorrei ricordare che la Basilicata è stanca di essere spremuta in termini di risorse energetiche, idriche, paesaggistiche e ambientali. (Petrolio e Gas, Acqua e Parchi Nazionali). Se Toti, Governatore della Liguria, chiede la gestione del Porto di Genova, Noi lucani pretendiamo la gestione di tutte le nostre immense RISORSE.
Basterebbe caro Calderoli applicare una semplice Analisi Costi/Benefici. Basterebbe, se le intenzioni fossero davvero serie, condividere con la Meloni un Piano Mattei per la Basilicata(come proposto per Libia e Algeria). La Genesi di tutti questi mali è ascrivibile per la Basilicata e per tutte le regioni del Sud a un peccato originale che si è consumato nel tempo: “La distanza siderale tra paese reale, tra territorio e istituzioni regionali”. Ho molta paura della regionalizzazione delle Scuole voluta dai vari Zaia, Fontana e soci, un obiettivo che spero non venga mai concretizzato per le ricadute inimmaginabili sull’intero Sistema scolastico. (Catalogna spagnola docet).
La Vulgata che si è diffusa con il tempo è quella che le popolazioni del Sud non sanno più eleggere amministratori efficienti: i loro amministratori sono per definizione incapaci e corrotti.
Purtroppo, in parte è vero . A tal proposito basterebbe fare un breve excursus, una breve disquisizione storico/informativa. Gli anni dal 1976 al 1979 si sono caratterizzati per una serie di provvedimenti che sono stati intesi come preludio ad un assetto riformato degli enti di governo sub-centrali.
In quegli anni i Comuni e le Regioni del Nord sviluppavano Reti di Asili Nido, Consultori, Servizi Sociali vari con piante organiche “laiche”, nel Sud prevalevano forme ibride di collaborazione tra Regioni ed Enti Locali tra Istituti religiosi e Scuole Professionali di formazione cattolica.
Morale della favola il Nord si attrezzava con strutture moderne e personale altamente qualificato, il Sud grazie ai buoni servigi della DC dell’epoca e a una fitta rete di IPAB (Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficienza) moltiplicava gli interventi caritatevoli e assistenziali che non hanno prodotto né efficaci servizi sociali (dagli Asili Nido ai Consultori ) nè figure professionali specifiche (Assistenti Sociali, Sociologi, Pedagogisti, Psicologi)da inserire negli organici dei vari Comuni o Regioni. Questo piccolo esempio è significativo perché spiega, senza infingimenti di sorta, come nasce la spesa storica a favore del Nord e in quale preciso contesto politico-amministrativo .( Metà e fine anni settanta, anni di presunta solidarietà nazionale DC – PCI) .
La discriminante positiva al contrario (dare di più a chi ha di più) da quel momento ha messo le radici e non è mai stata modificata da oltre cinquant’anni. Meditate gente. Meditate politici del SUD.
Armando TITA
Sociologo