Il Sole 24 Ore, Aldo Bonomi e la Basilicata

(Pubblicato sul Quotidiano di Basilicata in data 29 aprile 2012)

Caro Direttore, a volte ritornano.

Ritorna il Sole 24 ore…ritorna Aldo Bonomi.

Ritorna la sua creatività,  ritornano i suoi “Laboratori”; laboratori pieni di opportunità e anche di tante riflessioni condite  al negativo.

Riflessioni che ripropongono, in primis, i mali endemici di sempre, le carenti  infrastrutture e la patogena disoccupazione.

Aldo Bonomi io lo ricordo come Coordinatore didattico del nostro Progetto PAD “Agenti di Sviluppo Basilicata”.(a. d. 1986)

 

Un grande affabulatore, un   vero tormentone.

Il ritorno di Bonomi sul tanto dibattuto problema del petrolio lucano non ci consola e non ci soddisfa.
Le sue analisi sono trite e ritrite.

Se il Bonomi avesse letto le belle analisi pubblicate  sui tanti blog lucani (Laboratorio per Viggiano, su tutti) avrebbe colto più di qualche seria proposta senza scomodare gli scozzesi.

Purtroppo il nostro Totem nero inserito in uno scenario meridionale incupito da crisi e da disoccupazioni strutturali riscopre anche attraverso il Sole 24 ore  il  nostro tanto dibattuto Memorandum.

Riscopre una green economy mai presa in seria considerazione.

Riscopre le tante  ombre che gravano sul mancato decollo della “regione petrilifera lucana”.

Pur tuttavia, da inguaribili ottimisti dobbiamo registrare un dato positivo, il modello lucano  si fa ancora apprezzare.

Anche i coreani del sud qualche mese fa  hanno scoperto il  nostro bellissimo comparto eno-gastronomico.

La riscoperta continua della Basilicata da parte degli Inglesi, dal Financial Times al Guardian, ci gonfia di orgoglio.

“La Bellezza della Basilicata è stata troppo a lungo il segreto degli Italiani”.

E’ una bella frase riportata dall’Indipendent , altra prestigiosa testata giornalistica inglese, nel lontano 2003.

Oggi il Sole 24 Ore  con un po’ di ambiguità e contanta boria  ritorna sulle serie contraddizioni scaturite dalle ricchezze del petrolio , Un po’ di sano pragmatismo ci riporta al nostro realismo quotidiano ai nostri cahiers de doleances,  mai sopiti e mai risolti.

In primis le POVERTA’ denunciate dal Quotidiano (vedi D’Agostino) in questi giorni.

Aumentano a dismisura le famiglie che chiedono sussidi e alimenti di prima necessità.

L’ultima manifestazione dei disoccupati e dei disperati lucani è tanto recente (27 aprile 2012). Problemi da affrontare quasi quotidianamente.

Nubi  che  si addensano  sempre più cupe e minacciose sulla Fiat/SATA.

Sono migliaia i  lavororatori interessati a casse integrazioni ormai prossime  alla scadenza “dicembrina” Non vogliamo augurarci presidi, scioperi e turbolenze di altri lavoratori licenziati.

Non vogliamo ignorare la presenza rilevante dei soliti  “imprenditori edili” con la loro spaventosa crisi.

Spaventosa crisi ignorata  dal Sole 24 ore.

ono lontani i tempi in cui il comparto edilizio  creava da solo   occupazione e sviluppo.

Occupazione che, purtroppo, non ha fatto  crescere nè un concreto effetto moltiplicatore nè una moderna classe imprenditoriale.

Oggi con la crisi dell’edilizia lucana  e la perdita di  migliaia di posti  tutto viene ulteriormente ridimensionato, si perde nel tempo il modello  improntato  sulle nostre PMI.

Un modello voluto dalla forte DC lucana  degli anni novanta.

Tutto ciò,purtroppo, non ci soddisfa.

Siamo ancora alla ricerca ,dopo quarant’anni di ambiguo comparto industriale, di un vero e concreto sviluppo  improntato alla vera e duratura occupazione.

I nuovi e lunghi elenchi  della mai amata   488 ci riportano sempre gli stessi “noti  e  gli stessi nodi di sempre”.

Il sole 24 ore avrebbe dovuto puntare il dito su  questa malsana imprenditoria che non ha mai puntato sulla ricerca.

Una imprenditoria “garantita”  che non demorde, nonostante, qualche timido impegno politico.

Le  nostre denunce, un po’ carota e un po’ bastone , sempre improntate alla proposta  hanno messo in rilievo fumose ricette e un familismo sempre  troppo accentuato.

Noi lucani siamo miti, riservati e tanto “esterofili”, siamo molto bravi a fare analisi lucidissime, a scoprire tante storture  ed eccessi quotidiani, ma, continuiamo ad essere  tanto carenti in “fatti produttivi”.

Le oltre diecimila unità che ci hanno lasciato in questi ultimi  due anni sono il frutto dei mancati risultati del Petrolio, dell’Acqua, dell’Ambiente e della Green Economy.

La  sudditanza psicologica e materiale dei nostri imprenditori le  mancate joint ventures devono far meditare Confindustria Nazionale  e Sole 24 ore.

La mancanza di adeguate infrastrutture e un valido contesto di riferimento, hanno completato questo disarmante risultato e hanno fornito nel passato gli alibi agli industriali del Nord, lautamente finanziati dalla legge 219, di non reinvestire seriamente  sulle produzioni.

Se la Confindustria lucana avesse avuto, almeno, un pò di coraggio in più , non ci sarebbe stato questo disastro e  non avremmo avuto tante aree, ignobilmente dismesse.

Fatta questa amara constatazione ci accorgiamo  sempre più che l’industrializzazione e i tanti fatti produttivi, non ultima la questione energetica e petrolifera,  in Basilicata,  non si è mai tramutata in qualcosa di veramente produttivo e lucano.

I  giovani imprenditori lucani, figli del familismo più bieco, impegnati in comparti tradizionali ne sono la disarmante conferma.

La prova provata di tutto ciò è l’assoluta mancanza di imprese lucane nell’indotto FIAT SATA di Melfi e nei siti petroliferi.

In queste condizioni l’industria del Nord la Fondazioni Mattei il Sole 24 ore  avranno sempre valide motivazioni per denunciare le magagne e  per ammonirci.

Forse,  ci dobbiamo solo  accontentare di spot pubblicitari(vedi Fonti minerali del Vulture e Amaro Lucano).

Con questi presupposti è difficile sperare in uno sviluppo autopropulsivo e in un modello lucano da esportare.

E’ difficile immaginare uno sviluppo  lucano senza salvaguardare la nostra dignità, le nostre identità, e i nostri SAPERI.

Non si possono tollerare 150  assunzioni nei siti ENI della Val d’Agri, fuori dall’ambito regionale.

Abbiamo Tecnici e professionalità pronti a subentrare alle tante maestranze  specializzate del Nord.

Le nostre Facoltà di Ingegneria scoppiano di Laureati.

Con la crisi dell’Università lucana è difficile immaginare un ruolo da protagonista della stessa nello scenario dello sviluppo industriale lucano.

E’ difficile in questo deserto imprenditoriale ipotizzare quel modello lucano, tanto ammirato  e tanto decantato negli anni scorsi.

E’ difficile, oggi più di prima, ipotizzare un modello progettuale che trovi la forte motivazione nelle problematiche, legate all’occupazione.

Ieri  con il massimo coinvolgimento delle strutture produttive e, soprattutto, nella conferma di una attenzione particolare rivolta dalla programmazione regionale  alle imprese minori, si sono potuti approntare efficaci strumenti di sostegno economico  con risultati davvero sconvolgenti.

Oggi, forse, è del tutto scemata l’attenzione della Regione verso l’impresa minore.

Non vi sono più strumenti validati e riconosciuti sul campo che producono la vera occupazione nonostante il varo dei provvedimenti sull’apprendistato.

Siamo nel pianeta dell’occupabilità come sostiene il consigliere Napoli (con  disarmanti ripercussioni) e con  risultati tanto  desolanti  quanto sconfortanti.

Ricordo sempre all’opinione pubblica lucana il patogeno caso di un corso F. P. di secondo livello rivolto a laureati lucani.

Per un corso di F.P. di secondo livello rivolto a 15  figure specialistiche, non finalizzato e senza alcuna prospettiva di natura professionale, qualche tempo fa  si sono presentati 118 laureati in Ingegneria.

E’ un  dato che non ha bisogno di commenti, è un dato che dovrebbe far riflettere, anche, il  Sole 24 Ore.

…Caro Bonomi tu che hai debuttato nella F. P. lucana nel lontano 1986 questo dato dovrebbe da solo farti  amaramente riflettere…

mauro.armando.tita@alice.it

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