Il 2013 non ci riserva sostanziali novità politiche condite da mancate “rivoluzioni civili”.
Ci siamo illusi di aver creato il ricambio generazionale dopo Renzi e Speranza.
Siamo stati dei perfetti utopisti, con qualche dose di stupida ingenuità.
Il “piattume” delle parlamentarie del Pd e della SEL e la riconferma dei colonnelli “democratici” e vendoliani di sempre, ci deprime e ci sconforta ulteriormente.Da secoli fotografiamo la società lucana nella speranza di intravedere segnali di rinnovamento nella prassi civica.
Da secoli predichiamo l’umanizzazione della burocrazia e il ricambio generazionale con giovani vogliosi di futuro lucano e di meritocrazia.
Da secoli aborriamo ogni forma di familismo amorale , di privilegi e di ipocrisie, concetti, ripresi nelle settimane scorse pure da Niki Vendola, in quel di Matera.
A tal proposito non abbiamo mai tralasciato le tante ombre che si addensavano e si addensano sulla nostra UNIBAS.
Le disfunzioni della Facoltà di Farmacia e il tanto deprecabile pendolarismo dei professori ordinari (mai risolto da sempre) ne sono la conferma più palpabile.
Per fortuna un flebile lumicino di speranza lo riserva, forse, la Corte dei Conti e il solito Quotidiano, smuovendo acque stagnanti sulle vergognose e ben camuffate indennità intascate dai soliti noti della dirigenza regionale (compresi gli ultimi miracolati del sottogoverno regionale come i vice direttori di APT e i presunti esperti di Acquedotto Lucano,Acqua SpA,Alsia, Arbea e Arpab).
Non vanno dimenticati i consiglieri regionali dediti all’Alta velocità trasformistica rinforzati dai vari aumenti di rimborsi, già denunciati dal sottoscritto, dalla brava Labanca e da Sergio Rizzo.
Denunce che non erano disgiunte dal primato ,tutto lucano, dello scandalo dei “monogruppi”.
Se la confusione e il cinismo “regionali” regnano ancora sovrani ,ora dopo la grande “novità” delle Parlamentarie ne siamo certi e sicuri che la stagione del riformismo in Basilicata è definitivamente affossata.
Una classe dirigente che, nonostante, i tanti proclami, tesi all’equità sociale e al buon esempio, non si scompone di un millemetro di fronte ai tanti giovani indignati sotto il Palazzo del Consiglio regionale vuol dire che il nostro sano argomentare è semplicemente fatuo e le nostre denunce sono mera esercitazione dialettica.
Le tante promesse di “razionalizzazione” delle spese e i mancati provvedimenti sulle royalties delle acque e delle acque minerali,in particolare, dimostrano , che non vi è alcuna volontà politica di intervenire seriamente e razionalmente.
Tutto è risucchiato dal terribile vortice della partitocrazia dei demagoghi di sempre.
Quante nostre provocazioni, in primis, la questione petrolio sono cadute nell’oblìo, con tanto amaro disappunto.
Le alte indennità percepite dai burosauri regionali(vedi SEL ,Acquedotto lucano, Acqua SpA ecc.) che avevano scosso la cittadinanza attiva nei mesi scorsi sono definitivamente rientrate nella normalità quotidiana.
Basta parlarne un solo giorno perchè l’indomani si archivia e si dimentica tutto.
I nostri facili ottimismi sono così definitivamente naufragati.
L’homo sapiens lucano dopo queste belle “novità”politiche ridimensiona ulteriormete le sue, già, scarse , capacità di pulsione.
Si prende atto della cruda realtà senza se e senza ma.
Il Fortino dei politici furbi e silenti è sempre più inespugnabile.
La goffaggine riprende il suo vizioso percorso.
In tutto questo baillame ci rattrista, ancora, una volta,il silenzio e la rassegnazione della Chiesa Lucana.
La bella intervista di Edmondo Sova al Vescovo Superbo di qualche giorno fa , ci riporta alla memoria gli ormai dimenticati Stati Generali del Lavoro.
Per queste ragioni non abbiamo mai amato le insensibilità e le indifferenze.
Non sopportiamo la cappa di silenzio scesa sui sopracitati Stati Generali del Lavoro, tanto agognati dalla CEB (Conferenza Episcopale Basilicata), qualche tempo fa , dopo una vasta eco mediatica e dopo una deprimente perdita di posti di lavoro di oltre diecimila unità lavorative.
Non abbiamo mai amato i preti e gli uomini della Chiesa che giustificano sprechi, ricchezze spropositate e contestualizzazioni alla Mons Fisichella.
Amiamo, però,da sempre i don Diana, i Don Puglisi, i Don Benzi, i Don Milani, i don Ciotti e i Don Bello.
La loro umiltà ci guida da sempre.
Speriamo, almeno ora, con questa devastante crisi economica e morale, in atti e fatti concreti, in primis gli Stati Generali del Lavoro.
Speriamo in una moderata scossa “cristiana”.
Non sopportiamo più il silenzio “plumbeo” da noi denunciato, qualche anno fa, tanto meno i “muti agevolati” del sottogoverno regionale e della partitocrazia lucana.
Vogliamo una Chiesa di frontiera presente e viva sulle problematiche lucane e non vogliamo più una Chiesa e una Società lucana anoressica in tema di “dignità” e di orgoglio.
La società , in special modo quella politica , come sosteneva Don Sturzo, non è una entità o un organismo al di sopra dell’individuo è parte attiva e integrante del suo vivere.
Mancando questo elementare e sacrosanto principio, il nichilismo e il relativismo in Basilicata saranno sempre più “contestualizzati” da forme di cinismo e di protervia, che, noi uomini di buona volontà, non possiamo più giustificare.
La cultura civile, la dignità e l’orgoglio devono essere patrimonio degli uomini lucani seri e reattivi.
Non possiamo vivere in Basilicata in una indifferenza, in un piattume politico e in una stucchevole ipocrisia all’infinito.
A tal proposito, ob torto collo, speriamo di non essere costretti ,ancora una volta, e con tanto rammarico a richiamare il famoso aneddoto di Albert Einstein: Solo due cose sono infinite: “L’universo e la stupidità umana”.
E non sono sicuro della prima.
Almeno, oggi, dopo tante prese in giro e tanta demagogia reagiamo civicamente da uomini di buona volontà con schiena dritta.
Uomini dotati di veri attributi e di vere biglie d’acciaio che reagiscono fermamente senza ambiguità di sorta dopo le grandi “novità ” scaturite dalle parlamentarie.
mauro.armando.tita@alice.it